Marco Belpoliti, il futuro è dei dispenser

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da LA STAMPA 25 MAGGIO 2008

L’ho trovato lì, alla fine delle scale, vicino agli altri distributori automatici, prima della banchina della metropolitana milanese. È grande quasi il doppio della cabina automatica delle foto, più esteso del distributore dell’acqua minerale, quasi il triplo del dispensatore della Coca-Cola e del contenitore delle patatine, delle merendine e dei biscotti. Se ne sta un po’ discosto dagli altri; somiglia a una edicola: una falsa tendina sul davanti, l’insegna circolare in alto, la vetrina al centro. In bella mostra ci sono cinque file di libri per un totale di 28 volumi: Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là, Fabio Volo, Il giorno in più; Khaled Hosseini, Mille splendidi soli; Susanna Tamaro, Luisito; e ancora: Isabel Allende, Andrea Camilleri, e altri sconosciuti autori dell’editore Argo (nell’ultima fila in basso). Si chiama Time Book ed è un distributore automatico di libri della Time Point. Sul lato destro la tastiera per l’ordinazione: si digita il numero corrispondente a ogni libro, s’introducono i soldi (moneta o carta), quindi si ritira l’acquisto in basso, in uno sportello. Il prezzo medio dei libri si aggira intorno ai 13 euro, e lo sconto sul prezzo di copertina è del 10%. A Parigi i distributori di libri sono già presenti da due anni nel metrò. La Maxi-Livres, una delle maggiori società editoriali francesi, ha installato nelle fermate della metropolitana alcune macchinette «sforna-libri». Pensata per i lettori insonni, passeggeri nottambuli, o semplicemente per coloro che hanno voglia di comprare un libro, così come si fa con una bottiglietta d’acqua, senza dover entrare in una libreria, o in un bar, la dispensatrice francese utilizza un braccio meccanico per porgere il libro al compratore. Inoltre, nella versione d’Oltralpe non vengono offerti solo i bestseller recenti, ma anche copie di classici: Les fleur du mal e l’Odissea.

Con questo nuovo distributore si abbattono, almeno parzialmente, i costi della distribuzione: un distributore automatico è senza dubbio meno oneroso di una libreria, per quanto sia meno interattivo: non parla e non orienta; invece ostenta e mostra, quindi distribuisce. In Francia hanno paragonato queste macchine ai juke-box, ma non è corretto. Si tratta di dispenser, dall’inglese, e prima ancora dal francese: «dispensatore». Un termine che circola con questo significato dal 1963, anno in cui il fenomeno delle macchine distributrici è diventato macroscopico negli Stati Uniti. Il termine italiano da cui proviene – «dispensa» – contiene un’interessante ambiguità. Da un lato, la dispensa è il luogo dove si conservavano le cose, in genere le derrate alimentari; dall’altro, indica anche un atto di esenzione, una forma di esonero. Il mondo sarà sempre più abitato da dispenser d’ogni tipo: provate a fare mentalmente l’elenco dei dispenser che conoscete, da quello dell’acqua a quello dei profilattici, dal dispenser dei biglietti a quello del latte appena munto o dei soldi. I dispensatori automatici verificano entrambi i significati della parola: «dispensa» di cose, oggetti e servizi, e insieme forme di «esonero»: degli umani stessi. Il futuro è dei dispenser.

Marco Belpoliti, il futuro è dei dispenserultima modifica: 2008-06-01T17:22:49+02:00da mangano1
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