Francesco Giacomantonio, Il processo di INCIVILIZZAZIONE

1e719f5d63ac00ad27125c01ad22600b.jpg

Da http://vulgo.net/
28 giugno 2008

FRANCESCO GIACOMANTONIO, Il processo di incivilizzazione
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

C’è stata un’epoca nel XX secolo in cui la sociologia più che occuparsi di termini come governance, embeddness, gender theory, rational choice e simili, era frequentemente pregna di analisi teoriche ampie e ambiziose. Lasciamo al lettore la valutazione se l’evoluzione di questa modulazione di interessi significhi un progresso scientifico o meno; ricordiamo piuttosto che una di queste analisi ricche e ambiziose era il ponderoso volume di Norbert Elias, Il processo di civilizzazione. In questo testo di oltre 700 pagine, in cui l’autore salda la ricostruzione e l’erudizione storica con valutazioni politiche e accompagna la raffinata e approfondita esplicazione di comportamenti micro-sociali con gusto per il lato filosofico della ricerca, è contenuta una tesi che fa ormai parte delle acquisizioni più importanti del pensiero contemporaneo. Si tratta della tesi secondo cui l’evoluzione storico-sociale, inaugurata dalla modernità con l’introduzione dello Stato, ha messo in moto un processo di civilizzazione. Ossia un processo di affinamento culturale, umano, sociale, attraverso il contenimento delle pulsioni, il dominio e la autoformazione degli individui, la regolazione politico-sociale dei rapporti. Quanto sia cruciale questo discorso è testimoniato dal fatto che ad esso si riconducono a vario titolo, anche gli studi di autori come Michel Foucault, Cornelius Castoriadis e prima ancora Sigmund Freud.

Questo processo di civilizzazione che, nel XX secolo, trova, passo dopo passo, il suo culmine, però, diceva Elias, comportava sacrifici e costi psicologici e conteneva elementi ambivalenti.
Giunti nel XXI secolo sembra di poter osservare come, in realtà, questo processo di civilizzazione si sia esaurito e si sia affermato, invece, un processo di “In-civilizzazione”, per cui vi è un’ondata di comportamenti incontrollati (appunto incivili) e addirittura questa assenza di controllo di sé, in nome di una finta autonomia e di una libertà che è solo sopraffazione di ciò che è altro da sé, si istituzionalizza venendo percepita come naturale. Vi è così “in-civilizzazione” nei rapporti sociali in cui gli uomini, a dispetto di un’epoca che garantisce loro possibilità comunicative sconfinate, sono lontani gli uni dagli altri; vi è “in-civilizzazione”, perché vi è enfasi più sui rapporti sessuali che su quelli amorosi, quasi che, ontologicamente, vi fossero solo maschi e femmine e non uomini e donne; vi è “in-civilizzazione” nella conoscenza, quando il discorso e il dialogo tra studiosi deve lasciare il posto agli schemi e agli slides da computer, quando l’Homo sapiens è scalzato dall’Homo videns e dall’Homo oeconomicus; vi è “in-civilizzazione” perché, se da sempre vi sono aspetti deprecabili nella condotta umana, il XXI secolo si apre in diffusa assenza di sentimenti di vergogna per questa condizione; vi è “in-civilizzazione”, perché dilaga un nichilismo troppo a buon mercato (si trattasse del nichilismo autenticamente nietzscheiano, almeno avremmo a che fare con tanti piccoli Nietzsche i cui aforismi renderebbero più vivida la società e la letteratura).
Il processo di civilizzazione, lo abbiamo detto, aveva lati ambivalenti, ma, nel processo di “In-civilizzazione”, qual è il lato autenticamente valente? Questa è la domanda che viene in mente se, operando uno slittamento semantico, dal processo di “In-civilizzazione”, passiamo al processo sull’ “in-civilizzazione”. Giuridicamente, un processo su qualcosa, si conclude con una condanna o una assoluzione. Nel nostro caso, l’assoluzione sull’ “in-civilizzazione” sarebbe probabilmente la condanna a vivere in una società, che dietro le vestigia di velocità e frenesia è invece immobile, che è automatica più che autonoma.
E giudice ultimo di questo processo è l’umanità stessa: se questi sono i presupposti, indubbiamente c’è bisogno davvero di un buon avvocato.

L’autore è Dottore di ricerca in Filosofie e teorie sociali contemporanee presso l’Università di Bari

Riferimenti Bibliografici:
BAERT, P., La teoria sociale contemporanea, Il Mulino, Bologna 2002.
CASTORIADIS, C., L’istituzione immaginaria della società, Bollati Boringhieri, Torino 1995.
ELIAS, N., Il processo di civilizzazione, Il Mulino, Bologna, 1982.
FOUCAULT, M., Storia della follia nell’età classica, Rizzoli, Milano 1972; 2006.
ID., Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1976, 1993.
ID., Antologia, Feltrinelli, Milano 2005.
ID., Nascita della biopolitica. Corso al Collège de France (1978-79), Feltrinelli, Milano 2005.,
FREUD, S., Il disagio della civiltà, in Id., Il disagio della civiltà e altri saggi, Bollati Boringhieri, Torino 1971; 2001.
TOURAINE, A., Critica della modernità, Il Saggiatore, Milano 1993; 1997.

Francesco Giacomantonio, Il processo di INCIVILIZZAZIONEultima modifica: 2008-07-06T19:23:24+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo