Manuel Zanarini, Il lato dissacrante del 77

257098b72b58571436a99b8b6f8d0f4e.jpg

indiani metropolitani: il lato dissacrante del ’77
di Manuel Zanarini – 10/06/2008

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]

“Una risata vi seppellirà” (Slogan degli indiani metropolitani)

Quando si pensa al “movimento del ‘77”, il pensiero corre subito agli scontri di piazza, alle P38 e ai morti. Invece, almeno inizialmente vi fu anche un aspetto ironico e “alternativo”.
Se a Destra si organizzarono i “Campi Hobbit”, nei quali venivano abbandonati gli abiti vetero e neo fascisti, per confrontarsi con aspetti nuovi come la musica, la grafica, l’ecologia, ecc.; a Sinistra nacquero gli “Indiani Metropolitani”.
I primi segnali che i giovani di sinistra volevano dar vita ad un movimento “alternativo”, si ebbero alla “festa del proletariato giovanile”, organizzata dal gruppo “Re nudo”, al Parco Lambro a Milano nel 1974. Evento a cui venne dato seguito con un manifesto dei “Circoli Giovanili Milanesi” , dove venne lanciato lo slogan “Abbiamo dissotterrato l’ascia di guerra”, riferendosi appunto ai pellerossa, comunemente chiamati indiani.
Anche se le prime azioni vere e proprie risalgono al 1977, all’interno del “movimento” di Bologna, durante le occupazioni universitarie.
Si caratterizzarono dal rifiuto della violenza come strumento di risoluzione dei problemi sociali, e per l’avversione al clima serioso e politicante tipico delle assemblee studentesche dominate dall’Autonomia.
Tipico è il “Comunicato degli indiani metropolitani all’assemblea nazionale del movimento universitario” del 26-27 febbraio 1977, in cui affermavano:”Denunciamo e rifiutiamo l’allucinante clima di violenza e prevaricazione. Ci dissociamo perciò da qualsiasi conclusione di questa assemblea, dalle migliaia di mozioni e contromozioni presentate dai professionisti della politica”.
Organizzavano cortei colorati per le vie dei centri cittadini gridando “ea,ea,ea… ah!” e danzando in modo casuale, occupavano case sfitte dando vita a sorte di “comuni”, si opponevano all’uso dell’eroina che cominciava a mietere vittime tra i delusi dei “movimenti”.
Insomma mentre le altre componenti dell’estrema sinistra combattevano con la violenza il sistema, gli Indiani scelsero la via della creatività, cercando di raggiungere uno stato di benessere anche a costo di condurre una vita “surreale”, e spostando la contestazione sul piano culturale, rifiutando radicalmente i modelli di vita ed espressivi borghesi, ispirandosi per esempio al Dadaismo.

Il loro momento più alto, che segnerà però anche l’inizio della loro fine, fu la giornata in cui si tenne il comizio di Lama, all’epoca segretario della CGIL, all’Università di Roma, il 17 Febbraio 1977. Erano gli anni in cui l’estrema sinistra era molto distante da un PCI sull’orlo del “compromesso storico” e da un sindacato ritenuto troppo moderato.
Mentre l’Università di Roma era occupata dai Collettivi, Lama decise di andare a tenere un comizio, peraltro senza essere invitato dagli occupanti, per cercare di ottenere la fine dell’occupazione.
Fin dal mattino, gli Indiani avevano organizzato un contro-comizio ironico e dissacaratore, allestendo un fantoccio impiccato che rappresentava Lama e stendendo numerosi striscioni beffardi come: “L’ama o non Lama? Non Lama nessuno” e scandendo slogans del tipo “Più lavoro, meno salario”, “Andreotti è rosso, Fanfani lo sarà”, “Lama è mio e lo gestisco io”, “Più baracche, meno case”, “E’ ora, è ora, miseria a chi lavora”, “Potere padronale”, “Ti prego Lama non andare via, vogliamo ancora tanta polizia”, “I lama stanno in Tibet”,ecc.
Il leader sindacale si è presentato all’Università accompagnato da un robusto servizio d’ordine del PCI e della CGIL, con tanto di tuta blu ed elmetti da operaio.
Pur se contestato verbalmente, il comizio è proseguito finché gli Indiano hanno cominciato a lanciare palloncini pieni d’acqua e di vernice colorata verso la camionetta utilizzata come palco.
A questo punto il servizio d’ordine fa partire una carica che ha agevolmente la meglio sugli Indiani, solo che alle loro spalle si era posizionato un folto gruppo di Autonomi che ha prontamente replicato alla carica.
Così sono nati numerosi scontri fisici tra membri del PCI e degli Autonomi, talmente violenti che i primi usavano estintori e i secondi rispondevano caricando con bastoni e spranghe.
Alla fine il servizio d’ordine del PCI fu messo in fuga, Lama costretto a scappare e la camionetta usata come palco venne distrutta.
Visto che le “buone” non ottenevano i risultati sperati, Cossiga ordinò l’attacco all’Università con i blindati, cosa che portò alla guerriglia urbana, e in seguito, almeno in alcuni casi, alla scelta della lotta armata e del terrorismo.
Questo segnò il progressivo calo degli Indiani Metropolitani, come dimostra il Comunicato citato precedentemente, e con loro la speranza che la protesta del ’77 fosse più culturale che violenta.

Manuel Zanarini, Il lato dissacrante del 77ultima modifica: 2008-06-12T11:08:00+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo