Patrizia Gioia, ma dove sono i bambini rom?

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ma dove sono i bambini Rom?….recensioni alla maniera di Patrizia Gioia

Packaging e lifting, violenze quotidiane, per non dire e non sapere chi siamo veramente, per non raccontarci nel bene e nel male, per non relazionarci davvero, per non essere quello che siamo.
Abbiamo paura anche di essere amati, oltre che di amare.
L’amore è rischiare di essere quel che siamo, anche di non piacere, anche di non piacerci.
L’amore è fatto di incontro e di cambiamento continuo, come l’identità è una continua trasformazione, mica vale per una stagione, come vorrebbero gli stilisti!
Ma se tentiamo di svegliarci, se accettiamo la meraviglia del risveglio, beh, per un po’ sarà duro il cammino, perché ci siamo persi nel bosco, come Pollicino e non abbiamo sassolini bianchi che qualcuno vede nel buio per ritrovarci, ma solo Swarosky, che luccicano solo sotto le luci, artificiali come loro.
Ma dove sono i bambini Rom?
“ La verità non risiede in una impossibile sintesi tra due,
ma sta in un superamento che consenta ad entrambi di rimanere sé stessi”.

“Perché dovremmo sempre avere paura di noi nudi e reprimere gli aspetti oscuri della nostra vita?
O, proprio all’opposto, quelli luminosi?)

Henry Le Saux ( Abhisiktananda) con scritti di O.Baumer – R.Panikkar
“Alle sorgenti del Gange, Pellegrinaggio spirituale” – Editrice Cens
Recensioni alla maniera di Patrizia Gioia

Un mio molto caro amico, maestro (educatore non istruttore) in scuole materne ed universitarie bolognesi, aveva promesso ai piccoli di una delle sue classi che li avrebbe portati nel campo Rom situato poco distante dalla loro scuola, luogo di cui loro sentivano tanto parlare, per incontrare i bambini (Rom) ed iniziare a fare la loro conoscenza.
Dopo l’arrivo, quando tutti erano lì nel campo, grandi e piccoli, ospiti e ospitati, un bambino,
alunno della scuola si avvicinò al mio amico e suo maestro e gli chiese sottovoce:
“Ma dove sono i bambini Rom?”

A furia di sentirne parlare come ne parliamo, chissà come se li era immaginati i bambini Rom
il piccolo, sinceramente stupefatto davanti invece all’incontro, i bambini Rom erano come tutti
gli altri bambini!
E’ così che a poco a poco si fanno crescere i mostri dentro, frutto di paura, di pregiudizio e
di non conoscenza, ostracizzarli poi da noi e metterli fuori, addosso all’Altro, è il passo più
terribile e più stupido della non conoscenza e del non amore.

Ecco, credo che questa “verità” detta completamente in sincerità dal piccolo, possa aiutarci, meglio di ogni altra parola, a guardare con occhi diversi “l’etichetta” che noi mettiamo ad ogni cosa, trasformando tutto in prodotto, anche un essere umano, uguale eppur differente da noi, chè ognuno di noi, agli occhi di ogni altro, siamo “L’Altro”.

Finchè continueremo a mettere etichette creeremo separazione e mercificazione invece che incontro e gratuità, del resto la legge di mercato alla quale sempre più incoscientemente aderiamo, è una sempre più violenta e becera e finta competizione.
Fin da bambina sono stata allenata con : il mio prodotto lava più bianco del tuo.
Ma più bianco di che? Se non c’è un bianco uguale ad un altro, e ve lo dice una che di bianco
se ne intende!

Perché non indicare invece le qualità “E” le mancanze di ogni prodotto?
Del resto, anche nella vita, ognuno di noi ha qualità e mancanze. Ho dei begli occhi grigio verde e
due cipolle sui piedi! Sono dolce e anche aggressiva. So essere molto coraggiosa e
anche molto debole.
Non vi piacerebbe? Non sarebbe più divertente? E più rilassante. E più umano.

E’ questione di coraggio e di sincerità.

E ve lo dice una che ha per una vita “travestito” un’infinità di prodotti (e sé stessa), ormai parte
del nostro immaginario collettivo, i prodotti!.
Sono stata una collaborazionista della fiera delle vanità e non me ne vanto affatto.
Si chiama “packaging”( neanche in italiano siamo stati capaci di chiamarlo) ma potremmo anche chiamarlo violenza, quello che quotidianamente facciamo e ci lasciamo fare, la stessa cosa che abbiamo fatto per esempio allo zucchero, toglierlo della sua onesta e morbida veste azzurra, per infilarlo violentemente in abiti dove lui non “c’entra” affatto.
Dovremmo invece tutti oggi fare come San Francesco, toglierci tutte queste finte ricchezze (almeno le sue erano vere) e ritornare ad essere quello che siamo, esseri umani, ognuno con il suo volto e il suo vestito e il suo cuore.

Packaging e lifting, violenze quotidiane, per non dire e non sapere chi siamo veramente, per non raccontarci nel bene e nel male, per non relazionarci davvero , per non essere quello che siamo.
Abbiamo paura anche di essere amati, oltre che di amare.
L’amore è rischiare di essere quel che siamo, anche di non piacere, anche di non piacerci.
L’amore è fatto di incontro e di cambiamento continuo, come l’identità è in continua trasformazione, mica vale per una stagione, come vorrebbero gli stilisti!
Ma se tentiamo di svegliarci, se accettiamo la meraviglia del risveglio, beh, per un po’ sarà duro il cammino, perché ci siamo persi nel bosco, come Pollicino e non abbiamo sassolini bianchi che qualcuno vede nel buio per ritrovarci, ma solo Swarosky, che luccicano solo sotto le luci, artificiali come loro.

Possiamo scegliere, questa è una delle più grandi possibilità umane, così ognuno tornerebbe
ad usare la propria testa e il proprio cuore per sapere chi vuole e cosa che vuole.
Invece di ascoltare stilisti, pubblicitari, media e tv, tornare ad ascoltare noi, noi sappiamo quel che ci serve e, credetemi ci serve proprio poco per vivere, ma ci serve l’Altro per vivere, per amare ed essere amati. Senza l’Altro l’uomo non è uomo.
E’ come sempre la voce dell’innocenza che ci indica la strada, affermazioni coraggiose e sincere come “Ma dove sono i bambini Rom?”o “il re è nudo!” sembrano aiutarci a spostare la domanda
e lo sguardo su noi e dirci…ma guardati!
Facendoci così ritornare a quel “Conosci te stesso“ da dove, da sempre e ogni giorno, si può ripartire.

Come scrisse Henry Le Saux : “ La verità non risiede in una impossibile sintesi tra due,
ma sta in un superamento che consenta ad entrambi di rimanere sé stessi”.
( alle sorgenti del Gange – pellegrinaggio spirituale – editrice CENS

E questo è il cammino, difficile ma non impossibile, dell’interculturalità, dove il Rom ed io, rimanendo ciascuno quel che è ( ecco perché è importante sapere chi siamo e saperlo fino in fondo, al 100%) incontrerà ancora qualcosa sconosciuto ad entrambi.
Stessa cosa che dovranno fare le religioni.

Una bellezza la vita, se rischieremo di viverla nudi, con coraggio e sincerità.
“Perché dovremmo sempre avere paura di noi nudi e reprimere gli aspetti oscuri della nostra vita? O, proprio all’opposto, quelli luminosi?”)
( alle sorgenti del Gange – pellegrinaggio spirituale – editrice CENS)

Patrizia Gioia, recensioni alla mia maniera
Henry Le Saux ( Abhisiktananda) con scritti di O.Baumer – R.Panikkar
“Alle sorgenti del Gange, Pellegrinaggio spirituale” – Editrice Cens
Nessuna polemica, solo tentare Conoscenza, inseparabile dall’Amore
Milano, 2 giugno 2008

Patrizia Gioia, ma dove sono i bambini rom?ultima modifica: 2008-06-03T15:10:04+02:00da mangano1
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