Buno Bianciardi: Da società liquida, a società solida?

No, ad una società autoritaria

´da NOTIZIE RADICALI, 24 LUGLIO 2008

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nella foto   Francesco Alberoni

 
 
 
La “società liquida” di Baumann è ormai  da considerare”il paradigma di moda” se anche l’ineffabile Francesco Alberoni ne fa titolo per il suo”Pubblico&Privato”, in prima, sul “Corriere della Sera” del 21 luglio. Fragilità
edisunione (in un vortice di trasformazioni epocali e di crisi senza fine)sembrano, per il Nostro, le caratteristiche di una società perchè come lanostra, possa essere definita liquida: quando “non ci sono più regole forti, sisono indebolite le Chiese, i partiti, tutti i rapporti e non solo quelli di lavorosono diventati precari, anche nella famiglia, anche nella coppia, mentrel’educazione svanisce e prevale l’impulso immediato”. Scoperto il male, chefare per uscirne se ci si è “dentro?

 Fare come quei nuovi competitori sempre più sfidanti le cui Società non sonoliquide, ma solide, solidissime hanno smisurate ambizioni, ferrea disciplina”.

Ma come si concreta (o consolida questa non liquidità da raggiungere? Ce lospiega finalmente la conclusione: dobbiamo creare una mobilitazione comese fossimo in guerra, per cui tutti fanno meglio, lavorano di più, studiano dipiù, inventano di più. Perchè, “non ci sono più margini per i chiacchieroni, i
fannulloni, i ritardatari,i cinici”. Amen. Il distillato settimanale di sapienza di popolar riporto che il mitico “Corsera” ci propina a mezzo dell’altrettantomitico sociologo riportato, sembra  provenire da un coacervo di materiali dirisulta, come riporto di una sociologia politica  che con sollievo si proclamapostliberale e postcapitalista e che trova i suoi spunti semantici piùespressivi
in un idioma neomilitarista, che sembra richiamare alla difesa del propriospazio vitale tutte le Nazioni che non vogliano affogare nella morta gora dellasocietà liquida. I principi evocati sono disciplina ed ordine      rispetto edobbedienza e ricerca del più vicino caporale, pastore, buttero, campiere,
massaro, capo clan, cosca, fazione, setta, congrega casta…; quale che sia,
pur che con l’aiuto prezioso di un frustino (o del suo “vincastro “, così recitanoi Legionari di Cristo) ci obbligherà al rientro docile  nel posto e nello stabbioche ci sarà stato assegnato. E guai ai diversi,ai devianti, ai fuori ordinanza!
Non c’è più margine, che diamine!
Non è solo una caduta di stile giornalistico divulgativo. E’ un vero nuovo
volgo che si intende “richiamare”, credulo e timoroso ed ignorante quanto
basta. E la petizione è sempre la stessa dei regimi illiberali: sempre più
spazio al nuovo pensiero unico della crisi totale dei valori, potere ai
propugnatori della loro restaurazione ed, infine, al manovratore! Con
l’individuo visto come soggetto perduto,senza riferimenti, alla mercè di ogni
sopruso. E preda a sua volta di ogni tentazione di sopruso.

 

Società solida, dura, verticale, quindi, società illiberale. La condizione
ideale
per l’instaurazione di una, così suddetta, società  “autoritaria”, basata su
rigide gerarchie e protetta da un sistema di caste. Da realizzare attraverso la
restaurazione di una cultura prima ed infine di un clima “bellici”. Con la
violenza ancora e sempre affannata levatrice della Storia in cui unici
protagonisti rimangono i soggetti collettivi e decisivi i rapporti di forza.
Basta
scegliersi il nemico, disinnescare lo stato di diritto e mistificare l’uso della
democrazia come quello di  opportunistico mascheramento dell’eternamente
mancata, impossibile, riforma.

 

Il “Corriere della Sera” ed Alberoni uniti. L’uno per garantire che ogni fatto
politico relativo ai temi del rispetto e dell’estensione dei diritti umani e
civili sia
accuratamente emendato da ogni riferimento ad un’altra (all'”altra” si
dovrebbe dire) opzione, quella Radicale della riforma necessaria, come nel
caso del testamento di vita del presidente onorario della Luca Coscioni che
viene “staccato” assolutamente a bella posta dalla galassia politica di
riferimento e “ridotto” come si era tentato con Luca e con Piero a personaggio
patetico. L’altro per costituire, assieme ad un po’ di Ferrara e di Mancuso su
una buona base di Ruini/Fisichella, il cataplasma che si intende spalmare
sulle ferite vive di un’ umanità non sociologica, ma viva e dolente. E non 
ancora rassegnata.
Buno Bianciardi: Da società liquida, a società solida?ultima modifica: 2008-07-25T16:14:13+02:00da mangano1
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