Patrizia Gioia , La comunità romena a Milano

PATRIZIA GIOIA, 21 settembre 2008

l’intenso incontro di ieri con la comunità romena a Milano…..alla maniera di Patrizia Gioia
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Cari Amici
ieri è stata per me una giornata molto particolare, essere stata invitata a presentare “a modo mio” con un dialogo interculturale la mostra d’arte dei giovani artisti rumeni, in occasione dell’inaugurazione del V festival romeno, che comprenderà varie manifestazioni a Milano, con la serata finale in piazza del Duomo, mi ha colmata di gioia e di stupore, “straniera” mi sono abbandonata timorosa ma fiduciosa all’incontro con l’Altro, differente da me, e davvero sono stata sorpresa dalla sensibilità, dalla capacità d’ascolto del cuore e da un’affettuosa calda ospitalità che da tempo non trovavo in casa mia. Mi fa piacere condividere con voi le parole che, nate dal mio cuore ho loro donato e che sono state accolte con Amore e sincera partecipazione, confermandomi ancora una volta, che è solo l’Amore…che move il sole e le altre stelle.
VOLO GIOVANE
Oana Talmacel, Alexandru Folla, Laurentiu Craioveanu.

Alla maniera di Patrizia Gioia

E’ per me un onore e un piacere questo invito e, dato che questo è l’anno europeo del dialogo interculturale, mi sembra di buon auspicio, soprattutto per chi come me ha scoperto il valore costitutivo dell’Altro, perché senza l’Altro, l’uomo non è uomo.
Perciò sono qui, sì per la mia professione, ma soprattutto, dato che è inseparabile ciò che facciamo da ciò che siamo, sono qui come un essere umano che quotidianamente si confronta con l’Alterità
e la Creatività e che sta imparando ad accettare d’essere sempre “straniero” perchè è solo nella
relazione con l’Altro differente da me, che c’è la possibilità di dare casa a ciò che ancora casa non ha. Quel conosci te stesso scritto sulla porta del tempio di Delfi, ci indica da sempre che noi siamo “casa”, e che è in noi il solo luogo a cui è possibile ogni volta ritornare, fare sosta e, ritemprati, ripartire. Siamo noi Itaca, e sappiamo che ogni partenza è anche un ritorno e che la vita è sempre
un ritrovare.

L’Arte è questo viaggio, inseparabile dalla vita, dove noi siamo ogni volta viaggiatori e ospiti,
non solo su questa terra e in questi cieli, ma viaggiatori e ospiti dentro un noi stesso mai possibile
di essere conosciuto fino in fondo, straniero e diverso , dove finito e infinito si fecondano mutuamente.
E questa è interculturalità, e questo è il solo possibile dialogo con cui iniziare a conoscere
l’Altro da me, che incontrato dentro di noi non sarà mai più messo fuori come nemico.

Certo che l’incontro con il diverso ci sgomenta, ci toglie dalle nostre certezze, ci fa delirare,
uscire dalla lira, la linea di protezione che solo un vero viaggiatore sa che è ogni giorno
da rischiare, per andare “al di là” e partire senza bussola, se si vuole davvero trovare la nuova
terra: la terra promessa.
L’angoscia dell’uomo, è vertigine di libertà.
Ed è sempre da questo dolore che nasce il male che noi mettiamo nel mondo, perché il male
è Conoscenza tradita, è Amore tradito.
Ancora non abbiamo imparato ad essere uomini liberi, ci fa paura dover essere responsabili
di ogni nostro atto e di ogni nostra parola
Ma è in questa casa che l’Arte ha casa. Nelle profondità di ognuno di noi, ed è da questa conoscenza interiore che nasce la vera etica, che è una spinta personale che nasce più dal cuore
che dalla mente.

