ATTILIO MANGANO, e adesso pover uomo?

ATTILIO MANGANO, e adesso pover uomo?

 

SI CHIAMAVA NEDA

Il video (da L’Unità) è molto crudo e drammatico.

<http://video.unita.it/?video=1134>
La ragazza, pare sedicenne, si chiamava Neda e come scrive un commentatore
“muore con gli occhi aperti, noi viviamo con gli occhi chiusi”.

> PER QUANTO POSSA APPARIRE CINICO E TRISTISSIMO CREDO PROPRIO NON CI SIA MOLTO DA FARE, PIAZZA TIENAMMEN INSEGNA COME SIA POSSIBILE UN MASSACRO GENERALE SENZA CHE SI POSSA FAR NIENTE. PER SALVARE LA VITA DI DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE , CHE PURE SI ATTENDONO DALL’ ” OCCIDENTE” NON SI SA BENE QUALI SEGNALI E INIZIATIVE L’ UNICA SCELTA E’ SUBIRE IL RICATTO. CHI PENSA SIA POSSIBILE QUALCOSA DI DIVERSO DICA COME. IL DILEMMA E’ REALE.

1 .  Iran accusa “terroristi” e rivoltosi per morti a Teheran

> Le autorità iraniane oggi hanno accusato i “terroristi” e i rivoltosi degli scontri in cui sono morte ieri almeno 10 persone, mentre i media di Stato sostengono che solo l’Occidente tragga vantaggio dalla settimana di proteste scoppiate in seguito alle elezioni presidenziali.
Intanto l’ex presidente Mohammad Khatami ha chiesto il rilascio delle persone arrestate nelle manifestazioni di protesta e ha detto che portare la questione del voto conteso davanti al Consiglio dei Guardiani, il più alto organismo legislativo del Paese, non è una soluzione.
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> “Portare la contesa davanti a un organismo che non è stato imparziale riguarda al voto, non è una soluzione”, ha detto Khatami in un comunicato riportato dall’agenzia di stampa semi-ufficiale Mehr.
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> L’ex presidente moderato ha anche detto che “l’immediato rilascio di coloro che sono stati arrestati durante le proteste può tranquillizzare la situazione nel Paese”.
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> Tra gli arrestati, secondo quanto riferito dall’agenzia Fars, c’è anche la figlia dell’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, uno dei rivali politici dell’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad.
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> La tv di Stato iraniana ha detto che 10 persone sono rimaste uccise e oltre 100 ferite nelle proteste di ieri a Teheran, avvenute nonostante il monito dell’Ayatollah Ali Khamenei a non manifestare in piazza. Una diversa notizia fissa a 13 il bilancio delle vittime.
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> La tv di Stato ha detto anche che tra gli episodi di violenza di ieri si è registrato un incendio a una moschea, per il quale sono stati accusati dei “rivoltosi”.
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> “Nelle rivolte che hanno condotto agli scontri, 10 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite”, ha detto la tv di Stato. “La presenza di terroristi... nel raduno di ieri nella zona di via Enghelab e via Azadi era tangibile”.
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> I risultati delle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno hanno consegnato una netta vittoria al presidente Mahmoud Ahmadinejad provocando aspre proteste e le più violente rivolte dai tempi della Rivoluzione islamica del 1979.
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> Il leader dell’opposizione Mirhossein Mousavi, arrivato secondo dopo Ahmadinejad alle elezioni e i cui sostenitori hanno dato avvio alle proteste, sostiene che le elezioni siano state truccate e che debbano essere annullate.
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> ESPULSO CORRISPONDENTE BBC
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> Le restrizioni del governo impediscono ai giornalisti che lavorano per i media stranieri di seguire le proteste e oggi le autorità iraniane hanno deciso di espellere il corrispondente dell’emittente britannica Bbc, concedendogli 24 ore per lasciare il Paese, secondo Fars.
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> “Jon Leyne dovrà lasciare l’Iran nel corso delle prossime 24 ore con l’accusa di aver spacciato notizie e reportage inventati, di aver ignorato la neutralità nelle notizie, sostenuto i rivoltosi e calpestato i diritti della nazione iraniana”, ha scritto la Fars, senza riportare fonti in una notizia che Bbc da Londra non ha voluto commentare.
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> Il presidente iraniano Ahmadinejad ha invitato intanto Stati Uniti e Gran Bretagna a smettere di interferire negli affari interni dell’Iran. In precedenza anche il ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki, aveva fortemente criticato la Gran Bretagna e altri Paese occidentali per le loro affermazioni sulle elezioni.
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> “Di sicuro con le vostre affermazioni frettolose non rientrate nella cerchia degli amici della nazione iraniana. Quindi vi consiglio di correggere le vostre posizioni di interferenza”, ha detto Ahmadinejad in un incontro con religiosi e studiosi, citato dall’agenzia Isna.
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> In un discorso rivolto ai diplomatici stranieri a Teheran, Mottaki ha denunciato ciò che ha definito “note di interferenza” da parte dei funzionari britannici sulle elezioni.
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> Intanto oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha sollecitato il governo iraniano a comporre pacificamente la crisi ma ha rinnovato l’invito a Teheran a partecipare al vertice G8 di Trieste.
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> “Siamo preoccupati e particolarmente addolorati per le violenze e la perdita di vite umane che esse stanno causando e chiediamo pertanto al governo iraniano di adoperarsi con urgenza per creare le condizioni per una composizione pacifica della crisi interna”, ha detto Frattini in un comunicato diffuso oggi dalla Farnesina.
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> Ieri la tv si Stato ha diffuso le interviste ad alcuni detrattori delle proteste — provocate dal contestato risultato delle elezioni presidenziali del 12 giugno — che sollecitavano gli iraniani a essere compatti dietro al governo, insinuando che soltanto l’Occidente trae guadagno dalle contestazioni in Iran.
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> Nelle notte, sopra Teheran si sono levati in volo molti elicotteri mentre si sentivano le sirene delle ambulanze per le strade, rimaste vuote dopo le proteste dei manifestanti che ieri hanno sfidato il monito dell’Ayatollah Ali Khamenei contro altri raduni.
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> Ieri la polizia in tenuta anti-sommossa ha lanciato lacrimogeni e ha usato manganelli e cannoni ad acqua per disperdere diverse centinaia di iraniani che si erano radunati nella capitale e per oggi si temono altri disordini.
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> MOUSAVI NON SI ARRENDE
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> Mousavi oggi ha detto che la Repubblica islamica deve liberarsi di quelle che ha definito menzogna e disonestà e ha detto ai suoi sostenitori di essere “pronto al martirio”, secondo quanto riferito da un suo alleato, aggiungendo che però non intende confrontarsi con le autorità iraniane.
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> “Non siamo contrari al sistema islamico e alle sue leggi, siamo contrari alle bugie e alle deviazioni”, ha spiegato Mousavi in una nota sul suo sito Web.
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> Il leader dell’opposizione ha anche detto che se le autorità si rifiuteranno di consentire lo svolgimento di proteste pacifiche, dovranno farsi carico delle “conseguenze”, in quella che sembra una risposta al monito lanciato da Khamenei, che venerdì aveva detto che i leader dell’opposizione sarebbero stati ritenuti responsabili di tutti gli spargimenti di sangue frutto delle proteste.
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> AVVERTIMENTO DELLA POLIZIA
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> Il capo della polizia iraniana, Ismail Ahmadi Moghaddam, ha avvertito i sostenitori di Mousavi che i suoi uomini “gestiranno in modo molto deciso” le prossime proteste.
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> Il presidente Usa Barack Obama ha sollecitato Teheran a “sospendere tutte le azioni violente e ingiuste nei confronti della popolazione”.
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> “Il governo iraniano deve capire che è sotto gli occhi del mondo. Piangiamo tutte le vite innocenti che sono andate perdute”, ha detto Obama in una nota.
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> Le autorità negano brogli alle elezioni.
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> E il principale organo legislativo iraniano ha detto ieri di essere pronto a ricontare il 10% dei voti scegliendo le urne a caso per andare incontro a Mousavi e agli altri due candidati sconfitti.

