Il vino Forse perché di solito
dei poeti lavorano di notte
in un orizzonte astratto
di matite e di città
e conoscono ciò che sussurrano
i portacenere
si abbandonano ostinatamente
all’onda del vino
fino a perdersi in un sospiro confuso
da cui nascerà la parola
che risplenda esatta
la parola non voluta
come il colore del papavero
nei campi dell’estate
Il vino E perché il vino
dell’amore è luce e rugiada
io ti dico osserva
i nostri due bicchieri
nella latitudine incantata
dei tavoli
e mentre la notte rotola
sui suoi cavalli lontani
non ascoltare quel che dice
il vento che passa
ma spogliati lentamente
finché i nostri due corpi
si uniscano in un unico fiume
che è luce
che è luce
Il vino E così uniti dagli occhi
della solitudine all’anima
tu ed io ce ne andremo
pieni di leggende e di tazze
perché non voglio ricordare
quello che può essere
di un uomo solo
che da un bicchiere all’altro
insegue la sua vita
sullo zinco di un bar
ascoltando il ticchettio
di una pendola sconnessa
e alzando lo sguardo
ogni volta che una porta
cigola
Il vino Che parole e che favole
della giovinezza sui nostri tavoli ardenti
e come brillavano gli occhi
Il tempo non era mai abbastanza
fra un discorso e l’altro
e la bottiglia sul bicchiere
aveva quel suono misterioso
che faceva passare
di fronte ai nostri sguardi perduti
tutte le figure delle carte
che ancora
non erano state distribuite
Il vino Gli amici si ritrovano
dell’amicizia sulla sponda dei tavoli
e i bicchieri che si urtano
in un lampo breve
sono la cifra del loro sorriso
Si confidano segreti maliziosi
i capelli delle donne
il numero incantato
della loro allegria
e nel giro dei bicchieri
sono sempre sul punto
di partire insieme
per paesi scintillanti
Alla fine
si sentono talmente forti
che le loro avventure
irrimediabilmente finiscono
in una pisciata spavalda
contro i muri della notte
Il vino Ma mai dimenticherò quel vecchio
del coraggio e il suo sorriso calmo
seduto a bere un retsina
con la dignità del suo vestito sfoderato
troppo largo
troppo liso
nella Grecia torturata
dell’anno 1970
Quando la ronda che lo veniva
a cercare
passò come un vento gelido
fra i tavoli dei turisti
che commentavano la geometria solare
del Partenone
si alzò senza fretta
e portando il bicchiere alle labbra
à la liberté
brindò rivolto alla sala
in un francese che ci fece male
Il vino Si incontrano preferibilmente
degli esuli in certe taverne vicino ai porti
come se la loro esistenza
si fosse impietrita
nell’attimo della separazione
Bevono senza parlare
ognuno fissando il bicchiere
finché d’improvviso
qualcuno comincia a cantare
lentamente
sottovoce
e ad uno ad uno gli altri
fanno coro
in una musica lunga
come di lamento
Il vino Sulla tavola per tutti
della libertà girerà il nostro vino
una risata adolescente
che ci scenderà nella gola
e ci farà abbracciare
e come il fiore dei sentieri
getta le sue radici fra i sassi
dopo aver percorso tutte
le strade della notte
ci ritroveremo
al crocevia dell’alba
con l’allegria dei pellegrini
che si incontrano
in un luogo santo