Marco Politi, Atti impuri

da LA REPUBBLICA 24GENNAIO 2009
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MARCO POLITI ATTI IMPURI, quegli abusi nel mondo della Chiesa
/presentazione a cura di FEDERICO LA SALA

USCIRE DALLA “PREISTORIA”. LA “SACRA FAMIGLIA” DELLA GERARCHIA
CATTOLICO-ROMANA, ZOPPA E CIECA, E’ ARRIVATA AL CAPOLINEA …
Il cattolicesimo-romano, un tradimento strutturale del messaggio evangelico.
Un libro sulla violenza sessuale nelle diocesi americane, a cura di Mary Gail
Frawley-O’ Dea e Virginia Goldner, recensito da Marco Politi
Il fatto è che finora né Giovanni Paolo II né Benedetto XVI sono arrivati a
riconoscere fino in fondo le responsabilità dell’istituzione ecclesiastica e le
sue manovre di occultamento.
a cura di Federico La Sala

Esce un libro sulla violenza sessuale nelle diocesi americane

Atti impuri
Quegli abusi nel mondo della chiesa

Cifre realistiche indicano tra i quaranta e i sessantamila casi negli Usa
Una delle autrici del dossier ha assistito alle riunioni a porte chiuse dei
vescovi
Denunce che vengono dall’interno dell’area cattolica
Non è il celibato in sé a favorire le pulsioni trasgressive
Non è solo la descrizione di una catastrofe che ha scosso i cattolici
ma la riflessione sull’istituzione e sulle vittime, in maggioranza ragazzi in
età
pre e post puberale

di Marco Politi (la Repubblica, 24.01.2009)

Le voci dall’inferno sono innumerevoli. «Accadde quando il sacerdote J. era
chierichetto. Un giorno, dopo la messa, il prete si mise davanti a J. con il
pene
eretto e guidò le sue mani fino a raggiungere l’orgasmoï¿1⁄2 Quando entri in
sacrestia, dopo aver servito messa, padre Bill ti dice che hai fatto un buon
lavoro e tu sei felice e orgoglioso. Il tuo prete ti offre di aiutarti a sfilare
la
veste, scherzando. Ma appena l’ha sollevata, padre Bill la spinge sulla tua
faccia con una mano mentre con l’altra si sbottona i pantaloni e si spinge
dentro di te… Andai su e c’era il buon padre Donald, fumammo insieme
(dell’erba) e poi mi fece delle proposte. Era la prima volta che qualcuno
soddisfaceva me e mi piacque molto… Il dodicenne Julian fu abusato per tre
anni da padre Scott, il quale gli aveva detto che per ricevere la cresima
avrebbe dovuto partecipare a speciali sessioni di consulenza… All’età di
cinque anni X cominciò ad essere prelevato da letto e portato sul divano del
sacerdote (ospite dei genitori), che lo stendeva sopra di sé… I miei ricordi
più
terribili sono di noi due, io e padre Larry, che facciamo sesso nella mia stanza
e dopo scendiamo al piano di sotto per cenare con la mia famiglia… La
chiesa nella quale fui violentata era la stessa in cui i preti ascoltavano le
confessioni, era la chiesa in cui tutti i figli della mia famiglia si sono
sposati e
alcuni nipoti battezzati, e in cui sono sepolti i miei genitori».

Il panorama è devastante. Quando papa Ratzinger è stato in America
nell’aprile scorso il nuovo cardinale di Boston, Sean O’Malley, lo ha fatto
incontrare con un piccolo gruppo di vittime di abusi che portavano con sé un
libriccino con i nomi di altri mille abusati. Mille. Proviamo a trasporre la
cifra in
una diocesi come Torino, Bologna o Genova. Mille casi nascosti, insabbiati,
negati e poi faticosamente portati alla luce. Ma basta già lo scandalo esploso
ora a Verona, dove decine di ex allievi di un istituto per sordomuti, ormai
adulti, hanno denunciato abusi sistematici da parte di esponenti del clero
avvenuti nell’arco di un trentennio, per mostrare ciò che può nascondersi
dietro la facciata della normalità quotidiana.

Le statistiche (come i processi) negli Stati Uniti sono impietose. Tra il 1950 e
il
2004 si sono registrati undicimila casi documentati. Ma tutti i poliziotti sanno
che le statistiche dei furti sono per difetto, perché riguardano solo gli
episodi
denunciati. Lo stesso vale per gli abusi sessuali. E così le cifre realistiche
indicano in quaranta-sessantamila i casi di violenza subiti da minori da parte
di predatori in tonaca. La media dei preti diocesani coinvolti è del 4,3 per
cento. Certe annate di ordinazioni sacerdotali hanno prodotto tassi
specialmente alti di preti-predatori. Otto per cento nel 1963, nel ’66, nel ’70,
nel ’74. Addirittura 9 per cento nel 1975.

