Fernando Orlandi, Jan Patocka, il ” Socrate di Praga”

Filosofia e dissenso. Jan Patocka, il “Socrate di Praga”
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Recuperiamo l’iniziativa, lo scorso dicembre rinviata in ragione del maltempo.

Mercoledi 14 gennaio 2009, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dellEuropa Orientale organizza l’incontro-dibattito Filosofia e dissenso. Jan Patocka, il “Socrate di Praga”. Interviene Massimo Libardi. Introduce Fernando Orlandi.

Jan Patocka è certamente il più importante filosofo ceco del Novecento. Allievo di Edmund Husserl e di Martin Heidegger fa parte non solo del movimento fenomenologico, ma della grande tradizione della filosofia mitteleuropea. I suoi lavori, tuttavia, si differenziano dallo stile proprio di quella tradizione e mettono al centro i temi svolti da Husserl nella famosa conferenza di Praga del 1935, pubblicata postuma con il titolo La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale. Sono i temi del destino dell’Europa e del senso dell’esistenza nel mondo del trionfo del calcolabile.
Le riflessioni husserliane sul “mondo della vita” vengono arricchite ricorrendo ai temi sviluppati da Heidegger in Essere e tempo. In tutta la sua opera sono evidenti le suggestioni che provengono dall’analitica esistenziale heideggeriana: anche “il vivere nella verità” che Patocka e poi Vaclav Havel nel Potere dei senza potere, contrapporranno al “vivere nella menzogna”, categoria con cui la dissidenza ceca descriverà il totalitarismo comunista, rinvia alla distinzione tra “esistenza autentica” e “inautentica”. A questo proposito nei Testamenti traditi, Milan Kundera afferma che “tutto il pensiero della dissidenza ceca, a cominciare da Patocka, è in debito verso” Heidegger.
Ma la storia personale di Jan Patocka è anche la storia di un corpo a corpo con i totalitarismi del Novecento. I periodi in cui potrà pubblicare e insegnare liberamente sono pochissimi: prima per la chiusura dell’università Carlo ad opera degli occupanti nazisti, poi per il rifiuto di iscriversi al partito comunista. La sua lettura di Husserl è fin da subito mediata dal suo maestro Jan Blahoslav Kozak, uno dei primi filosofi cechi a recepire l’opera del filosofo tedesco, dandole una forte connotazione etica che innerverà profondamente l’atteggiamento di Patocka.
Sul compito etico del filosofo parlerà a lungo nei seminari quasi clandestini da cui usciranno le lezioni su Socrate e su Platone. Questa profonda fiducia in ciò che definisce “la cura dell’anima” e che identifica con lo stesso filosofare lo porterà nel 1977 ad aderire e ad essere uno dei portavoce di Charta ’77, il più noto gruppo della dissidenza ceca, nato per richiedere l’applicazione degli accordi di Helsinki.fernando2.jpg
Dall’uscita del primo documento e poi dei successivi di Charta ’77 è un susseguirsi di interrogatori e di vessazioni. Il movimento vive di una ampia notorietà internazionale è così il ministro degli esteri olandese Max van der Stoel in visita Praga, deviando dal programma ufficiale, invita Patocka il 2 marzo all’Hotel Intercontinental per informarsi sulle finalità del movimento. Il mattino successivo viene prelevato e portato al commissariato per un interrogatorio che dura quasi dieci ore. Ritorna a casa debilitato, in preda ad una crisi cardiaca – probabilmente causata della brutalità dell’interrogatorio – per cui il medico prescrive il ricovero in ospedale. Nell’ospedale di Strahov, nonostante le sue gravi condizioni, a lavorare ancora, e l’8 marzo stende l’ultimo suo scritto che è considerato il suo testamento politico. Le sue condizioni peggiorano e, dopo tre giorni di coma, nel pomeriggio del 13 marzo muore: è la prima vittima della nuova ondata repressiva.

La casa editrice Einaudi, di Jan Patocka, ha da poco pubblicato una nuova edizione dei Saggi eretici sulla filosofia della storia.

Fernando Orlandi, Jan Patocka, il ” Socrate di Praga”ultima modifica: 2009-01-07T18:19:00+01:00da mangano1
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