Patrizia Gioia , “La rabbia” di Pasolini

Recensione alla maniera di Patrizia Gioia

LA RABBIA, di PIER PAOLO PASOLINI
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NONOSTANTE

E’ la “parola” scelta da Claudio Magris per rispondere alla domanda fatta da un giornalista a
molti uomini della cultura, ma non solo della cultura, affinchè ognuno potesse descrivere, con
un solo termine, ciò che “ha e dà” importanza alla personale visione e azione nella vita.
Mi pare questa parola sia un anello di quella catena che ancor più salda e illumina l’utopia e il disincanto, di cui Magris è testimone e dove uomo e scrittore devono trovare “casa”.
Illuminare il complesso e spesso insensato senso della vita, dove l’inseparabilità crea l’alternanza
di gioia e dolore, dove l’imponderabile è del terribile anche l’inizio del bello, dove il coraggio di ogni giorno deve saper tenere per mano anche la pena che ad ogni giorno basta, non è cosa facile.
Mettere a nudo significa scarnificare prima noi stessi, ma è l’unico modo per non perdere la nostra anima, inseparabile da quella del mondo e del divino.

E’ in questo e con questo nonostante che ho guardato ieri “La rabbia” di Pasolini, parole e
immagini che ti accarezzano come solo una gelida e affilatissima lama di acciaio sa fare, impedendoti di rilassarti, perché sempre in difesa e in attesa che la lama cambi piano e penetri
nella profondità della carne per arrivare fino al cuore del cuore.
Un vero Poeta sa farti sentire il male che è lì dentro e che invece continuiamo a voler mettere fuori, perché sa anche farti sentire l’inseparabilità del bene che è sempre lì, dentro al tuo cuore e che solo tu puoi “essere” la differenza, nonostante.
Ecco perché Pasolini parla di finta Pietà, non si può amare l’altro difendendo tenacemente solo
le nostre piccole valigie e spostandoci sempre un passo più in là invece di stare dove crolla la torre.

Pasolini tenta di spiegare anche a sé stesso, con quella sua inconfondibile e sotteranea voce che canta come un giovane ruscello, come mai è uno dei pochi arrabbiati in Italia ( si parla dei primi anni 60) e credo sia vera la sua parola, ma non per la spiegazione che lui dà, pur se molto interessante e su cui riflettere ( non abbiamo più rabbia per l’oggi perché l’abbiamo tutta usata
nella Resistenza e forse, dico io, è davvero ora che lasciamo che i morti riposino in pace), ma perchè le sue immagini parlano raccontando la verità del silenzio e dicendo a noi tutti che
la rabbia è sempre e solo dolore non ancora attraversato e questi documenti della nostra vita
sono una lunghissima e lentissima processione di dolore.
E’ il dolore che crea il male nel mondo, non viceversa.
L’angoscia dell’umano è vertigine di libertà e noi non sappiamo ancora essere uomini liberi,
non sappiamo ancora prendere la croce sulle nostre spalle e tentare il cammino, nonostante.
I visi di quelle donne e di quegli uomini e di quei bambini, i musi di quegli animali, le rocce e
gli alberi sono i nostri paesaggi interiori e verità di ogni vero Vangelo, quello dove la carne è inseparabile dallo spirito e dove l’umanità tenta ogni giorno il passo di redenzione, nonostante.

Renato Guttuso e Giorgio Bassani furono le voci scelte per raccontare, con la prosa e la poetica
di Pasolini, quelle immagini, voci sapienti che evocano la nostalgia, il dolore di un luogo dove siamo stati e che ogni volta, nuovamente nuovi dovremo attraversare, con quello spirito indomito dei pastori che D’Annunzio così bene descrive: settembre, andiamo è tempo di migrare.

Siamo tutti migratori, uccelli che tentano ogni giorno il volo per una terra più bella, scordando
anche ogni giorno che: il più bello dei mari è quello che ancora non abbiamo attraversato e che:
se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito
cosa vuol dire un’Itaca. ( Costantino Kavafis)
Nonostante.

Patrizia Gioia , “La rabbia” di Pasoliniultima modifica: 2008-09-14T18:24:00+02:00da mangano1
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