Atti impuri. La piaga dell’abuso sessuale nella Chiesa cattolica (a cura di
Mary Gail Frawley-O’ Dea e Virginia Goldner, ed. Raffaello Cortina, pagg.
294, euro 20) non è solo la descrizione di una catastrofe che ha scosso i
cattolici americani e portato alla bancarotta per risarcimenti più di una
diocesi, ma è soprattutto un’analisi dell’istituzione in cui tutto ciò è potuto
avvenire e una riflessione sugli individui colpiti, in maggioranza maschi tra
gli
undici e i diciassette anni nell’età pre o post-puberale, quando la psiche è
maggiormente fragile. Riflessioni e denunce che vengono dall’interno stesso
della Chiesa cattolica. Mary Gail Frawley-O’ Dea, una delle curatrici del
dossier, è stata l’unica psicoterapeuta ammessa al vertice dei vescovi
americani, quando a porte chiuse hanno discusso degli abusi sessuali.
Hanno collaborato sacerdoti, religiosi, oltre ad esperti di problemi sessuali,
docenti di religione e rappresentanti di altre confessioni cristiane.

Dal dossier emerge un quadro di analisi sfaccettato. Non è di orientamento
omosessuale la maggioranza dei colpevoli, ma è l’«opportunità» che
favorisce i rapporti con maschi dello stesso sesso. Non è il celibato in sé –
come astensione da relazioni sessuali – a favorire le pulsioni all’abuso, ma
una concezione del celibato come «integrità» ossessivamente ideologizzata
e come «purezza» contrapposta ad una sessualità considerata peccaminosa
o di inferiore. Non è tanto questione di trasgredire divieti, ma di personalità
che scoppiano perché educate a idealizzare il sacerdozio e che non reggono
l’urto con il quotidiano. Del tutto falso, poi, è che questi episodi siano
frutto
dello spirito libertino contemporaneo, poiché da diciotto secoli la Chiesa ha
sancito norme e punizioni (il più delle volte rimaste teoriche) per combattere
il
fenomeno.

La vicenda non riguarda solo l’America, riguarda l’Italia, l’Irlanda, la
Polonia,
tutte le nazioni cristiane in misura variabile. L’America è solo il laboratorio
di
uno studio approfondito che interessa tutta la Chiesa. L’aspetto fondamentale
è che le vittime sono «superstiti», carichi di ferite, segnati dall’orrore o
dalla
manipolazione della propria personalità. «Papa, funzionari del Vaticano e
vescovi – scrive il domenicano Thomas Doyle – hanno mancato
sistematicamente di accogliere le vittime come fratelli e sorelle in Cristo».
Non è questione di brevi incontri dei papi con i «sopravvissuti» né di alcuni
interventi, che condannano la mostruosità degli abusi. Il fatto è che finora né
Giovanni Paolo II né Benedetto XVI sono arrivati a riconoscere fino in fondo le
responsabilità dell’istituzione ecclesiastica e le sue manovre di occultamento.
Se l’ex arcivescovo di Boston, cardinale Bernard Law, colpevole di non aver
perseguito immediatamente i preti predatori, limitandosi a trasferirli di
incarico, viene poi nominato (da papa Wojtyla) arciprete di una delle
basiliche più venerande della cristianità, Santa Maria Maggiore, per
sistemare lo scandalo dei vertici, l’esempio è assolutamente negativo.

Ancora di più pesa che la maggioranza dei vescovi non abbia saputo
instaurare un rapporto umano con le vittime. Troppi vescovi, commenta il
gesuita James Martin, hanno finito per anteporre alle vittime gli interessi dei
preti violentatori.Lo si coglie dalle strategie di fuga sistematicamente messe
in atto dalla Chiesa allo scoppio di uno scandalo. La vittima ha enormi
difficoltà a farsi sentire, i «superiori» invitano al segreto, il primo riflesso
è di
trasferire i colpevoli in altra parrocchia, poi si accusano i media, infine si
pensa che il risarcimento economico chiuda la vicenda, magari concentrando
l’attenzione sulla Chiesa «ferita».

Così rimane al centro l’istituzione e non la vittima. E invece gli abusi pongono
interrogativi di fondo. E’ pronta la Chiesa a formare preti disposti a crescere
con la propria comunità, ad ascoltarla, a considerarsi guide che «imparano»
smettendo di autorappresentarsi in versione super-sacralizzata di «altro
Cristo»? Il pastore che non è nutrito, sottolinea la pastora anglicana Anne
Richardson, «divorerà la pecora».

Marco Politi, Atti impuriultima modifica: 2009-01-25T21:29:00+01:00da mangano1
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