gloria gaetano, ascoltando Mozart

Ascolto Mozart.
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La messa da requiem.

Quel piccolo bastardo ridicolo mette in scena la vetta, l’apice.

Mi sento come Salieri.

Io la vivo quella cosa, ce l’ho nell’anima e me la tengo per me, perché non ho le armi, non ho gli strumenti per esprimerla, ma lui si.

Le note si rincorrono eteree, rotonde, perfette.

Disegnano e descrivono alla perfezione lo stupore e la paura e la grandezza di un momento supremo. Dopo una vita passata a divertirsi come uno scemo, tra scherzetti e risatine, all’improvviso si mette a fare i conti con la vita e lo fa con tutta la spietatezza di una visione ultima e totale. Dietro alla musica deve esserci per forza qualcosa. Mi rifiuto di credere che sia qualcosa che vive di vita propria e arrivi dal profondo dell’universo. C’è per forza la mediazione umana.

Certe cose ti tolgono il divertimento.

Se la mia libertà prendesse la forma dell’affermazione dei miei desideri tutto diventerebbe troppo difficile, perché oggi i miei desideri sonogloria1.jpg solo fastidiose forme che prende la vita per tenermi viva.

Mi commuove un po’ l’impegno che ci mette. Quasi che gli importasse veramente di me e non fosse un dovere d’ufficio. Io mi sento al di là. Io, lei, l’eterno, l’eternità, il coraggio, essere altrove. Qualcosa mi ha proiettato in un altro mondo, la tempesta perfetta senza un alito di vento, la mia vita some sassi tettonici che compongono il mondo.

Resto ferma, seduta. Il mondo gira intorno come impazzito e io resto al centro della tempesta, dove regna una calma innaturale, un morte a rate, sospesa, un giudizio in prima istanza senza appello né tanto meno cassazione.

Ma io guardo, mi guardo intorno come se dovesse esserci una risposta, con quello sguardo un po’ scanzonato e un po’ disarmato e disarmante che ha chi non si arrende pur senza sapere quale sia la guerra e chi l’abbia dichiarata. Aspetto gli amici e parlo e rido e li faccio ridere. Metto in scena la normalità e faccio capolavori, faccio in modo che tutto sembri davvero normale. Non è facile e io lo faccio bene, ma bene assai. Parlo anche della malattia che talvolta mi attanaglia perché non sembri che sto facendo finta che non esista e qui si tocca il virtuosismo.

Fortuna che c’è la notte. La notte spazza via tutto e permette a Mozart di suonare ancora e non solo quella sinfonia pazzesca, ma anche quelle del periodo in cui si può essere, giustamente, stupidamente, leggeri.

Il mio amore per la vita può diventare purissimo, libero da ogni utilitarismo. La vita non vuole niente da me e io da lei. Ci amiamo così, da lontano, ognuno con l’aria di poterne fare a meno, cosa che appaga abbastanza la mia megalomania.

Mi accorgo di parlare spesso di questo ma è una delle cose più interessanti che mi sia mai capitata.
Gloria

gloria gaetano, ascoltando Mozartultima modifica: 2008-12-20T22:38:00+01:00da mangano1
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