Alessandra Eronico, Lampedusa: l’Europa non finisce

1768354981.jpgLampedusa, avamposto d’Europa. Lampedusa e le sue spiagge vellutate, i fondali trasparenti, le serate sotto un cielo di stelle, che brillano come diamanti contro il nero della notte. Un’isola da conoscere e da amare, per l’incontaminata bellezza che offre generosamente al visitatore. La gente è semplice, cordiale e sincera, l’isola è stupenda ed il mare ha i colori delle pietre preziose, smeraldi, turchesi, zaffiri. Lampedusa non è soltanto, come certa stampa vorrebbe far credere, l’approdo dei disperati che, per sfuggire agli orrori della guerra, abbandonano la loro terra e rischiano la vita su uno scafo pilotato da gente senza scrupoli, per poi essere rimandati nel loro Paese, senza alcun riguardo per la loro dignità di uomini e per le loro speranze, i loro sogni. Tuttavia, a dispetto della sua selvaggia bellezza, Lampedusa è anche questo. Nella nave che ci riportava a Porto Empedocle, in Sicilia, abbiamo viaggiato con un gruppo di migranti accompagnati dalle forze dell’ordine e diretti verso un centro di accoglienza pugliese: avevano sguardi di tristezza infinita ed erano “condannati”a rimanere stipati nel settore loro assegnato, senza il conforto dell’aria condizionata, senza poter uscire sul ponte per godere della brezza, per espiare il peccato di aver provato a cambiare il loro destino. Abbiamo “rubato” una foto ad uno di loro che guardava, da uno sporchissimo finestrino, l’isola di Linosa, seguendo i suoi pensieri, con la terribile consapevolezza di aver perduto tutto. Sguardi come questo non possono essere ignorati, specialmente dai nostri politici, che hanno il dovere di fermarsi a riflettere e comprendere che queste persone meritano maggiore rispetto e migliori opportunità, che potrebbero diventare preziose risorse già per la stessa Lampedusa, isola brulla e per la maggior parte disabitata ed incolta: e allora, perché non costruire alloggi, perché non provare a rendere fertile questa terra, impiantando serre oppure creando aziende, magari utilizzando le risorse della Comunità Europea, ad esempio, trasformandole in posti di lavoro, perché a nessuno devono essere rubati i sogni, specialmente quando sono l’unica ricchezza. Mentre salivano sulla nave, da un ingresso che non era quello riservato ai turisti, come se potessero “contaminarli”, tutto ciò che i migranti portavano con sé era un misero sacchetto di plastica con una bottiglia d’acqua minerale ed un fagottino di cibo, forse un panino. Non avevano nient’altro, eppure era molto più di quanto possedevano al loro arrivo. Quel giorno ho detto a mia figlia dodicenne che, pur non potendo far altro, dovevamo almeno indignarci, e che mai lei dovrà, nella sua vita, assistere ad una ingiustizia e rimanere indifferente, altrimenti diventerà complice di coloro che l’hanno perpetrata. La clandestinità è una colpa da imputare anche alla nostra classe politica, che spesso si straccia farisaicamente le vesti senza cercare concrete soluzioni ai problemi. Non sono i migranti che devono farci paura, ma la nostra incapacità di aprirci all’accoglienza, accettando la diversità di cultura e ponendo in essere la condivisione. Cercare nuove strade di integrazione e di crescita sociale, superare i timori ingiustificati, iniziare un percorso politico che abbia a cuore il bene di ciascuno senza mai dimenticare che la libertà di un individuo finisce laddove comincia la libertà di un altro: questa è la strada da seguire se davvero si vuole cambiare. L’informazione non può essere circoscritta al numero degli sbarchi clandestini che hanno avuto luogo ed all’intervento della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che ha evitato ulteriori tragedie; la notizia può e deve essere un nuovo corso delle cose, basato sul rispetto degli uomini e delle coscienze. La notizia non deve mortificare Lampedusa, relegandola al ruolo di terra promessa per gli ultimi, ingenerando diffidenza e confusione e derubando questo luogo dei possibili turisti, preziosa risorsa per una economia che proprio nel turismo ha il suo fondamento. I migranti, viaggiatori della speranza che sfidano ai dadi la morte per guadagnarsi la libertà di vivere da uomini e non da miserabili, non meritano l’offesa di essere trattati alla stregua di chi viola deliberatamente la legge per trarne un illecito profitto. I migranti, al pari di ognuno di noi, inseguono un sogno: nessuno può arrogarsi il diritto di cancellarlo per sempre. A Lampedusa l’Europa non finisce: inizia.

Alessandra Eronico, Lampedusa: l’Europa non finisceultima modifica: 2008-09-23T23:35:00+02:00da mangano1
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