Ennio Abate,DAN-NAZIONE INGLESE-INDIANA!

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Ennio Abate
Pubblicato 14 febbraio 2011 alle 12:43  sul sito di NAZIONE INDIANA
DAN-NAZIONE INGLESE-INDIANA!
Samizdat di E.A.

Caro Andrea Inglese,
mi scuso per questa mia incursione incivile in Nazione Indiana. Le cose fuori dai denti che di seguito dirò forse oggi ti entreranno da un orecchio e usciranno dall’altro, ma io le invio a quel giovane che avevo conosciuto come studioso di Fortini e di Majorino, due scrittori vecchi più di me, ma che, in misura diversa e con scelte politiche e stilistiche diverse, non si erano/sono assoggettati alla democrazia pluralista di cui in questo sito senza bussole si discute.
La tua «poesia civilizzata/ in lingua umana, tutta scaturita da dentro», con il suo «contenuto» pur esso «in lingua umana», non mi è piaciuta. È ben scritta. Si “capisce” dall’inizio alla fine. Ma che me ne faccio della forma “bella” e “comunicativa”, se trasmette il pessimo e falso (per me) messaggio politico che in Egitto, con l’aiuto di Obama e degli USA, il “popolo” o “la gente” ««si fa la democrazia da sola», come se fosse in un paese liberato dai suoi invasori o dittatori?
Sì, forse non t’intendi di «diplomazia e geopolitica», ma se si decide di scrivere di certe cose, poeta o non poeta, bisogna un po’ conoscerle Tu hai deciso di parlare in poesia            dell’Egitto d’oggi. Bravo. Alla realtà, alla politica, alle guerre in corso, ai drammi della Tunisia, dell’Egitto, dei palestinesi, ecc. tanti poeti lotofagi neppure ci pensano. Scusandosi e purtroppo scusati in nome della Poesia. Tu, invece, ne parli. E te ne do merito. Ma in che modo? Che escamotage inverosimile ed equivoco, è questo tuo parlarne mimetizzandoti nell’ideologia di «un tipo qualunque», di «un uomo medio irresponsabile» che dice di non preoccuparsi dei «fratelli musulmani»! Credi di farti ascoltare di più dai veri tipi qualunque e uomini medi irresponsabili che si fanno difendere dai «bossi borghezio dell’utri e ghidini» o li votano comunque come il male minore?
Spiegami poi, per favore, dove la vedi tu questa «cacciata dello zio»? Mubarak («lo zio di Ruby») ha manovrato, patteggiato, sistemato in segreto i suoi affari, puntato i piedi, ricattato ed è uscito di scena (e ancora non sappiamo bene perché), non senza aver lasciato la sua brava scia di sangue; e tu parli di «cacciata»? A me pare una cazzata. E il vero zio, di cui dovremmo preoccuparci di più, lo zio Sam (Usa), tu lo esalti o gli dici pure: Bravo! Bravo! Perché lui, sì, avrebbe mostrato « una certa reattività almeno retorica/ almeno simbolica» (quella che piace tanto ai letterati!) e che «negli europei poverini/ è andato perduta»?
Ma come ignorare che l’obiettivo perseguito da Bush con la guerra (il bastone) Obama continua a perseguirlo con guerre e belle parole? E che la “democrazia” imposta con la guerra “umanitaria” è lo stesso sistema di dominio che Obama continua a voler imporre in Nord Africa, in Medio Oriente, con gli intrighi, l’appoggio strumentale alle dissidenze più o meno spontanee e il restauro di dittature fino a ieri coccolate ma ormai inservibili e agli sgoccioli? C’è bisogno di essere raffinati geopolitici o geostrateghi per vedere come gli USA manovrano tutto sommato ancora indisturbati quanto c’era da manovrare nell’evento egiziano prima, durante e in vista del dopo di cui nessuno sa.
Dove la vedi, scusa, questa «gente» che««si fa la democrazia da sola»? Io vedo minoranze, certamente coraggiose e ammirevoli ma senza guide politiche (che non s’improvvisano dall’esterno, che non basta siano intellettuali di fama internazionale). Vedo preoccupato che o per ingenuità e inesperienza o per necessità (in mancanza di meglio) sono costrette a fidarsi o a subordinarsi a quello stesso esercito fino a ieri al servizio di Mubarak e che è stato formato, addestrato, equipaggiato, finanziato ed è ancora teleguidato dagli USA. Hanno il coraggio, hanno l’entusiasmo (sono giovani) queste minoranze, ma – ahimè! – non hanno teste politiche pensanti e forze militari che rispondano ai loro bisogni.
Dove lo vedi, allora, questo «popolo», che avrà, sì, «rotto i coglioni» per un po’ di giorni «a tutta l’intelligence araba israeliana statunitense europea», ma non ha rotto una sola rotellina della macchina statale egiziana-statunintese, che appena riassettata e rodata gli farà nuovamente la «festa», prevedibilmente non «democratica»? E del resto come potrebbe farlo se, appena stava aprendo gli occhi, glieli incerottano con promesse di elezioni e altre fetenzie del genere, con noi qua ad applaudire perché fanno la”rivoluzione”?
Come si fa ad essere contenti per come stanno andando le cose in Egitto o in Tunisia (o qui da noi)? Come si fa a scrivere che la democrazia dovrebbe essere «bella anche quando ce l’hanno gli altri», come se tu/noi qui ce l’avessimo? (Ce l’abbiamo, sì, quella parlamentare, con tanto di voto, ecc. Non faccio il pignolo. Ma a cosa si è ridotta?)
E tu sei contento perché gli esperti (consulenti militari statunitensi, polizie politiche etc) «c’hanno i coglioni girati»? Ti contenti di poco. Una volta non si era contenti fino a quando certi coglioni non fossero stati tagliati o resi inoffensivi. Sei contento perché « le cancellerie europee hanno dovuto/ riscrivere ponderando un sacco di discorsetti»? Ma è il loro mestiere. Sei contento e giudichi «un discorsetto che fila» il seguente da te citato:

“La Commissione europea crede fermamente che lo stato di diritto, il rispetto dei diritti fondamentali, elezioni libere ed eque, una democrazia pluralista poggiante su una società civile attiva, sono i migliori strumenti per raggiungere stabilità e prosperità.”

