Ilvo Diamanti, La democrazia del privato

*La democrazia del privato*
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di ILVO DIAMANTI
E’ comprensibile lo sconcerto pubblico suscitato dalle vicende personali
del premier. Al di là del “merito” (si fa per dire), hanno indotto a
riflettere sul significato stesso della politica e della democrazia.

Al proposito, Barbara Spinelli, sulla /Stampa/, ha denunciato
l’intreccio perverso che lega i fatti personali e la politica.
Sottolineando che “non si vorrebbe saper nulla dell’uomo politico se non
quel che riguarda il bene comune”. Le ha fatto eco Eugenio Scalfari,
osservando, opportunamente, che la “tenda divisoria” tra pubblico e
privato in democrazia puÚ sussistere: sottile. Ma, ha aggiunto, scompare
nei regimi autoritari. In realtà, Ë scomparsa anche nei regimi
democratici. Da tempo. Anche dove il conflitto di interessi non si
presenta esplicito come in Italia. Che costituisce, semmai, un
laboratorio, come si Ë soliti dire. Dove i processi avvengono più
violenti che altrove. Ma non un’anomalia. Perchè – ormai da tempo – in
molti paesi occidentali la politica si è personalizzata, insieme ai
partiti. I quali hanno rimpiazzato l’ideologia con la fiducia nella
personalità del leader; l’organizzazione e la partecipazione con il
marketing e la comunicazione. Bernard Manin ha parlato, a questo
proposito, di “democrazia del pubblico”. Dove il “pubblico” non si
riferisce a “ciÚ che Ë di interesse comune”. NÈ allo spazio del
dibattito sui temi (appunto) pubblici creato e occupato dagli
intellettuali. Il “pubblico” evoca, invece, il cittadino-spettatore di
fronte alla “messa in scena della politica” (per parafrasare Balandier,
quando definisce i rituali del potere nelle società pre-moderne).
Interpretata dai leader. Massimo Gramellini, commentando la performance
televisiva di Berlusconi nel salotto di Bruno Vespa, ha parlato
(anch’egli sulla Stampa) del “primo statista pop che abbia mai calcato
il Palcoscenico della Storia”. Osservazione spiritosa e acuminata. Ma
anch’essa imperfetta.

Berlusconi, infatti, non Ë il “primo” ad aver scelto la strada della
“politica pop” (titolo di un interessante saggio di Gianpietro Mazzoleni
e Anna Sfardini, in corso di pubblicazione per “il Mulino”). Intanto,
perchÈ, non solo in Italia, la politica si Ë da tempo travasata dal
territorio e dalla societ‡ sui media. E, proprio per questo, si Ë
rapidamente integrata nei moduli e nei linguaggi pop della televisione.

Delineando format e generi sempre pi˘ ibridi: “infotainment”,
“politainment”. Miscela di informazione, intrattenimento e politica.
Dove i fatti privati degli uomini pubblici fanno spettacolo e audience.
Con le parole di Edmondo Berselli: “Nei talk show politici a met‡
programma accanto a D’Alema, Amato, Rutelli e Berlusconi possono entrare
in studio Anna Falchi, Valeria Marini, Alba Parietti, Sabrina Ferilli
(.); una conferma spettacolare che la televisione Ë fungibilità
assoluta. L’importante Ë esserci”.

Dunque, non Ë solo la politica ad aver appreso e imitato il linguaggio e
il format dei media. Ë vero anche l’inverso. I media hanno adeguato i
loro format e i loro linguaggi alla politica. La satira Ë entrata
dovunque. Anzi: ambisce a fare “informazione vera”. Mentre i programmi
di informazione politica hanno accolto i comici, gli attori, gli esperti
di vario genere e tipo. Peraltro, l’ingresso in politica di personaggi
dello spettacolo e dei media (attori, giornalisti, ecc.) Ë frequente. (E
non nuovo). Tuttavia, si assiste anche al passaggio inverso. Dalla
politica allo spettacolo. Irene Pivetti: da presidente della Camera ai
reality choc, alle danze sotto le stelle. Vladimir Luxuria. Dallo
spettacolo alla Camera di nuovo allo spettacolo. /L’Isola dei famosi/.
Reality di successo, che, peraltro, ha vinto.

Da questo ragionamento possiamo trarre alcune considerazioni sul
cambiamento dei sistemi democratici. Le abbozziamo in ordine sparso.

1. Se il rapporto fra politica e media Ë cosÏ stretto (soprattutto in
Italia) i media (e la televisione) diventano luoghi di lotta politica. E
la televisione (si pensi alle nomine) un campo di battaglia permanente.

2. La distanza fra cittadino e spettatore si sta assottigliando sempre
pi˘. L’opinione pubblica Ë sovrana. Identificata dall’intreccio fra
media e sondaggi. Principio di legittimazione politica e istituzionale
sempre pi˘ importante. Anche perchè agisce in tempo reale. La democrazia
(parafrasando Renan sulla nazione) diventa, cosÏ, un plebiscito, o
meglio: un sondaggio di ogni giorno. Anzi: ogni ora. Pubblicizzato dai
media, testimoniato dai giornalisti, legittimato dagli esperti. Ispirato
da chi li fa, commissiona, pubblica, commenta, ecc.

3. Se nella scena pubblica i ruoli sono fungibili, se il politico canta
e cucina oppure discute di etica e della finanziaria con la velina, il
cuoco e il cantante, perchÈ scandalizzarsi se il cuoco, il cantante e
perfino la velina ambiscono a calcare la scena politica? Ad andare in
Parlamento?

4. Per la stessa ragione, la pretesa di ridurre le vicende personali e
familiari dei leader politici a “fatti privati” e dunque privi di
interesse pubblico, per questo, Ë insostenibile. Tanto più nel caso del
premier, che ha fatto della “politica pop” (e del populismo mediatico)
la base del suo successo: negli affari e in politica.

5. D’altronde, la “democrazia del pubblico” si sta traducendo in
“democrazia del privato”. Dove i fatti personali e familiari diventano
di pubblico interesse. Non perchÈ siano di interesse pubblico ma perchÈ
interessano al pubblico.

6. Questa tracimazione del privato nel pubblico, secondo alcuni studiosi
(Crouch e Mastropaolo, fra gli altri), evoca l’avvento di una
“post-democrazia”. Una democrazia minima. Ridotta al voto. Dove il
cittadino esercita il suo potere (?) una volta ogni cinque anni. Per
trenta secondi. Poi si siede davanti alla Tv. E guarda. Al più risponde
a un sondaggio.

Noi ci limitiamo a osservare la singolarità del caso italiano anche
nell’era della “democrazia del privato”. Dove il governo, il partito e i
media sono tutti e tre personalizzati. Tutti e tre riassunti in una sola
persona. La stessa.

(/17 maggio 2009/) La repubblica

Ilvo Diamanti, La democrazia del privatoultima modifica: 2009-05-17T23:59:00+02:00da mangano1
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