Marco Belpoliti, L’alberello a cui tendiamo il naso

MARCO BELPOLITI
l’ALBERELLO A CUI TENDIAMO IL NASO
da “LA STAMPA” 8 gennaio 2009
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Qual è l’albero più diffuso? L’abete. E il più famoso? Ancora l’abete. In questo tempo di feste natalizie non si può che assentire. Tuttavia, durante il resto dell’anno, quando gli alberi di Natale finiscono nelle discariche, o sono ripiantati per salvare la buona coscienza ecologica, l’albero più diffuso resta ancora l’abete. Non quello su cui disporre palle di vetro, lucine intermittenti e festoni argentati, bensì l’albero da appendere dentro l’auto: l’Arbre Magique®.

Si tratta del più famoso deodorante per automobili. È stato inventato nel 1951 da un uomo d’affari canadese d’origini svizzere – non poteva che essere così – di nome Julius Sämann. L’aveva battezzato «Little Trees», e in breve tempo divenne il più diffuso al mondo. L’Arbre Magique, nella forma in cui lo conosciamo oggi, è invece del 1964, prodotto e distribuito da una ditta americana, Car Fresher Corporation. L’idea di deodorare l’interno delle autovetture nasce da varie ragioni: dalla presenza d’odori specifici della macchina per via dei processi di fabbricazione, dalla consuetudine di fumare, dal bisogno di offrire un ambiente profumato, così come si fa con le abitazioni, e in particolare con i bagni. C’è infatti una somiglianza tra lo spazio in cui espletiamo i nostri bisogni corporali – igiene compresa – e l’automobile; meglio: tra il w.c. e l’auto. È un’affinità rivelata dalla postura mantenuta in entrambi i luoghi, e dalla necessità di deodorare. Certo, per alcuni la profumazione dell’abitacolo corrisponde a un gesto di galanteria. Non bisogna dimenticare che negli anni Cinquanta e Sessanta l’automobile fungeva da boudoir, da salottino privato dove marco1.jpgconsumare, all’occorrenza, un rapporto sessuale.

L’Arbre Magique è stato per oltre quarant’anni una presenza odorosa nelle automobili degli italiani, più spesso nella versione «pino». Oggi che i gusti si evolvono verso una forma plurale, il piccolo alberello da appendere allo specchietto retrovisore, composto di sottilissimi strati di carta porosa intrisa d’essenze, è offerto in una gamma vastissima. I profumi sono ripartiti in cinque categorie fisse e una variabile: Classic, Sweet & Tender, Flowers, Fruit, Graphic e Novità, dalla lavanda e dalla vaniglia al latte & menta e iris blu, dalla rosa selvatica allo zucchero filato e alla mela kiwi. Più che una rassegna d’odori, sembra una sequenza di sapori; come se il profumo emesso dagli alberelli fosse simile al gusto di un gelato o di un altro dolce da degustare.

L’automobile è una casa in piccolo, la casa trasportabile: il salotto e il tinello su ruote degli italiani. La moltiplicazione degli odori e dei profumi corrisponde a una sempre maggiore diversità di gusto. Ma sarà davvero così? Il fatto è che oggi nessuna merce può essere offerta in una sola versione, ma deve differenziarsi per abbracciare ogni possibile segmento del mercato. I produttori d’oggetti, ma anche di servizi, s’immaginano che vi siano clienti che preferiscono l’alberello al gusto di cioccolato piuttosto che mango, ai frutti di bosco invece che Black Forest. In realtà si tratta di un gioco in cui la meraviglia la fa da padrona. All’ospite si chiederà: indovina che sapore è.

Marco Belpoliti, L’alberello a cui tendiamo il nasoultima modifica: 2009-01-09T22:44:00+01:00da mangano1
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