Beppe Benvenuto, L’erotismo ai tempi del Romanticismo

dal blog L’OCCIDENTALE 28 Settembre 2008

Beppe Benvenuto, Mario Praz
L’erotismo ai tempi del Romanticismo
1416693392.jpg
Mario Praz (1896-1982) è scrittore e saggista che non ha bisogno di molte presentazioni. Figura di primissima fila nel Novecento italiano e soprattutto uno dei pochi autori nostrani studiati più fuori dai confini nazionali che in patria. Esiste addirittura un culto per il prof. romano, un culto che si è avvantaggiato dai molti si dice e dagli innumerevoli aneddoti – sornionamente complice lo stesso oggetto di affabulazione – che hanno circondato la sua esistenza. Praz ha anche scritto molto di sé e delle sue predilezioni. E’ stato uomo di gusti squisiti e di interessi molteplici.
Ma il docente di anglistica della Sapienza è diventato un nome soprattutto grazie a un volume, “La carne, la morte, il diavolo nella letteratura romantica”, uscito nel lontano 1930 e che ha fatto epoca. Una sorta di sasso nello stagno, anche perché fuori dagli schemi allora dominanti della cultura italiana e, in particolare, non proprio in linea con l’imperante crocianesimo. Scrive l’autore nell’Avvertenza alla seconda edizione del libro: “la maggior parte di questo volume si propone di studiare la letteratura romantica (di cui il decadentismo della fine del secolo scorso non è che uno svolgimento) sotto uno degli aspetti più caratteristici: la sensibilità erotica”. Praz è convinto infatti che “in nessun altro precedente periodo letterario” il sesso sia mai stato “così ostensibilmente al centro delle opere di fantasia”. “La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica” sono effettivamente una miniera inesauribile di suggestioni nella direzione del piacere. Di un piacere, però, quasi sempre iper-nevrotico, tormentato e votato a tormentare. Nel capitolo dedicato alla donna fatale, ad esempio, si racconta dell’inversione, avvenuta a metà dell’Ottocento, del tipico eroe negativo byroniano. Le qualità in nero del personaggio inventato dal poeta inglese trapassano così direttamente nella rappresentazione delle figure femminili. Sono le donne fatali: terribili e piuttosto versate al male. In uno scrittore che fa un po’ da capofila del genere, Theodore Gautier, si racconta di Cleopatra che si concede a un bellissimo cacciatore di leoni, “danza per lui” ma contrariamente alle sue abitudini vorrebbe risparmiargli il veleno che segue alla notte di piacere. L’arrivo di Marcantonio, però, “suggella il destino del giovine”. Cleopatra, insomma, spiega Praz, “come la mantide religiosa, uccide il maschio che ama”.
Di sorelle della fatale regina, Praz ne elenca a dozzine. La stessa operazione l’anglista romano la propone nel capitolo “Bisanzio”, dove mette in fila un autentico bestiario di esotismi lussuriosi e sanguinari. Emblematiche le carriere di due pittori, Delacroix e Moreau, “ben lontani l’uno dall’altro per merito… essi rappresentano assai bene l’atmosfera morale dei due periodi in cui fiorirono: il romanticismo con la sua foga di azione frenetica, il decadentismo con la sua sterile contemplazione”. Ma, al di là degli specifici, è la libidine il tratto che ili accomuna. Più esattamente: “il senso segreto di questa pittura è l’incesto, la figura esaltata è l’androgino, e l’ultima parola è sterilità”. Il riferimento è a Moreau, ma il discorso si potrebbe estendere tranquillamente al collega. Praz si diverte e ci diverte a spiluccare tra le infinite combinazioni di questo erotismo estremo che fa da padrone nella seconda metà dell’Ottocento. Fra i campionissimi, ad esempio, Barbery d’Aurevilly, un vero concentrato del “diabolique” nella sfera delle relazioni fra i due sessi.

Mario Praz, La carne, la morte, il diavolo nella letteratura romantica, Bur-Rizzoli, pp. 450, euro 13

Beppe Benvenuto, L’erotismo ai tempi del Romanticismoultima modifica: 2008-10-04T19:11:00+02:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo