i 25 GRANDI VECCHI

I 25 “GRANDI VECCHI”

Pubblicato il 09/12/2010 alle 07:49 nella categoria: News
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Siamo in piena crisi. Di governo, di condizione economica, di
prospettiva politica. Chi è nato dopo il 1 gennaio 1970 fa da
spettatore. Gli attori protagonisti sono altri e sono vecchi. Sono
personaggi da cui non ci si può aspettare niente di buono perché nulla
di buono hanno combinato in questi anni che hanno accompagnato
l’Italia al disastro. Proviamo a guardarli in faccia, uno per uno,
senza fare sconti a nessuno, senza ragionare per appartenenze,
provando a giudicare i nudi fatti.

Il protagonista assoluto si chiama Silvio Berlusconi. Il prossimo 29
settembre compirà settantacinque anni, è stato un abile costruttore,
un imprenditore della comunicazione di grande successo, infine
l’assoluto dominatore della scena politica degli ultimi sedici anni:
sempre border line, sempre con guai giudiziari non da poco, prova
ultima ne sia la condanna subita dal suo amico e sodale Marcello
Dell’Utri in un processo in cui è risuonata la parola mafia troppe,
troppe volte. Le motivazioni della sentenza d’appello di condanna per
il senatore berlusconiano, appena rese note, suonano come qualcosa che
in altri paesi sarebbe intollerabile. Ma siamo in Italia. E così
Berlusconi con il suo Pdl andato in frantumi si prepara all’ennesima
sfida della sua vita: provare, prima di tutto a se stesso, che è in
grado di vincere sempre e comunque. Alla faccia delle voci, delle
mogli che se ne vanno, dei miracolati che tradiscono, delle Ruby e dei
bunga bunga. Il 14 dicembre prossimo Berlusconi si presenterà in
Parlamento per chiedere la fiducia al suo governo. Ed è certo di
ottenerla.

Chi potrebbe staccargli la spina è il suo migliore amico politico,
Umberto Bossi, che compirà settant’anni il prossimo 11 gennaio. Un
vecchio leone lesionato anche nel fisico, ma sempre alla guida
dell’esercito in crescita della Lega Nord. In un gioco delle parti con
il Cavaliere è quello che grida: elezioni, elezioni. E potrebbe
prendersi l’incarico di essere colui che formalmente dichiara la fine
della legislatura, per andare a raccogliere una valanga di voti
settentrionali alle elezioni politiche anticipate di primavera. Sì, ma
per farci cosa?

Probabilmente per sbarrare la strada a quell’ambizioso “ingrato” di
Gianfranco Fini, che si è fondato finalmente il suo partito personale
come regalo di compleanno, che cadrà il 3 gennaio e segnerà il suo
ingresso nel sessantesimo anno d’età. L’età in cui non si può più
aspettare. Fini per fare il salto da eterno numero due a numero uno
non ha esitato ad accoltellare colui che l’aveva salvato nel 1993
dalla marginalità politica: quel Silvio Berlusconi, appunto, con cui
però ora lo strappo non è più in alcun modo ricucibile.

Chi invece vorrebbe ricucire qualche tessuto per salvare la
legislatura è Massimo D’Alema, sessantadue anni il prossimo 20 aprile,
sempre tentato dalle manovre di palazzo, in cui tutti possono essere
utili, in alcune fasi anche il Cavaliere. D’Alema è il vero leader del
Partito democratico, può contare su una forte pattuglia di
parlamentari fedeli, che faranno di tutto per evitare l’interrompersi
della legislatura, con le più svariate motivazioni. Perché può andare
bene tutto, ma il giudizio popolare per questa sinistra democratica e
“riformista” rischia di essere molto ma molto pesante.

Berlusconi, Bossi, Fini, D’Alema: i quattro moschettieri che si
sfidano in un duello mai mortale. Hanno sul groppone ventotto
legislature in quattro. Tre di loro hanno fatto nella vita solo
politica. Mai un lavoro vero (il giornalismo di partito va escluso) e
dunque questi quattro vecchietti si trovano a loro agio solo in questo
agone. Ma c’è qualcuno che può realisticamente credere che sia nelle
mani di uno di questi quattro la soluzione per la crisi del paese? C’è
qualcuno che veramente crede che uno di questi quattro possa rendere
meno faticosa la vita di un under 40 precario che tira avanti con
mille euro al mese, senza alcuna prospettiva?

Carissimi moschettieri. Siete vecchi. E non siete lì per caso. Siete i
vecchi rappresentanti di un sistema di potere vecchio, gerontocratico,
pesantissimo e pervasivo. Non per caso pubblichiamo qui l’elenco dei
venticinque “grandi vecchi” italiani. Scorrete i nomi, ci troverete
tutto il gotha del sistema politico, imprenditoriale, finanziario,
bancario, culturale, editoriale e persino dello spettacolo italiano.
Questo è il paese dove finanche il conduttore della più importante
manifestazione musicale ha più di sessantacinque anni. Questo è il
paese che nel nucleo duro del potere che conta tiene solo grandi
vecchi, persone cioè che conoscono tutto di tutti, ipernavigati e
capaci di gestire i punti di debolezza altrui. Questo sistema
reticolare impedisce al nostro paese di spiccare il volo verso un
futuro decente.

Sono fasi cicliche. Dopo una lunga stagnazione arriva sempre una
cesura generazionale. E in questo paese dove le cento testate più
diffuse sono tutte dirette da over 40 (con la lodevole eccezione di
Mario Calabresi direttore de la Stampa), dove tutti i presidenti di
regione sono over 40, dove gli under 40 che sono oltre ventotto
milioni di italiani possono contare su una rappresentanza parlamentare
di appena il 6.2% di eletti, il tempo della cesura generazionale è
certamente arrivato.

E’ accaduto in Gran Bretagna prima con Tony Blair e la stagione del
New Labour poi con i conservatori di David Cameron. E’ accaduto negli
Stati Uniti prima con Bill Clinton e poi con Barack Obama, è accaduto
in Spagna con Zapatero e in Francia con Sarkòzy. Accadrà anche da noi.
E non per un motivo meramente anagrafico. Ma perché per uscire dalla
crisi occorrono classi dirigenti che sappiano interpretare il tempo
presente. Che sappiano ripartire i sacrifici in maniera più equa
rispetto alla colossale ingiustizia generazionale che viene perpetrata
oggi ai danni di chi è nato dopo il 1 gennaio 1970. Che sappiano
investire in sviluppo e ricerca, cercando le risorse nelle aree della
spesa improduttiva, a partire da quella previdenziale che in Italia
assegna oltre cinque milioni di pensioni da più di millecinquecento
euro al mese, mentre un lavoratore con meno di quarant’anni ha un
salario medio inferiore ai milleduecento euro al mese.

Questo dominio dei grandi vecchi non può durare ancora a lungo. Per
questo il voto parlamentare del 14 dicembre è in fondo un evento
marginale. Perché gli attori sono sempre gli stessi e nessuno di loro
può portarci fuori dalla crisi. E allora che se la cantino e se la
suonino. Noi, qui, da questa navicella pirata targata The Week e
popolata solo da under 40, li guarderemo volentieri affondare nelle
loro infinite contraddizioni, nelle giravolte, nelle paure. E
ovviamente lavoreremo per costruire un’alternativa, che sarà
generazionale perché al paese serve una svolta in questo senso, come
negli altri paesi del mondo che abbiamo elencato.

Nei prossimi numeri indicheremo una serie di analisi e di proposte di
contenuto per andare davvero oltre questa pagina stantia offerta dalla
decrepita classe dirigente, lo ripetiamo, non solo della politica
italiana. Sono decrepiti i vertici istituzionali, sono decrepiti i
vertici dell’imprenditoria e dell’editoria, della magistratura
giudicante e del sistema bancario, della baronia universitaria e delle
cricche mediatico-culturali: personaggi che non possono portare
l’Italia nel futuro. Non ne hanno il passo, non ne hanno la forza. I
più lungimiranti dovrebbero aiutare le giovani classi dirigenti ad
emergere e non chiudersi nel loro egoismo, nel loro desiderio insano
di perpetuare il proprio potere. Ma questo è un paese di padri poco
generosi. E di figli piuttosto pigri. The Week si prende l’incarico di
sferzare i primi e di svegliare i secondi. Speriamo di farcela. Non

per noi, ma perché è assolutamente necessario.

