BENO Fignon, Fine estate ( aforismi 41)

Fignon
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settembre 2008
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“La fin da l’istât / e ‘l cuetùt de li’ ròbes / un puóc desfàdes”
(“La fine dell’estate / e la quiete delle cose / un poco sfatte”).
(Beno Fignon, Haiku furlans. Poesia dei magredi, Soc.
Filologica Friulana, Udine)

4166 – Solo la bellezza sa aspettare.
4167 – Più forma! Più forma! Solo così il mondo avrà più sostanza.
4168 – In fondo quello che contestiamo a Dio è di non essere buono come noi.
4169 – È preferibile sopravvalutarsi in pubblico che sottostimarsi tra sé e sé.
4170 – Malati: “Siamo nelle mani del Signore e l’organizzazione ospedaliera non vuole interferire”.
4171 – Anche in assenza di virtù altre, è esercitabile quella della ricerca del senso. Per contro le virtù possono anche oscurare quella.
4172 – Strani tipi. Va bene l’incarnazione, la sofferenza, la morte, la resurrezione, ma la pazienza!…
4173 – Il libro e la vita.La vita del libro è la vita. Il libro è solo il libro della vita.
4174 – Quando Dio addensa le sue nuvole si avvicina l’intemporale (lui ha di questi lampi che precedono i paterni toni).
4175 – L’eternità! Tropppa grazia!
4176 – Se lo strabismo di Venere smuove l’eros, quello divergente lo paralizza.
4177 – Doping anche alle olimpiadi dei disabili. Umorismo alla stadio puro (non dopato).
4178 – Sacrificarsi-per, quando non sei niente è molto più duro di quando sei tanto.
4179 – L’allontamento da Dio non è mai configurabile come tradimento, semmai come rischio. La valvola di sicurezza sta nel fatto che lo Spirito conosce tutte le lingue per farsi eventualmente riconoscere.
4180 – Il lirismo del bacio, come quello della bara, ha la seduzione del bacio, ma porta facilmente la poesia alla bara.
4181 – Quando la zanzara si avvicina al tuo orecchio, se tu possiedi quello assoluto, riconosci la nota, benché stonata, delle sue ali.
4182 – La capacità di dedicarsi alla moltitudine implica la capacità di dedicarsi alla solitudine.
4183 – “Slesia, 1941. Campo di concentramento nazista di Görlitz. Quattro musicisti si presentano alla inconsueta platea. Il violoncello ha solo tre corde, il pianoforte è scassato”

(1)Ecco l’icona del dolore, della festa e delle obbedienze della/alla umanità.

(1) Pierangelo Sequeri, La risonanza del sublime, Edizioni Studium, Roma 008.
4184 – Dio. Uno che si accontenta del poco ma buono.
4185 – I fiori pubblici non attecchiscono. Quelli privati ballano una sola state.
4186 – Con quale specchio di sé, con quale apprensione questa donna estirà il proprio tramonto nel diradarsi degli inviti ai giri di danza? O eneramente ricorderà con un sorriso?
4187 – Il mondo esiste. Il più è fatto.
4188 – I preti annunciano Cristo come persona luminosa e come Dio remuroso. Poi noi andiamo spesso verso il buio e l’anaffettività, e loro verso ‘afasia.
4189 – La globalizzazione non è stata globulizzata. Il branco tiene ancora anco.
4190 – Essere abbattuti e non abbattersi. Essere foresta.
4191- Lo spavento che da piccoli proviamo per gli adulti è paura oscura e ontana. La paura reciproca fra adulti è consapevole, convivente, connivente. orniamo infanti con una paura adulta.
4192 – Il maschilismo nasce dalla convinzione che il pomo d’Adamo è il ositivo e la mela di Eva il negativo.
4193 – Anche in un gruppo di oche c’è chi è più o meno oca.
4194 – La destra è convinta che nella vita e in politica esista il “già-fatto?” ella réclame degli aghi per le iniezioni.
4195 – Guardi a Dio e cancelli l’inferno.uardi agli uomini e lo ripristini.
4196 – Qualsiasi cosa tu stia facendo, in qualsiasi luogo fisico o mentale ti rovi, chiediti sempre dove stia il punto di equilibrio (non necessariamente isso) e il punto di armonia (non necessariamente tonale).
4197 – Il tempo delle mele. Per portare 1 kg di mele dall’America in Europa si onsumano 7 kg di carburante. Il rimpianto corre sempre all’Eden pre-mela.
4198 – Duri e puri in quanto fanatici. Poi bisognerà cominciare la semina.
4199 – U.S.A. 700 miliardi di dollari per nazionalizzare istituti finanziari e alvare grandi banche dal fallimento. Ovvero, un po’ di comunismo per ostenere il consumismo (consommé, consummatum est, di più a Ovest).
4200 – Un medico umanamente maturo, è due.
4201 – Il rammarico non è aver conosciuto tardi la bellezza, semmai di averla ersa di vista.
4202 – Se non t’accorgi di essere felice, non sei contento. Se ti accorgi di ssere contento, sei felice. La vaschetta del bagno è questa.
4203 – Ci sono uomini che vivono. Uomini che osservano vivere. Uomini che iflettono su chi vive e su chi osserva vivere. Uomini che aiutano. Uomini che fruttano altri uomini. È la prova della vita in mondi diversi.
4204 – Per salvare il mondo ogni recipiente va guardato con gli occhi di binson Crusoe.
4205 – In ogni uomo cambia l’intonazione della domanda “perché la reazione”. Dal che si intuisce che i motivi del creatore sono nell’ordine di ualche miliardo (da ricondurre a unità).
4206 – Più alta è la bellezza, più radicale la solitudine. Senza solitudine non i è nella bellezza, che peraltro mette in comunione tutte le autonomie.
4207 – Mille leggi scritte non bastano a tenere in piedi il mondo che senza quelle tre o quattro leggi non scritte non saprebbe dove sbattere la testa.
4208 – La fatica della tua bontà, anche se non riconosciuta, va nel mondo e lo benedice.
4209 – Siamo tutti uguali di fronte alla legge, non di fronte alle impronte digitali.
4210 – Stiamo accelerando tutto (anche le particelle subatomiche) alla ricerca della pace anticipata e duratura (dimmi quando quando quando,  tempo di samba).

BENO Fignon, Fine estate ( aforismi 41)ultima modifica: 2008-09-23T16:14:00+02:00da mangano1
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