Domenico Quirico, I clandestini nuovi eroi?

da LA STAMPA, 17 MARZO 2009
domenico quirico, i clandestini nuovi eroi del cinema?
domenico.jpg
– LA FRANCIA ROMPE UN TABÙ
I clandestini nuovi eroi del cinema

Da Lioret a Costa Gavras, gli extracomunitari nuovi protagonisti al cinema

E se alla fine a fare la resistenza, a inventare «i buoni», «i nostri», indispensabili a compensare un mondo di fradice emozioni e di quiete paure che ci fermentano attorno, e che traboccano come un bicchiere, non restasse che il vecchio cinema con la idealizzazione «naïve» della realtà, con quella specie di mondo incantato, i suoi sogni insomma? Sì, il cinema ha scoperto i nuovi eroi, e sono gli immigrati clandestini, gli ultimi umiliati e offesi di una sterminata famiglia che ci affida per accompagnarci nella miracolosa ascensione dall’inferno dei pregiudizi al mondo dove il sole scalda e vivono gli uomini ragionevoli. I sogni, sì, i sogni per fortuna sono indomabili. 

Forse non esiste da nessuna parte a Calais, ultimo girone sul continente del calvario dei fuggiaschi verso la Gran Bretagna, un clandestino curdo come Fireat Ayverdi, protagonista di Welcome di Philippe Lioret. Che vuole, a tutti i costi, arrivare a quel Paese-speranza, per smettere di mangiare grazie alla carità dei benefattori, che vuole smettere di dover evitare i luoghi pubblici, di rasentare i muri; e se non c’è altro mezzo, perché non ha soldi per i mercanti di uomini e la polizia vigila, allora è deciso a provare a traversarla a nuoto la Manica, ultima insidiosa frontiera di acqua prima, forse, della libertà. 

E forse a Calais non c’è nemmeno un istruttore di nuoto come quello affidato al talento di Vincent Lindon, ed è davvero un peccato. Perché ne avremmo bisogno di questo uomo qualunque, un eroe del patire quotidiano che condivide le nostre insofferenze e bieche paure. Ma che scopre di poter diventare fratello di quello straniero, che è come lui passeggero di una odissea segreta. Che fa quel gesto che noi spesso non abbiamo il coraggio di fare, avere non pietà, ma rispetto.

Gli eroi sans papiers, i frangitori di frontiere a cui manca la identità del passaporto per avere diritto alla speranza, i naufraghi come Ayverdi affollano le sale, traboccano, vincono premi, strappano lacrime in sala spesso agli stessi che poi invocano leggi più severe, che vorrebbero alzare barricate contro «l’invasione», che gridano che «così non si può più andare avanti, non siamo razzisti ma…». Dall’americano Frozen river di Courtney Hunt al Silenzio di Lorna dei fratelli Dardenne con una giovane albanese costretta al tradimento per smettere di essere vittima; alla complicità in nome della musica dei due protagonisti de L’ospite inatteso. Ma è soprattutto il cinema francese a moltiplicare le odissee del clandestino, a raccontare l’umiliazione dell’esilio, il convivere quotidiano con la paura, la confusione sudicia tra vittime e persecutori. Welcome è stato preceduto di poche settimane da Verso l’Eden di Costa Gavras, fiaba tragicomica di un povero del Terzo Mondo che scopre le contraddizioni dell’idealizzato Occidente. 

Non a caso: la Francia è il Paese di Sarkozy, del presidente che ha inventato il premio di produzione ai poliziotti più stakanovisti nell’acciuffare gli irregolari, che minaccia con cinque anni di prigione e 30 mila euro di multa come dice Lindon nel film «coloro che provano un sentimento di compassione nei confronti degli altri», che cioè aiutano i clandestini a sopravvivere e non li consegnano da cittadini modello, alla polizia.

Welcome non è una favola buona, (genere in cui il cinema francese largamente nutrito di contributi pubblici abbonda, impegnato a restituire con gli interessi i favori statalisti inneggiando al mito della fraternità e della integrazione repubblicana), è un film che fa dispetto, che irrita il ministro dell’Immigrazione, che rode e divide, indigna e disturba. Lioret ha spiegato di averlo girato «come se raccontasse la storia di un uomo che ha nascosto gli ebrei durante il regime di Vichy». La polizia del lugubre Pétain, che caricava i vagoni avviati verso l’Olocausto, affiancata a quella di Sarkozy, che sollecita la delazione degli insegnanti e dei genitori dei bimbi che vanno a scuola con i figli dei clandestini per catturare, davanti a scuola i padri. Estremismi? Semplificazioni? Certo. Ma serviranno.

Domenico Quirico, I clandestini nuovi eroi?ultima modifica: 2009-03-17T17:04:00+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo