Giancarlo Pavanello, Viaggio

Giancarlo Pavanello
viaggio
[giugno 2009]

giuancarlo.jpg

[a M. B.]

[con una vignetta dell’autore]
[dalla serie “fumetti anomali”]

Lazise
[Verona]

Franz e Franz dovevano incontrare due amici, entrambi di nome Franz, entrambi tedeschi di Monaco di Baviera [a dire il vero il meno giovane era originario di Bolzano, di lingua italiana,  ma aveva la residenza in Germania, dove aveva lavorato fino alla pensione, ormai aveva cambiato nazionalità [era critico verso la Repubblica dei Ratti, la Bella Italia]. per parlare di affari: la cosa migliore: una cena: farli venire in quella località sul Lago di Garda, così avrebbero avuto l’impressione di una breve vacanza. Lazise era piena di turisti, telefonarsi in loco, più o meno trovarsi al porto vecchio, da dove si vedeva la dogana veneta, ma senza incamminarsi sul lungolago. molti, nelle viuzze medievali, non solo in visita alle fortificazioni, alle chiese e alle ville. i ristoranti pieni, allora avevano deciso di allontanarsi  per una pizza in una pizzeria con un grande giardino, frequentata da indigeni, a una decina di chilometri.

avevano qualcosa da riferire sull’omicidio del loro lontano parente, un ricchissimo homeless: come i tre lettori ricorderanno, l’assassino, reo confesso, se l’era cavata con una piccola multa, una decina di euro, poi irreperibile, ma Franz e Franz lo cercavano per rimproverarlo de visu. un nuovo indizio: aveva fatto una dichiarazione di voto, nelle ultime elezioni, rivelandosi un oppositore del regime populista dell’epoca [2109 ca, sic!], per questo era stato fatto fuori da un sicario. contrario ai pieni poteri di un partito [al governo] che, con una serie di decreti-legge controfirmati dal Presidente della Repubblica,  aveva reso obbligatori il falso in bilancio, il conflitto d’interessi, l’evasione fiscale, il raggiro della giustizia [che avrebbe dovuto essere uguale per tutti, la magistratura stessa stava per essere abolita] e tante altre immoralità.

qualcuno mormorava, si parlava di una sedicente “cricca dei ministri” [in sostanza: un governo voluto da un ricchissimo homeless, che aveva nominato solo i propri avvocati e qualche ex-indossatrice agli ordini del capo]. quindi: una squadra coesa, forte, chi sarebbe stato lo sprovveduto che avrebbe messo in discussione la propria poltrona e il proprio stipendio? ovviamente, queste dichiarazioni non erano condivise dall’autore di questo diario di fantasia [erano pagine trovate in un baule in soffitta, scritte a mano, ricopiate nel PC [cosa avete capito? PC, non “partito comunista”, Personal Computer! [la cronaca di una serie di viaggi in Europa].

Lido delle Nazioni
[Ferrara]

Il bello era la pineta, ci si arrivava a ridosso della spiaggia libera, sempre più stretta, purtroppo diventata mezza discarica a causa della monnezza arrivata dal Po, quante bottiglie di plastica [l’acqua minerale era un’importantissima industria, molte marche forse appartenenti a uomini politici, gli imprenditori al governo, i votanti ci credevano, poveri illusi]. Un piccolo centro balneare, in periferia il Lago delle Nazioni, artificiale come le Nazioni, fatte di cittadini in stile neo-futurista, là erano nate tantissime  ranocchie, un week-end di pioggia, e il sole a sprazzi, che però aveva abbronzato in misura sufficiente.

Sulla spiaggia, nella direzione del Lido di Volano, alcune misere capanne fatte di tronchi e scarti. Franz, un privilegiato, aveva pensato a qualche bagnante che volesse farsi una vacanza a sbafo, senza nemmeno comprarsi una tenda da campeggio, ma l’albergatore aveva detto che ci vivevano alcuni stranieri, forse romeni, insomma la miseria esisteva perfino nel 2009 [o sempre più con il passare degli anni, via via che una minoranza di cittadini-imprenditori- politici si arricchivano promettendo il benessere ai votanti illusi]. In quei tempi le professioni consigliate erano: veline o indossatrici aspiranti ministre, calciatori aspiranti attori della TV, la politica in primo piano ma come la scelta di una carriera spregiudicata, priva di ideali, richiesti uno spirito gregario e servile e un’efficienza cinica [che, comunque, avrebbe permesso di raggiungere i massimi livelli, essendo uno solo al comando]. Non esisteva nemmeno l’imbarazzo della ricerca di un partito che avesse per obiettivo l’avanzamento dei suoi iscritti più promettenti [come era accaduto in passato con uno dei tanti Partiti Socialisti, non quello serio, gli altri], infatti perfino i muri sapevano individuare quello giusto [quello che favoriva le liti condominiali, poiché il messaggio era il seguente: fate quello che vi pare, fregatevene delle regole e delle leggi]. “Se mi sostenete vi sosterrò, se mi votate vi aiuterò, se sarete miei militanti vi farò andare avanti”. [perfino una rima! la poesia era un genere immortale! la poesia salvava la vita!]

Ma come non ricordare la Grande Storia transitata per Magnavacca, poi Lido delle Nazioni? Franz aveva letto che nel 1849 il generale Giuseppe Garibaldi, rimasto con soli 1500 uomini, a San Marino, prima di proseguire li aveva resi liberi con un o.d.g. [ordine del giorno]: “Militi, io vi sciolgo dall’impegno di accompagnarmi. Tornate alle vostre case; ma ricordatevi che l’Italia non deve rimanere nel servaggio, e nella vergogna!”. Costretto a sbarcare a 8 chilometri da là, aveva lasciato gli ultimi 250 fedelissimi, per inoltrarsi con Anita, in avanzato stato di gravidanza e in precarie condizioni di salute, e con un fidato luogotenente, tra canneti, macchie e valli [quelle di Comacchio]: i tre profughi avevano trovato rifugio in una povera capanna sul Lungomare Italia, una tipica via di una tipica località balneare, con case carine e meno carine, orrendi palazzi di architetti per forza, bar, ristoranti, alberghi, negozi di souvenirs e di attrezzature per la spiaggia, parchi-giochi per bambini e ragazzi, ce n’era uno con la panoramica di una contrada con Biancaneve e i Sette Nani in miniatura. All’angolo: un noleggiatore di biciclette scassate. Però per un tratto verso il viale Francia, dalla parte opposta, la via era tenuta bene, con pini marittimi lungo entrambi i lati. Franz e Franz avevano scattato alcune foto-ricordo con il flash, ci erano andati dopocena:  l’abituro era conservato bene, con due placche commemorative, in esaltazione della libertà e della democrazia.

Lido di Volano
[Ferrara]

La prima volta con una signora, in macchina, la sua macchina, volontaria nella progettata fondazione di un’abbazia per non credenti, dei nostri eroi, che vi avevano individuato il luogo ideale per trascorrervi il resto dei loro giorni, in viaggio in una porzione di Terra [la Discarica dell’Universo], un itinerario come un circolo vizioso dentro la propria mente e la propria spiritualità. Gli aveva mostrato [aveva mostrato loro], dal ponte sul Po di Volano, le casette dei pescatori, il nucleo storico del paese.

La seconda volta in bicicletta dal Lido delle Nazioni, attraversando due porzioni di pineta, quello che restava di quella famosa ed estesissima di Ravenna, con una sosta su una piccola spiaggia. Un lunghissimo pontile si inoltrava sul mare, con un belvedere sull’estremità, una pacchia per i pescatori con la rete, e le panchine occupate da persone mature in vacanza, nelle seconde case si affidavano i bambini ai nonni, era una località povera, senza nemmeno un albergo e tantomeno una discoteca o una sala-giochi.

La terza volta, in fine week-end, prima di riprendere la Strada Romea: finalmente, dopo il tempo variabile e i temporali, le pioggerelle, una bella esposizione al sole [il sole una pennellata tossica], passeggiate sulla battigia e nelle retrovie, lungo un viottolo non  frequentato dove si era inoltrata una compagnia di ciclisti: ma forse [essi] cercavano l’altro percorso, che li avrebbe condotti in luoghi reclamizzati.

Codigoro
[Ferrara]

Franz e Franz cercavano l’assassino del loro lontano parente lungo il percorso che conduceva i pellegrini dal Lido di Volano verso Codigoro [si presumeva che si fosse infiltrato fra i devoti, fingendo una religiosità che non aveva, facendosi passare per un bravo padre di famiglia,  secondo certe voci sembrava che si fosse dato alla politica, ovviamente di “centro” o di “centro-destra”, la sua bandiera era l’ipocrisia di Tartufo], e quindi appariva  doverosa una sosta nell’abbazia benedettina di Pomposa, un complesso abbaziale fra i più importanti dell’Italia del Nord, nel medio-evo vi risiedevano i monaci amanuensi, là il monaco Guido d’Arezzo aveva inventato le note musicali moderne  [cfr. google].

Il Delta del Po aveva un fascino particolare, vi si immaginavano la malaria e l’impaludamento, e soprattutto le nebbie, perfino in una piena estate dei tempi moderni. Si insinuavano nella mente parole come “bassa”, “zona depressa”, “miseria”, eppure vi si immaginava una vitalità segreta, la ripresa culturale ed economica, turistica, in un nuovo inizio storico. Infatti, Franz e Franz cominciavano a progettare in quella contrada la fondazione di un monastero per non credenti [a dire il vero, uno era credente, l’altro agnostico, quindi si sarebbe dovuto trovare una sintesi, ossia l’ideazione di un’abbazia di nuovo tipo], dove produrre frutta e verdura in un giardino recintato [hortus conclusus], la creazione di una micro-editoria auratica [non virtuale, da toccare con mano, dall’esemplare unico pre-gutenberghiano a una tiratura di poche copie, non reclamizzate dagli amici], suonando e cantando in modo primitivo, pensando prima dei pre-socratici. Un’impresa ardua. Tanto più che le illusioni difettavano, dappertutto si prendevano bidonate nei ristoranti [su un piazzale  molti negozi di souvenirs e punti-ristoro economici]. [nebbia velluto marcio]

Giancarlo Pavanello, Viaggioultima modifica: 2009-07-02T18:06:00+02:00da mangano1
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