CENTO GIORNALI, UN DIRETTORE UNDER 40
Analizzando le cento testate più diffuse in Italia (quotidiani,
telegiornali, settimanali, mensili) si scopre che solamente una è
guidata da un giornalista nato dopo il 1 gennaio 1970: si tratta de la
Stampa di Torino diretta da Mario Calabresi nato il 17 febbraio 1970.
Fino al 2009 in questa speciale classifica dei direttori più giovani
seguiva Mario Giordano, classe 1966, direttore de il Giornale, rimosso
per far posto a Vittorio Feltri di ventitré anni più vecchio.

VENTI REGIONI, NESSUN PRESIDENTE UNDER 40
I presidenti di Regione sono tutti piazzati ben prima la barriera di
nascita al 1 gennaio 1970. Il più giovane è il presidente della
regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che proprio qualche giorno fa,
il 21 novembre, ha compiuto quarantaquattro anni.

VENTI CITTA’, UN SINDACO UNDER 40
Nelle venti città capoluogo di Regione tutti i sindaci sono nati dopo
il 1 gennaio 1970. L’unica eccezione è rappresentata dal leader dei
“rottamatori” del Partito democratico, il coraggioso sindaco di
Firenze, Matteo Renzi, che il prossimo 11 gennaio compirà trentasei
anni.

945 PARLAMENTARI, 59 UNDER 40 (6.2%)
Su 945 parlamentari eletti alle ultime elezioni politiche, quelli nati
dopo il 1 gennaio 1970 sono stati 59, pari al 6.2%. Gli oltre ventotto
milioni di italiani nati dopo il 1 gennaio 1970 rappresentano il 48%
della popolazione del nostro paese.

I 25 GRANDI VECCHI ITALIANI
1. Francesco Amirante presidente della Corte costituzionale compirà 78
anni il 13 aprile

2. Angelo Bagnasco presidente della Conferenza episcopale italiana
compirà 68 anni il 14 gennaio

3.Luciano Benetton presidente del gruppo Benetton compirà 76 anni il 13 maggio

4. Umberto Bossi leader della Lega Nord e ministro delle Riforme compirà
70 anni il 19 settembre

5. Giovanni Bazoli presidente della sorveglianza di Intesa San Paolo
compirà 78 anni il 18 dicembre

6. Silvio Berlusconi presidente del Consiglio compirà 75 anni il 29 settembre

7. Corrado Calabrò presidente dell’Authority per le telecomunicazioni
compirà 76 anni il 16 febbraio

8. Francesco Caltagirone presidente di Caltagirone spa compirà 68 anni il 2 marzo

9. Andrea Camilleri autore dei libri più venduti in Italia compirà 86
anni il 6 settembre

10. Fedele Confalonieri presidente di Mediaset compirà 74 anni il 6 agosto

11. Carlo De Benedetti presidente del Gruppo espresso compirà 77 anni il 14 novembre

12. Leonardo Del Vecchio presidente di Luxottica compirà 76 anni il 22 maggio

13. Paolo Garimberti presidente della Rai compirà 68 anni il 2 febbraio

14. Riccardo Garrone fondatore e presidente onorario di Erg compirà 75
anni il 23 gennaio

15. Cesare Geronzi presidente di Generali compirà 76 anni il 15 febbraio

16. Pier Francesco Guarguaglini presidente di Finmeccanica compirà 74 anni
il 25 febbraio

17. Gianni Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio compità 76
anni il 15 aprile

18. Salvatore Ligresti patron di Premafin e presidente onorario di
Fondiaria compirà 79 anni il 13 marzo

19. Ernesto Lupo primo presidente Corte di Cassazione compirà 73 anni il 12 maggio

20. Piergaetano Marchetti presidente di Rcs Mediagroup compirà 72 anni il
30 novembre

21. Gianni Morandi prossimo conduttore del festival di Sanremo compirà 66
anni il 18 dicembre

22. Giorgio Napolitano presidente della Repubblica compirà 86 anni il 29 giugno

23. Alessandro Ortis presidente dell’Authority per l’Energia compirà 68
anni il 12 agosto

24. Carlo Rossella presidente di Medusa Film compirà 69 anni il 19 ottobre

25. Umberto Veronesi oncologo e presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare
compirà 86 anni il 28 novembre

i 25 GRANDI VECCHIultima modifica: 2010-12-14T22:42:15+01:00da mangano1
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