“Il sale e il pane’ – Storie, canti e immagini di rifugiati politici” di e con Gualtiero Bertelli


(liberamente tratto da “Occhiaperti.net)

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”


Dante, Paradiso Canto XVII

c325b2c46618af984ba71dd1d47c20e5.jpgLa “Compagnia delle Acque” capitanata sempre da Bertelli ha messo in scena “Il sale e il pane”, parole, musica e immagini sul tema dei rifugiati politici.
Racconta le storie di chi, ieri e oggi, è costretto a lasciare la propria terra per sfuggire alla violenza politica, alla discriminazione razziale, alla protervia dei vincitori: si tratta talvolta di intellettuali, artisti, combattenti per la libertà, o di onesti lavoratori che cercano la possibilità di vivere in pace, di lavorare e di crescere i loro figli.
E’ quello che ci  chiedono oggi migliaia di rifugiati  che provengono dalle regioni più  martoriate del nostro pianeta. Non dimentichiamo che ci portano in cambio la loro voglia di vivere, le loro culture e i loro saperi, le risorse a volte incommensurabili di nuove intelligenze.
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Lo spettacolo vuole essere al contempo un momento di incontro e di sensibilizzazione, una manifestazione tangibile della nostra solidarietà e un invito ad un’attenta riflessione sulle strategie complessive da mettere in campo per agevolare il loro inserimento nel tessuto socioeconomico e culturale.
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Perché possano sentirsi nella nostra terra, non stranieri indesiderati, ma a tutti gli effetti cittadini nella loro nuova patria.
L’Italia fino al 1976 è stata terra di emigranti e solo in quell’anno per la prima volta si è invertita la tendenza: sono entrate nel nostro paese più persone di quante ne siano uscite. Ma non abbiamo smesso di emigrare.
Siamo emigrati per ragioni economiche: si scappava dall’Italia per fame o per disperazione. Poveri e ignoranti abbiamo varcato le soglie del mondo chiedendo asilo e lavoro.
Ma siamo emigrati anche per sfuggire alle persecuzioni religiose, per motivi razziali, per motivi politici; esattamente per le stesse ragioni per cui oggi nel mondo milioni di persone chiedono asilo a paesi poveri come il loro o a quelli più ricchi del pianeta.
Hanno chiesto asilo politico padri della patria come Garibaldi e Mazzini, padri della repubblica come Nenni e Pertini, artisti e scienziati vanto della nostra cultura come Toscanini e Fermi. Accanto a questi nomi illustri migliaia di militanti politici e sindacali che, in tempi diversi, hanno cercato altrove la libertà e il lavoro.
La nostra storia, spesso dimenticata, è fatta anche di questo: di fughe da un’Italia che non sapeva ancora assicurare a tutti i suoi cittadini il rispetto delle idee e della persona.

Lo spettacolo rivive anche questa storia, ci restituisce pagine di un racconto frammentato da mille dimenticanze, da silenzi a volte complici.
E lo fa allo scopo di riaffermare la dignità, il diritto di quanti hanno varcato e varcano il nostro confine, confidando sulla nostra effettiva capacità di vivere la democrazia, tratteggia in modo leggero e piacevole, nonostante il tema tragico, vicende e frammenti di vita, storie di cronaca e testimonianze storiche di profughi venuti in Italia da ogni parte del mondo:, storie narrate con la lettura emotivamente forte di tanti documenti ed articoli, poesie e diari, intervallati da canzoni e musiche appartenenti tanto al repertorio italiano, quanto a quello contemporaneo internazionale: ritmi esotici e lingue lontane si intrecciano con canzoni popolari dei territori della nostra penisola.

Da Paese da cui si fuggiva l’Italia è diventata paese in cui si torna e si arriva.
Abbiamo una lunga storia di accoglienza; durante il secolo scorso abbiamo dato ospitalità al popolo armeno (in fuga da un vero e proprio sterminio), ai Kurdi (figli di una nazione dilaniata), a Greci, Cileni, Argentini, oppressi e minacciati da dittature militari, a Vietnamiti raccolti dalla pietà internazionale su barche in balia dell’oceano, a perseguitati per ragioni politiche o religiose provenienti da diversi paesi del Medio Oriente (Palestina, Iran, Iraq) o dall’Europa orientale, oppressa dal regime sovietico.
Oggi accogliamo migliaia di profughi: militanti politici, uomini di cultura, ma anche donne, uomini, famiglie che fuggono da guerre devastanti e spesso insensate.
“Il sale e il pane” racconta spaccati significativi di queste vicende, accompagnandoli con immagini prese dalla storia e dalla cronaca, grazie al contributo di amici giornalisti che, con il loro lavoro, sono quotidiani testimoni di queste tragedie………………………………………………………………
Lo spettacolo vuole sollecitare non solo accettazione, ma accoglienza e affetto.Obiettivo de “Il sale e il pane” è muovere i sottili e potenti fili della memoria, dell’emozione e, perché no, della ragione.

“Il sale e il pane’ – Storie, canti e immagini di rifugiati politici” di e con Gualtiero Bertelliultima modifica: 2008-05-17T20:50:00+02:00da mangano1
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