Attilio Mangano,Sul buon uso dei versetti blblici

attilio.jpgLa fascinazione ambivalente dei versetti biblici merita forse una discussione
specialistica che non so se possa trovare il suo spazio più adatto in un blog.
D’altronde la poesia di tipo religioso ha un valore pieno e integrale in epoche
di corrispondenza tra religiosità popolare e visione del mondo , ideologia
dominante, Jacopone da Todi letto al di fuori del suo contesto appare
portatore di un lingaggio non più universalistico ma datato. A me sembra che
la originale trovata di usare versetti e maledizioni bibliche, profezie ed
evocazioni, per un loro riadattarsi all’oggi rischi l’oscillazione tra sacralità e
dissacrazione, solennità e retorica: la vicenda dei versetti satanici alla
Salman Rushdie è in questo esemplare, rovesciando il buon uso in satira,
solennità e ironia. Fino a che punto insomma il buon uso letterale della maledizione biblica è possibile davvero o si
sovraccarica? La Macellaia Santa è la nuova Giovanna d’ Arco? Nel tempo
in cui Bertolt Brecht spodestava dal tronoHitler definendolo muratore, barbiere, metteva a nudo il grottesco del potere,
ma in che misura oggi è possibile sottrarsi alla FATWA della condanna a
morte che incita all’odio e alla vendetta biblica contro Israele, non più visto
come stato politico ma come peccato ?

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Attilio Mangano,Sul buon uso dei versetti blbliciultima modifica: 2009-01-06T13:31:00+01:00da mangano1
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