Francesco Tomatis, Ma dove sono i filosofi italiani?

francesco tomatis, AAA ITALIA CERCASI

da LA VOCE DI FIORE, 22 SETTEMBRE 2008
a cura di FEDERICO LA SALA
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FILOSOFIA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE
DEL PENSIERO ….

MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI?! POCO CORAGGIOSI A SERVIRSI
DELLA PROPRIA INTELLIGENZA E A PENSARE BENE “DIO”, “IO” E
“L’ITALIA”, CHI PIU’ CHI MENO, VIVE ALL’INTERNO DELLA PIU’ GRANDE
BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA FILOSOFICA E POLITICA ITALIANA,
NEL REGNO DI “FORZA ITALIA”!!! Un’inchiesta e una mappa di Francesco
Tomatis – a cura di Federico La Sala
lunedì 22 settembre 2008.

INCHIESTA

Ormai non ci sono più le «scuole» di una volta, il pensiero oggi è meno che
«debole». Però domina le piazze dei festival: chiacchiera o socratica
maieutica per nuovi discepoli ammaestrati sotto l’albero?
Analitici, tragicisti, trascendentali, apofatici e persino copisti. Eccovi la
mappa sfiziosa dei nostri «maîtres à penser»

AAA: Italia, cercansi

di Francesco Tomatis

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Un tempo c’erano le scuole filosofiche. Non mi riferisco a Pitagora e alla
scuola che formò attorno a sé a Crotone già nel VI secolo a. C., né
all’Accademia fondata da Platone ad Atene nel IV secolo a. C., né alle tante
altre diffuse in Grecia ma non solo, prima che in età medievale si formassero
le università. Sino a circa trent’anni fa, in Italia, si potevano individuare
diverse scuole filosofiche, localizzandone le sedi in svariate università del
Paese, con relativi capiscuola, ma soprattutto caratterizzate da tradizioni di
pensiero ben consolidate e delineabili.

Oggi non è più così. Non è colpa dei festival filosofici, ultimamente molto alla
moda, da quello modenese, ideato dalla Fondazione San Carlo e Remo
Bodei, al più recente romano, coordinato da Giacomo Marramao, che
effettivamente possono dare al pubblico l’impressione di potersi accostare
alle questioni filosofiche in atteggiamento spettacolare, senza troppo studio.

Un po’ per la moltiplicazione dei filosofi, o dei presunti tali, con conseguente
impoverimento della riflessione teoretica e prevalere di quella storiografica,
un po’ per la naturale tendenza alla ricerca e meditazione individuale,
soprattutto per il livellamento delle università italiane, sta di fatto che le
diverse tradizioni filosofiche, che arricchivano l’Italia facendone un unicum a
livello europeo, un laboratorio sperimentale di pensiero costituito da diverse
originali linee di ricerca, esse in quanto scuole, capaci di formare allievi,
produrre idee e pubblicazioni, creare progettualità per l’avvenire, sono
venute meno.

Va attentamente considerato un motivo di fondo che ha provocato il declino: il
livellamento universitario. Del quale certamente sono anche responsabili i
docenti e gli stessi studenti, sempre meno motivati e preparati nei precedenti
corsi di studio frequentati. Tuttavia la maggiore e gravissima responsabilità
sta nella nuova impostazione del sistema universitario, delineatasi sul finire
degli anni Ottanta e poi pienamente realizzata un decennio dopo.

Fra i molti, i punti critici sono due: la separazione fra ricerca e insegnamento,
apprendimento e ricerca, nonché l’omologazione dei corsi di laurea, cioè
delle discipline insegnate nelle diverse università, attraverso una imposizione
ministeriale di rigide griglie. Decretare elenchi di materie all’interno delle
quali soltanto sia possibile delineare corsi di studio universitari impedisce di
fatto un pluralismo fra diverse tradizioni di ricerca e saperi, quando non viola
la stessa libertà costituzionale di insegnamento.

