Giancarlo Pavanello, Annotazioni

Giancarlo Pavanello
annotazioni
[con un assemblaggio effimero]
[18 maggio 2009]

Da anni dicevo: “non ha più senso richiamarsi al futurismo, il mondo moderno è già tutto futurista, banalmente futurista. l’avanguardia sta altrove”. recentemente, mentre stavo in coda per vedere la mostra “Futurismo 1909-2009” al Palazzo Reale di Milano, due coppie mi precedevano e un tale diceva: “andiamo a vedere Caravaggio o il futurismo?”. gli stessi che a un certo punto avevano scoperto l’impressionismo, con le sue Grandi Mostre. quindi, era accettato, conosciuto, passato.

da anni, da almeno venticinque anni, avevo smesso di leggere libri di poesie e romanzi. meglio comprarsi una nuova camicia. e la spocchia degli editors delle prestigiose case editrici poverini, non sapevano più che pesci pigliare. l’avevano perfino capito: i loro padroni li lasciavano fare, in fondo i costi erano limitati, sia pure da fiori all’occhiello a rami secchi. per il prestigio, doveva essere mantenuta in vita una collana di versificatori [per poco tempo]. Quanto alla narrativa, c’erano sempre abbastanza lettrici avide di affrontare i temi d’attualità senza doversi sorbire la saggistica, spesso difficile. [e poi, di sicuro il papa o Raffaella Carrà avevano una raccolta in cassetto.

infatti […] le poesie dei cantanti di musica leggera, i romanzi dei cantautori, i libri dei calciatori, oppure [in generale] testi pre-testi che avrebbero potuto essere trasformati in soggetti e sceneggiature [quindi: il cinema].

La mia carriera di traduttore [Guanda, SugarCo, Leonardo, un po’ curatore per Mondadori, ma soprattutto SE ed ES, eccetera] si stava esaurendo in una serie di libri erotici sia pure di qualità letteraria], non ne potevo più, avevo smesso. Nello stesso tempo, non ne potevo più dell’eros, il sex dappertutto e in tutte le salse, per cui avevo deciso di eliminare dalle mie opere [letterarie e visive] qualsiasi riferimento a tale mondo, non per parrucconeria, sia chiaro, e tantomeno per ipocrisia, semplicemente perché mi annoiava e lo trovavo dilagante in tutte le salse in qualsiasi strato della società. Avevo ricevuto cataloghi di libri erotici di librai antiquari. La lussuria faceva parte della vita quotidiana di ognuno [forse come sempre], ma in più era diventata un’ossessione, sbandierata in ogni momento del giorno e della notte, dappertutto. Mi davano fastidio perfino i comici della TV: anche loro, poverini, si adeguavano all’andazzo, volgarità, turpiloquio, ammiccamenti più o meno espliciti [a parte che i loro collaboratori e fornitori di testi andavano a pescare idee nei blog degli altri e dovunque capitava, saccheggiando e copiando senza il minimo scrupolo]. Forse, con il “digitale terrestre”, si sarebbe potuto trovare altri programmi, o sarebbe bastata la navigazione in internet?

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leggendo queste mie righe, chiunque avrebbe potuto dire che facevo come la volpe con l’uva o che ero un perdente, o cose simili. dovevo rispondere: non ero mai stato felice come allora, da quando avevo mandato a quel paese le case editrici, i giornali e le riviste, il teatro, le gallerie d’arte. il che non significava che non mi occupassi più di niente, in ozio, tutt’altro, producevo, facevo opere, senza la necessità di comunicarle. i blog che avevo impostato da due mesi lo dimostravano: giancarlopavanello.myblog.it, ixidem.myblog.it, itinerariprivati.myblog.it, poexia.myblog.it. [quando collezionavo libri del primo novecento mi ero accorto che molti autori di successo finivano negletti nelle bancarelle, a tre euro, a un euro, poi al macero. una sorte diversa doveva toccare agli scrittori di best-sellers degli anni novanta del XX secolo, del primo decennio del XXI secolo?]

gli articoli giornalistici, le dichiarazioni dei VIP della politica, i sociologi, le psicologhe, le femministe, i saccenti d’ogni categoria: tutto un brusio confuso, spesso con sottofondo musicale e con luminarie da discoteca. erano evidenti nuove e vecchie perversioni psichiche e linguistiche negli anni dieci del XXI secolo, un esempio: la consapevolezza democratica secondo cui la giustizia deve essere uguale per tutti diventava “giustizialismo”, la pulsione critica che spingeva a scandalizzarsi per la corruzione di un governo [non in Italia, in generale] diventava “odio”, la richiesta del mantenimento e del miglioramento dello “stato sociale” veniva in malafede tacciata da “invidia”. e così via. squali e piragna [in grafia italianizzata] sempre presenti in TV. da decenni avevo parlato di “arte elementare”, di “teatro elementare”, di “poesia laconica”, avevo editato “private press books”, avevo impostato alcune serate di “letture domestiche”, ora avevo un blog intitolato “itinerari privati”, nessuna tentazione di riunirmi in assemblea o in gruppo. le mie intenzionalità apparivano chiare. [certo, non ero nessuno, un suddito impotente, un elettore paziente, con una giusta dose di cinismo, cinismo in senso filosofico, forse un po’ snob, ma no, niente di tutto questo, non sottoscrivevo nemmeno quello che dichiaravo]

Giancarlo Pavanello, Annotazioniultima modifica: 2009-05-20T19:42:00+02:00da mangano1
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