da IL CORRIERE DELLA SERA
Dalla gioventù alla maturità creare resta una rivoluzione
Sono i giovani che producono il cam biamento nel campo del gusto e del costume. Lo producono giocando, facen do quello che gli piace, che li diverte, sen za domandarsi che conseguenze avrà su loro stessi, sugli altri e nel futuro. Non si può nemmeno dire che rischiano per ché non hanno ancora posizioni costitui te da difendere, relazioni istituzionali da infrangere. Nel secolo scorso sono stati i giovani ad animare i movimenti nazionalisti, comunisti, fascisti e nazi sti. E negli ultimi cinquant’anni a deter minare le mode musicali, dell’abbiglia mento e molte tendenze del gusto e della morale.
Ma altre trasformazioni non possono farle loro perché richiedono un sapere che si acquista con gli anni. Nella scien za, nella filosofia, nella letteratura, nel cinema i contributi più significativi, più rivoluzionari, vengono dati nella matu rità. Un’età in cui siamo più autocritici, temiamo di sbagliare. Pensiamo che Virgilio ad un certo punto voleva addirittu ra distruggere la sua «Eneide». Galileo ha riflettuto a lungo prima di pubblica re il «Dialogo sui massimi sistemi» non solo perché prevedeva reazioni negative da parte della Chiesa, ma anche perché, come scienziato, voleva avere prima pro ve inoppugnabili. Ma l’adulto ha anche dei dubbi morali perché si domanda qua le effetto può avere la sua opera sugli al tri. Freud è stato a lungo indeciso se pubblicare «Mosè e il monoteismo» per ché si rendeva conto che il libro poteva ferire gli ebrei in un periodo in cui subi vano una spaventosa persecuzione. Per ciò lo ha pubblicato solo nel 1938, appe na prima di morire.
Nel campo scientifico lo studioso è fe lice quando sa che la sua opera ha effet ti benefici, come è accaduto a Fleming con la scoperta della penicillina. Ma quando ha effetti negativi o devastanti se ne sente responsabile. Oppenheimer, dopo aver diretto il progetto Manhattan che ha creato la bomba atomica, ha avu to una gravissima crisi morale. Nel cam po filosofico e letterario un autore che scrive un’opera rivoluzionaria la pubbli ca solo quando si è convinto che vale e non appartiene più a lui stesso, ma al mondo. Nabokov non sapeva decidersi a dare alle stampe il suo capolavoro «Lo lita ». Lawrence era incerto se pubblica re «L’amante di Lady Chatterley», che gli avrebbe procurato critiche di ogni ti po. In sostanza l’autore adulto, a diffe renza del giovane, esercita un autocon trollo e talvolta una autocensura che in certi casi è opportuna, ma che può an che inibirlo nei momenti più creativi.
Francesco Alberoni
14 luglio 2009