Clint Eastwood, Il mio amico Sergio Leone

da LA REPUBBLICA 29 aprile
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L’attore-regista ricorda i tempi dei western all’italiana
diretti dal grande autore scomparso il 30 aprile 1989
Il Leone di Clint Eastwood
“Così ci capimmo al volo”
“Sergio non parlava inglese, io non sapevo l’italiano. Eppure…”
di CLINT EASTWOOD

Ero in un periodo completamente diverso della mia vita quando sbarcai da un aereo a Roma con una valigia in una mano e la sceneggiatura nell’altra per iniziare di lì a qualche giorno quello che sarebbe diventato Per un pugno di dollari. Tutti avevano cercato di mettermi in guardia, consigliandomi di essere prudente, perché quella sceneggiatura era già in giro da tempo alla ricerca di un interprete. Ma a me non interessava. A me piaceva… Incontrai Sergio. Parlava molto poco l’inglese e io non capivo una parola d’italiano. Lui sapeva dire “Good morning” e io “Buongiorno”.

Prendemmo un interprete e andammo subito d’accordo. L’interprete era una signora molto affascinante (Elena Dresser) che parlava molte lingue. Era stata in un campo di concentramento e dopo la liberazione era andata a lavorare per gli americani. In seguito, partiti gli americani, aveva lavorato per la Constantine Films, la casa cinematografica tedesca che finanziava Per un pugno di dollari insieme alla Jolly Films e a un’altra casa spagnola. Grazie a lei, Leone e io potemmo comunicare per quel primo film. In seguito, poco alla volta, egli imparò meglio l’inglese e io feci altrettanto con l’italiano. Alla fine arrivammo a poter bere insieme un buon bicchiere di vino scambiando quattro chiacchiere.

Sergio Leone non era però all’epoca un regista che aveva al suo attivo molte pellicole. Aveva girato soltanto Il colosso di Rodi, ma era statosergioleone201.jpg assistente alla regia per qualche anno. Godeva di una buona reputazione, era un tipo considerato pieno di fantasia da chi lo conosceva e da amici comuni. Così, dissi: “Beh, vado e giro”. Fu una bella esperienza. Mi piacquero tutte e tre le pellicole girate con lui in un periodo della mia vita nel quale ero impegnato con una serie per la televisione. Ero appena agli inizi e non sapevo come sarebbero andate le cose, né quanto sarebbero durate. Avevo molte domande alle quali nessuno sapeva darmi risposta.

Il primo giorno guardai quello che avevano girato a Madrid. Erano scene molto grezze perché ce n’era soltanto una copia in bianco e in nero e non era la pellicola in versione finale. Ma mi feci un’idea di come sarebbero state le riprese… Rimasi un po’ a bocca aperta per alcune cose! Ma in generale ricordo di aver pensato che Sergio Leone era okay. Mi divertii molto, fu un’esperienza molto piacevole. I tre film furono girati in Spagna, vicino Almeria, tranne qualche scena in interni girata a Cinecittà e in qualche altro studio più piccolo, all’inizio. Per fortuna la serie di telefilm finì appena in tempo per permettermi di girare con lui anche Il buono, il brutto e il cattivo, il primo dei tre film che potei girare senza avere l’incubo di quella serie che mi pendeva sulla testa come una spada di Damocle.

Ma dopo quel film tornai a casa, pensando che non potevo andare avanti in eterno a fare western italiani. Mi dicevo: “Questa è soltanto una moda e anche se Sergio fosse più bravo ancora, non potrà durare a lungo”. Volevo fare anche altro, cimentarmi in altri generi di film. Così per C’era una volta il West rifiutai la sua offerta: avevo letto la sceneggiatura e lui mi aveva raccontato la storia. Gli piaceva molto parlare e fare schizzi. Solo che dopo il successo commerciale di Il buono, il brutto e il cattivo pensavo di dover andare oltre. E quello era il momento giusto per farlo. Presumo che con lui avrei potuto girare almeno un paio di altri film, ma era ora di iniziare a fare altro. Così per il resto degli anni Sessanta girai un sacco di film di tipo diverso, come I guerrieri, Dove osano le aquile, La notte brava del soldato Jonathan, Gli avvoltoi hanno fame, e così via, fino al 1970, quando diressi io Brivido nella notte…

E’ da tanto tempo che non li guardo, ma questo vale per tutti i miei film. Ogni tanto in televisione ne danno uno, e allora lo guardo per qualche minuto. Tutti mi chiedono sempre che cosa mi ha insegnato Sergio Leone e io rispondo che ho imparato da tutti, anche da coloro con i quali non ho lavorato direttamente. Guardavo i loro film e ne assorbivo le idee. Osservi la vita, e impari anche da essa, del resto, no? Alla fine ci si fa un’opinione propria, e si inizia a sviluppare uno stile proprio… Sergio non lo rividi più fino a una cena a Roma, in occasione dell’uscita nelle sale del mio film Bird.
(Traduzione di Anna Bissanti).

(29 aprile 2009)

Clint Eastwood, Il mio amico Sergio Leoneultima modifica: 2009-04-30T19:42:00+02:00da mangano1
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