Attilio Mangano, Per la morte di Fabrizia

271d0379bde01d4d8f2d3d5722592576.jpgTi ho conosciuta ai tempi di Avanguardia Operaia, anno 1971-72, insieme ad altri due straordinari intellettuali militanti napoletani, Giovanni Mottura ed Enrico Pugliese. Eravate gli esponenti di quel Centro di Coordinamento Campano che raggruppava un piccolo giro di esperti di ” inchiesta” ( la lezione di Panzieri e dei Quaderni rossi) e di una lettura ” maoista” del territorio. Ricordo il tuo sorriso e la tua attenzione, eri già impegnata con gli insegnanti. Poi poco per volta negli anni seguenti hai cominciato a scrivere , racconti, romanzi, poesie, a fare teatro con Martone, a occuparti di salute mentale etc. Sei morta uscendo dal mare, forse era davvero il modo più adattoMorta la scrittrice Fabrizia Ramondino. Una fine improvvisa, in seguito a un malore subito dopo un bagno nelle acque del mare nei pressi dell’amata Itri, dove si ritrirava per scrivere i suoi romanzi. Proprio oggi nelle librerie arriva «La via» (Einaudi), romanzo di cui la scritrrice napoletana sembrava molto contenta. Il malore ieri pomeriggio: dopo aver pranzato, la Ramondino aveva detto alla sua segretaria che andava al mare per una tuffo. Ma nelle acque si era sentita male e ne era uscita barcollante: a niente sono serviti i soccorsi degli altri bagnanti. Per oggi è fissata l’autopsia. La scrittrice era nata a Napoli nel 1936 e aveva trascorso la sua giovinezza girando per Spagna, Germania e Francia, prima di tornare a stabilirsi a Napoli negli anni Sessanta. Dopo aver fatto molti mestieri è approdata ufficialmente alla letteratura agli inizi degli anni Ottanta. Ha anche preparato testi teatrali e partecipato alla sceneggiatura del film «Morte di un matematico napoletano» di Mario Martone.La Ramondino nella sua casa di ItriFabrizia Ramondino si è fin dall’inizio distinta per il suo grande impegno nell’azione sociale collaborando al «Movimento insegnanti medi» di Milano nel ’68 e nel ’69 al «Centro di coordinamento campano», esperienza dalla quale è scaturito «Napoli: i disoccupati organizzati» (1977). «Althénopis» (1981), invece, segna l’inizio della sua produzione narrativa, che conta alcuni romanzi e una raccolta di racconti («Storie di Patio», 1983). Con Andreas F. Müller ha curato il volume «Dadapolis, Caleidoscopio napoletano» (1989), raccolta delle impressioni e dei giudizi che sono stati dati nel tempo sulla città di Napoli. Il suo impegno sociale e politico è tornato attuale nel sostegno alla lotta di liberazione per il Saharawi e nel libro «Passaggio a Trieste», in cui ripropone le testimonianze raccolte dalle ospiti del Centro Donna Salute Mentale di Trieste. Pur raccontando le inquietudini di Napoli non si sentiva una scrittrice «napoletana» tanto che nel 1993, a un convegno su Anna Maria Ortese, non si presentò sostenendo che «l’impegno di uno scrittore si manifesta all’interno della sua scrittura, non nella sua identità anagrafica».Recentemente aveva scelto di pubblicare le sue poesie, raccogliendo in «Per un sentiero chiaro» una produzione che copre il lungo arco di tempo che va da 1956 al 2002,in cui ritornano temi come la natura e l’eros,ma anche lo sguardo su una Napoli quotidiana e domestica

Attilio Mangano, Per la morte di Fabriziaultima modifica: 2008-06-25T22:05:54+02:00da mangano1
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Un pensiero su “Attilio Mangano, Per la morte di Fabrizia

  1. Anch’io ho avuto modo di conoscere la grande umanità di Fabrizia Ramondino: già evidente dalla sua voce, tipica di chi ha mai dimenticato la bambina che è stata. Il suo “Althénopis” è parte di me.

    Chi fosse interessato ad approfondire, può trovare a questo link tanto materiale su Fabrizia Ramondino, brani delle opere, foto, interviste, compresi gli articoli usciti in questi giorni:

    http://insonnoeinveglia.splinder.com/tag/fabrizia+ramondino

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