Un esempio fra tutti: negli elenchi di discipline inseribili nei corsi di laurea in
Filosofia non compaiono le filosofie e le culture orientali (indiane, cinesi…),
quando invece campeggiano, ad esempio, la storia della medicina e la
chimica. Che sia stato recepito il suggerimento di Nietzsche, di una nuova
filosofia come chimica delle idee?

Ma torniamo alle scuole filosofiche e ai veri filosofi, in Italia. Dove si sono
ritirati?

Prescindiamo dai decani, ormai purtroppo fuori dalle università – eppure tanto
avrebbero ancora da insegnare a noi: penso a Pietro Prini, Armando
Rigobello, Vittorio Mathieu, Carlo Arata. Qualche filosofo, ovviamente,
frequenta ancora le università; sono tuttavia degli isolati. Facciamo dei nomi.

Vincenzo Vitiello a Salerno, grande sostenitore dello stare accanto di filosofia
e teologia, praticato anche personalmente attraverso il continuo confronto
con teologi come Bruno Forte e Piero Coda.

Gianni Vattimo a Torino, il più noto e letto e acclamato (persino da Fidel
Castro!) dei filosofi italiani all’estero, che propone una propria lettura del tutto
particolare del cristianesimo e dell’età postmoderna, nel senso di un
pluralismo fondato storicamente, non assolutizzabile.

Carlo Sini a Milano, che coniugando pragmatismo, esistenzialismo e
fenomenologia insiste sulla praticità dei saperi, troppo spesso trascurata
attraverso false dicotomizzazioni fra teoria e prassi.

Sempre a Milano, ma alla Cattolica, Virgilio Melchiorre, che intreccia la
fenomenologia invece con il tomismo, il trascendentalismo con la metafisica.

Sergio Givone a Firenze, argonauta del pensiero tragico cristiano, capace di
una versatilità linguistica che dalla saggistica storiografica e aforistica lo ha
portato al romanzo, pensante e sentimentale, colorito e sofferto assieme.

Dario Antiseri alla Luiss di Roma, il quale pascalianamente contempla nella
propria ricerca ragioni del cuore e della fede nonché scientifiche e razionali.

Un caso del tutto unico, invece, quello di Massimo Cacciari, filosofo-doge
veneziano, che è riuscito in un lampo a istituire una facoltà di Filosofia
dell’Università San Raffaele, dove ha saputo attrarre filosofi affermati come
Emanuele Severino e Giovanni Reale, ma anche più giovani come Massimo
Donà. Benché i recenti piani quinquennali del ministero dell’Università
mettano a rischio i corsi di laurea con pochi docenti, come spesso accade
abbiano le università private, a cui vanno solo le briciole dei finanziamenti
statali.

Esistono poi, sempre in ambito universitario, pochissime scuole di eccellenza
o dottorati davvero originali, come la Scuola superiore di Studi umanistici di
Umberto Eco a Bologna, o il dottorato creato a Salerno da Giulio d’Onofrio, in
Filosofia, scienza e cultura dell’età tardo-antica, medievale e umanistica, a
cui accorrono studiosi da tutta Italia e non solo, a dimostrazione che la
specificità crea l’interesse, la qualità, la produttività della ricerca.

Persino le case editrici, in Italia, seguono scarsamente la saggistica filosofica.
Oltre a quelle che tradizionalmente si occupano di filosofia, principalmente
con edizioni di classici – Laterza e Utet -, soltanto Morcelliana, Mimesis, Il
Melangolo, Bompiani e la piccolissima Il Ramo hanno intere collane dedicate
ai filosofi.

Bompiani in particolare ha riconsolidato e allargato la propria originaria
vocazione anche filosofica, con collane di classici con testo a fronte, dirette
da Giovanni Reale, ma persino con pubblicazioni tascabili di giovani filosofi
italiani, quindi secondo una linea innovativa e sperimentale.