Ecco che se guardiamo con questo profondo sguardo, le opere dei nostri giovani Artisti, per
dirlo con le parole di un Poeta, si illuminano di immenso, e ci aiutano ad entrare dentro noi svelandoci l’inosabile e l’indicibile, ci iniziano al bello che del terribile è anche l’inizio.
Le opere di questi tre giovani Artisti, nella loro differenza e personale unicità, parlano di un’appartenenza e di una contemporanea estraneità.
Nelle opere di Oana Talmacel nessun essere umano ancora appare, sono mappe del nuovo mondo, terre che emergono perché altre sono sprofondate e stanno sprofondando, oceani e paesaggi
esteriori ed interiori fatti di tutti i nostri detriti, perché c’è una cosa più bella di una bella cosa e sono le rovine di una bella cosa.
E’ solo dalla consapevolezza di ciò che abbiamo ignorantemente “peccato” che possiamo tentare
il nuovo passo, in accordo col mondo e col divino.

Le possenti figure di Alexandru Folla, ombre organiche” che via via vengono estratte senza mai separarsi dal corpo ombroso del bitume, non sono solo memori del personale immaginario, ma testimoni di tutta la nostra comune memoria, dove in ogni tempo piccole luci e chiari nel bosco indicano all’essere umano spaurito la via, sono figure che escono come intorpidite dal sepolcro della nostra civiltà che ci ha tutti amputati della vera umanità e cercano il passo nuovo, e da
ombre si ridisegnano carne, ridisegnando il mondo, spogliate d’ogni finto bisogno, nude ,
tentano la nuova Innocenza, perché il paradiso, quel paradiso, è davvero perduto e gli angeli
con la spada di fuoco sono fuori dalla sua porta per impedirne il ritorno.

Il mesto vestito da spaventapasseri di Laurentiu Craioveanu è quello di ognuno di noi, è l’abito
finto da lasciare che ormai non serve più a nessuno, poveri individui che siamo diventati,
inscatolati uno ad uno, separati, specializzati e trasformati in prodotto, vestiti non di un proprio nome ma di fasulle firme e sordi all’infantile e sincero grido che da sempre ci dice: “ il re è nudo”.

Non è la “morte di Dio” che caratterizza l’età moderna, l’età della secolarizzazione compiuta,
ma l’oblio della memoria del Sacro che avvolge il Dio e lo rende divino, è il Mistero che non
siamo più capaci di vedere.
Ma l’Arte vera è sacra e ci stana sempre, perché è Verità universale.

L’Artista è come il Contadino, non può permettersi di svilupparsi unilateralmente, cosa che
succede in quelle che noi chiamiamo e crediamo società sviluppate, che si basano sulla tendenza
a distribuire le funzioni e a delegare ad altri determinati compiti della vita.
Ogni essere ha necessità di servirsi del pensiero e dell’intuizione, e della sensazione e del sentimento. Ha necessità dell’Invisibile per divenire visibile, qui ha casa la speranza.
Mente e spirito e mano e cuore sono inseparabili, come inseparabili sono cosmo e dio e uomo. Questa è la trinità, una realtà interiore d’ogni essere umano, d’ogni cultura e d’ogni religione,
pur se espressa fuori in differenti forme.
E’nel conosci te stesso che ognuno può fare l’esperienza che cambierà radicalmente la sua vita, perché scoprirà che l’altro è fratello e figli entrambi dello stesso Padre.

Questo è quello che questi giovani Artisti ci stanno indicando: coraggio e responsabilità.
E’arrivato il momento di uscire dalla gabbia e lasciare questo abito da spaventapasseri per tentare
di ritrovare la nostra umanità perduta. E l’indifferenza è il peggiore dei mali.
L’Altro siamo noi, in questa terra e in questi cieli, dove gioia e dolore sono inseparabili, dove la nostra finitezza si confonde con l’infinito e abbiamo necessità di ogni altro per fidarci e affidarci, con la mano nella sua mano per avere meno paura della vita e della morte, con un cuore capace d’ascolto per iniziare ad Amare veramente.
Alzati , la tua vita è in tavola, ci dicono le parole di un altro Poeta , che sono oggi le mie parole
e il mio augurio per noi tutti.

Patrizia Gioia , La comunità romena a Milanoultima modifica: 2008-09-22T18:56:00+02:00da mangano1
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Un pensiero su “Patrizia Gioia , La comunità romena a Milano

  1. tante grazie alla sig.ra per tutto quello che a detto,penso che sia una delle poche persone che vede in noi una di loro

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