Gloria Gaetano, Istanbul intera

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Vorrei parlarti,raccontarti anche di me. Sei entrataodentro di me come una figura cara, un amico a cui vorrei dire tutto. Ma non sono ancora pronta. Parlerò di Istanbul come metafora del mio io più nascosto. La città mi ha affascinato e emozionato come nessun’altra. Appare immersa nella sue profondità del tempo,nella sedimentazione delle epoche, degli imperi,nella sconfinata riserva di ombre imperiali e funerarie,per cui sarebbe interessante fare un’anamnesi millenaria di tutto ciò che racchiude. Se prendiamo Santa Sofia, è un luogo sotterraneo, nel quale penetra la luce di una catacomba. Roma è tutta lì nella soddisfaziione del suo potere papalino, nelle sue grandiose architetture, ma non tende nè alla profondità, nè all’ascesi del gotico. S.Sofia non tende nè al cielo, nè a una finalità gloriosa, ma a un’immaterialità verso un mistero originario, in forma criptica e iniziatica. Là accanto la cripta della Cisterna Basilica, intrico di colonne, foresta sotterranea,spazio religioso senza immagini, riserva vitale di acque sotterranee, che riemergono nelle fontane del suolo. questa riserva d’acqua è un principio di vita e di morte, un dispositivo magico. Pertanto noi troviamo in questa foresta pietrificata l’immagine della Medusa,terrore dei greci,immagine di un inconscio pietrificato, allegoria stessa della malia, anche perchè figura femminile. Eppure topos dell’animo, immagine apotropaica, che libera dal male. e dalla sventura. A Istanbul l’acqua è dappertutto, si dirama dal Bosforo (che viene chiamato fiume) e dal mare dell’Europa. Trait d’union tra popoli, strati della città, continenti,civiltà religioni,popoli,modi di vivere.gloria1.jpg
Un tempo l’impero romano si sovrappose all’Asia,poi si divise e più tardi fu l’impero ottomano a sovrapporsi all’Europa, per poi rifluire all’indietro. Oggi è l’impero della modernità a debordare sul continente asiatico. Ancora una volta Istanbul occupa il ruolo di testa di ponte. E’ l’essenza stessa della modernità aprirsi un varco, e le grandi città del mondo ne sono l’emblema. Ma qui gli elementi eterogenei si giustappongono senza confondersi.

. La città tutta è in questo conflitto tra modernità e sfida alla modernità. Esiste Istanbul?. Esiste ancora una città quando la si sogna e al tempo stesso la si contemla, quando si è obbligati a sondarne la profondità storica, a metterla alla prova,essa, più volte scomparsa? Tanti fantasmi si aggirano tra le colline e le diramazioni del fiume:sarebbe bello rivivere l’assedio del 1452, la paura e la sensazione di essere invincibili.
Sognare di essere come Fitzcarraldo e i suoi uomuni, che in una notte fecero attraversare alla flotta mussulmana, la collina che li separava dal Corno d’Oro. Oppure sognare semplicemente di essere una spia a cavallo tra le due guerre
e ritrovarsi in quel luogo ideale che è il Pera Palace Hotel,terminal dell’Orient Express. Noi non siamo i soli a sognare d’essa:la città stessa nelle sue strade, nei suoi caffè, nei suoi giardini serba con cura il sogno pieno di vita di ciò che fu. Dapprima il fasto dei suoi palazzi, il lusso dei grandi alberghi. Ma la città fa con coraggio il proprio lavoro, nel traffico frenetico ne nella polvere, sotto la pressione dei nuovi barbari venuti dall’Anatolia. E quelli,immigrati nella loro stessa città,riusciranno mai un giorno a gettare un ponte che attraversi le colline e a forzare il Corno d’oro?

Per fortuna la città conserva,pur disturbata per ogni dove,le sue zone di silenzio:i piccoli cimiteri all’ombra delle moschee, nei loro grovigli di lapidi grigie e nella loro simbolica immobilità, con i gatti che sgaiattolano tra le tombe, e la sala da tè sul retro,assorbono rumori e frenesie. Ma nel Gran Bazar la promiscuità umana ha la meglio sul traffico, nei percorsi stranamente sotterranei, con le lampadine appese sui pesci e le pastccerie inesplorate. Là non regna più lo spettro della Medusa, bensì quello brulicante di tutte le tentazioni, fantasmagoria arcana di frutti e ogetti magici che non saranno mai in vendita: Una città maliosa, che condivide molti tratti con alcune grandi città:con Lisbona ha in comune la magia delle sue sponde, con Roma condivide le colline e l’archeologia delle sue vestigia 8ma Roma è troppo papalina, troppo cristiana. Con Marrakesh condivide la Medina, i suk, la grazia e la nobile miseria della cultura ottomana. Con Venezia ha in comune le acque, i mosaici, una dominazione di molti secoli. Benchè venezia sia troppo affarista, una laguna senza profondità: Il suo impero è brillante e superficiale, non ha conosciuto il sangue e il sacrificio. E’ questa somiglianza che rende Istanbul una città internazionale, non solo il fatto di essere stata il centro del mondo. con tutte queste città e altre ancora ha mole affinità, e tuttavia è unica tra tutte, Istanbul…

Gloria Gaetano, Istanbul interaultima modifica: 2009-02-17T21:54:00+01:00da mangano1
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