È quindi fuori dalle università che abbiamo i veri e propri centri di ricerca
filosofici, privati, con scarsissime risorse finanziarie, frutto di intelligenza e
generosità di pochi illuminati. Gli unici luoghi frequentabili da parte di chi
seriamente voglia farsi una formazione filosofica.

Menziono soltanto due istituzioni, quelle esclusivamente dedite a ricerche
filosofiche. Il Centro Studi filosofico-religiosi ‘Luigi Pareyson’ di Torino, diretto
da Maurizio Pagano, che promuove ricerche, seminari, pubblicazioni nel
solco della tradizione ermeneutica cristiana del grande filosofo a cui si ispira.

E l’Istituto italiano per gli Studi filosofici di Napoli, creato dall’avvocato
Gerardo Marotta nel 1975, inizialmente con sede in casa propria, che diretto
da Antonio Gargano propone centinaia di seminari all’anno, finanziando
ricerche di giovani studiosi e pubblicazioni distribuite fra più case editrici, da
Guerini e Bibliopolis a Città del Sole, Guida e altre ancora. È questa una
istituzione unica in tutto il mondo, che ancora riesce a mettere in luce ciò che
è essenziale alla filosofia: la libertà di ricerca, di insegnamento e di pensiero,
lo studio lento, lungo e approfondito, la comunione di idee, dialogica e in
contatto con la storia e le persone fra cui si viva.

In un paese in cui le biblioteche universitarie, per l’esiguità dei finanziamenti
statali alla ricerca, che ci pone fra gli ultimissimi in Europa, non riescono
quasi a proseguire nell’acquisto delle edizioni critiche dei principali filosofi,
tanto più in quello delle letterature secondarie e delle riviste, lascia ancora
una certa speranza sapere che comunque, per merito di pochi singoli, la
filosofia eccelle, rispetto a ogni altra parte del mondo, ancora.

VECCHIE E NUOVE… CORRENTI

ANALITICI E PRAGMATISTI Michele Di Francesco Aldo Giorgio Gargani Pier
Aldo Rovatti Carlo Sini

SEMIOLOGI E SEMIOTICI Umberto Eco Diego Marconi Mario Perniola
Silvano Petrosino

ESISTENZIALISTI CRISTIANI E POST Giovanni Ferretti Salvatore Natoli
Pietro Prini Gianni Vattimo

EPISTEMOLOGI E METODOLOGI Evandro Agazzi Dario Antiseri Giulio
Giorello Paolo Rossi

METAFISICI E TEORETICI Carlo Arata Massimo Donà Michele Lenoci
Emanuele Severino

STORICI, ETERNISTI E ASTORICI Enrico Berti Alessandro Ghisalberti Giulio
d’Onofrio Giovanni Reale

PERSONALISTI E ALTEROLOGI Luigi Alici Vittorio Possenti Paola Ricci
Sindoni Armando Rigobello

TECNOLOGI ED ETICOPOLITICI Roberto Esposito Adriano Fabris Salvatore
Veca Carmelo Vigna

ETICOGIURIDICI E TRASCENDENTALI Francesco Botturi Francesco
D’Agostino Vittorio Mathieu Virgilio Melchiorre

TRAGICISTI ED ESTETOLOGI Remo Bodei Sergio Givone Giuseppe Riconda
Stefano Zecchi

ESCATOLOGISTI E TEOLOGI Massimo Cacciari Piero Coda Bruno Forte
Vincenzo Vitiello

APOCALITTICI E APOFATICI Giorgio Agamben Vito Mancuso Giacomo
Marramao Manlio Sgalambro

SENTIMENTALISTI E FENOMENOLOGI Angela Ales Bello Laura Boella
Roberta De Monticelli Roberto Mancini

COPISTI E TUTTOLOGI Ermanno Bencivenga Luciano De Crescenzo
Maurizio Ferraris Umberto Galimberti

Francesco Tomatis, Ma dove sono i filosofi italiani?ultima modifica: 2008-09-22T19:13:00+02:00da mangano1
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