2.angelo panebianco   LA PRUDENZA E IL DILEMMA DEGLI USA
> IL DILEMMA DELL’OCCIDENTE   dal corriere della sera  21 giugno 2009 
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> Ciò che è accaduto ha tutta l’aria di essere un salto di qualità irreversibile nel conflitto che oppone l’ala dura del regime iraniano ai riformisti. La manifestazione non autorizzata degli oppositori è stata affrontata con la violenza dagli apparati repressivi. Un attentatore kamikaze si è contemporaneamente fatto esplodere presso il mausoleo di Khomeini (e si tratta, come ognun capisce, di un fatto di grande impatto simbolico). Soprattutto, Mousavi, il candidato sconfitto alle elezioni per la Presidenza, si è ribellato apertamente alla Guida Suprema Khamenei, è sceso in piazza con gli oppositori, si è dichiarato pronto a morire e ha chiesto l’azzeramento delle elezioni («i brogli erano pianificati da mesi» ha detto). Non sappiamo come finirà questa prova di forza, anche se al momento le carte migliori (gli apparati della forza, le milizie armate) sembrano essere saldamente nelle mani di Khamenei e di Ahmadinejad. Sappiamo però che il mondo occidentale deve ora fronteggiare un terribile dilemma.
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> Prima che arrivassero le nuove notizie sulla prova di forza in atto a Teheran, le difficoltà di fronte a cui si trova l’Occidente erano ben illustrate da una apparente contraddizione. Nello stesso momento in cui l’Unione Europea (con fermezza) e l’Amministrazione Obama (con circospezione) condannavano i brogli elettorali e le violenze del regime contro gli oppositori, l’Italia confermava di avere invitato, in accordo con gli Stati Uniti, il ministro degli Esteri iraniano Mottaki a partecipare alla conferenza sull’Afghanistan che si terrà a Trieste, in occasione del G-8, dal 25 al 27 giugno. Cinica realpolitik?
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> No, la contraddizione era figlia di un dilemma autentico. Da un lato, c’è infatti la necessità di assicurarsi la collaborazione di una potenza regionale del peso dell’Iran per venire a capo della guerra in Afghanistan (e per stabilizzare l’Iraq). Dall’altro lato, c’è il fondato timore che l’evoluzione in atto in Iran, la scelta della Guida Suprema Khamenei di sostenere Ahmadinejad, e la possibile, definitiva, sconfitta delle componenti riformiste, possano irrigidire ulteriormente le posizioni internazionali del regime. Con gravissimi rischi per la pace.
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> Non c’è, al momento, molto che dall’esterno si possa fare per favorire un’ evoluzione della politica di Teheran che sia coerente con le aspirazioni di libertà di tanti iraniani e foriera di cambiamenti nella politica estera del regime. Anzi, come è illustrato dal dibattito americano (di cui il New York Times ha dato ieri un ampio resoconto) è anche possibile che un aperto sostegno occidentale, soprattutto americano, agli oppositori di Ahmadinejad e di Khamenei possa risultare controproducente, possa essere proprio ciò che serve all’ala dura del regime per gridare al complotto internazionale e sbarazzarsi con la violenza degli oppositori.
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> Ciò spiegherebbe, secondo questa interpretazione, la cautela diplomatica fin qui tenuta da Obama nonostante la netta presa di posizione, quasi unanime, del Congresso a favore degli oppositori scesi in piazza a Teheran. Se la situazione precipita è difficile che Obama possa mantenere a lungo la posizione prudente assunta. Se, come allo stato degli atti sembra probabile (ma c’è sempre, in questi frangenti, la possibilità di svolte repentine e imprevedibili), il regolamento di conti in atto mettesse completamente fuori gioco le componenti più moderate del regime, la politica estera iraniana diventerebbe ancora più pericolosa di come oggi è. Finora, gli estremismi di Ahmadinejad erano, a detta degli specialisti di politica iraniana, parzialmente frenati dalla necessità, per Khamenei, di tenere conto dell’equilibrio delle forze fra le diverse componenti del regime. Rotto quell’equilibrio, spostato definitivamente il baricentro verso l’ala dura, sarebbe difficile immaginare una politica estera iraniana meno aggressiva. Tanto più che i fallimenti economici interni richiederebbero, per essere nascosti, una escalation della conflittualità con il mondo esterno. Con ricadute sul conflitto israeliano-palestinese, sull’Iraq e su altri scacchieri. Nel suo discorso in Egitto di due settimane fa Obama ha proposto al mondo islamico di voltare pagina. Una parte di quel mondo ha accolto con favore l’invito. Ma un’altra parte no. Quel discorso, pur innovativo, aveva un punto debole. Che succede se gli «uomini di buona volontà» delle diverse civiltà e religioni non riescono a tenere sotto controllo i fanatici e i propagatori d’odio? L’universo politico (come scriveva il giurista Carl Schmitt) è in realtà un «pluriverso»: oltre che per le possibilità di compromesso lascia sempre spazio per differenze e odi irriducibili. Mentre si offre il dialogo occorre disporre anche di strategie alternative. E’ il tema di una discussione che appare assai serrata all’interno dell’Amministrazione americana. Se in Iran la situazione precipita, se la fazione di Ahmadinejad, sostenuta da Khamenei, si sbarazza, anche fisicamente, degli oppositori, Obama dovrà presto dotarsi di qualche carta di riserva.

ATTILIO MANGANO, e adesso pover uomo?ultima modifica: 2009-06-21T22:11:00+02:00da mangano1
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