Un discorsetto che fila? Ma lo vedi/ lo vediamo a chi dà stabilità e prosperità questa «democrazia pluralista» ? Qui da noi e non solo nell’ex Egitto di Mubarak e in quello che i suoi soci stanno preparando? E che brutto slogan da terzomondismo spompato hai tirato fuori: «“egiziani fateci sognare/ toglieteci un po’ dalle nostre miserie». Fateci sognare? Ma se siamo sempre a sognare! Avessi scritto almeno: Fateci svegliare! Li vedi « felici come delle pasque»? Oggi. Aspetta tra qualche mese…

Un caro saluto
Ennio

Postilla:

Cari commentatori di Dann-Nazione Indiana,
ma perché esultate? Ah, sì capisco questa che vi dà Inglese è l’unica « lezione di democrazia» che potete accettare. Per voi, cresciuti nell’antiberlusconismo alla Veltroni, alla            Bertinotti, alla Ferrero, l’«elogio ad una rivoluzione» va bene solo se, come ha fatto Andrea, non “scaturisce” « in una apologia della violenza». E se la “lezione” viene condita con una spruzzatina di «critica alla società occidentale in generale», un pizzico di «critica alla società italiana in particolare», una manciata di «individuazione della nostra piccolezza» e della «piccolezza dei meccanismi mediatici». Critica questa? Poesia civile o civilizzata questa? Riflessione « a più piani» questa? No, solo risata irresponsabile «per un paio di giorni» .
Sì, Stelvio [Di Spigno], questa è davvero «poesia extraterrena». Ma nel senso negativo che non tiene affatto i piedi per terra. È poesia «civilizzata», ma nel senso insopportabile del democratico politicamente corretto di moda solo nel pezzo d’Italia americanizzato e obamiano. Va’ oltre le «lunghe scansioni in prosa» di Andrea! Non tirare in ballo Pasolini e Fortini, come se fossero i gemelli Castore e Polluce. Non credo che questa poesia “civilizzata” sarebbe piaciuta a Fortini. Voi giovani, che pur ancora lo leggete, dimenticate sistematicamente che fu un comunista, un ammiratore di Lenin e alla cazzata della «democrazia pluralista», che voi osannate o alla quale vi siete abituati, non credeva. E, per favore, non mettete sempre in sordina il fatto che per tutta la vita fece il braccio di ferro politico e poetico con Pasolini, che aveva ridotto Gramsci in «ceneri».
L’unico posato e pensante (ma che ci fa in mezzo a voi una voce inascoltata nel deserto della vostra piccola democrazia da letterati un vero pellirossa tra tanti pelli-rosa?) mi pare Bugliani, che un po’ scettico dev’essere pure lui sulla panzana dell’ «insurrezione popolare» e che cautamente tenta di darvi la sveglia:

«Obama e il dipartimento di stato si stanno riposizionando, cercano di recuperare il loro predominio sull’area con giochetti d’ogni tipo, e israele fino a quando “subirà” gli eventi? e per seguirla, un po’ di visione politica sui conflitti geostrategici e sulla transizione mondiale alla multipolarità (che purtroppo non sarà indolore), dopo la decina d’anni di monopolarismo usa, bisognerebbe considerarla».

Ma voi volete sognare, cioè dormire, e tra i tanti salamelecchi e frivolezze che vi scambiate per e-mail su questo sito la sveglia neppure la sentite. Staccate Obama dall’apparato economico-industriale-culturale che lo tiene in vita e in alto e a cui deve rendere conto ad ogni passo di quel che fa (magari fino a un certo punto di quel che dice). E ne fate un eroe solitario e romantico « che ha voluto appoggiare la protesta» del popolo egiziano, come se fossimo nell’Ottocento. E che dire di questo commentatore            che esalta il« popolo» perché « dopo aver manifestato, sta ripulendo la piazza, i muri, i monumenti» come un buon ecologista europeo! Ma dai!
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La rivoluzione beffata
di Pietro Ancona – 13/02/2011

Fonte: medioevosociale

Spero che  si  analizzi a fondo  la rivoluzione egiziana, i suoi diciotto giorni, la gente che si è mobilitata e vi ha partecipato. E’ stata una rivoluzione pacifica, inerme, ma non incruenta. La polizia ha sparato. Trecento persone sono rimaste uccise, migliaia sono i feriti, non si sa quanti sono stati incarcerati e se sono tuttora dentro. Obama ha lodato il carattere pacifico della rivoluzione ma non ha detto una sola parola sui morti, sui feriti, sui prigionieri del Regime. La rivoluzione ha mostrato l’esistenza di una società civile ed è stata in gran parte sostenuta dalla borghesia delle professioni che si è legata  ai milioni di egiziani poveri e poverissimi del grande paese, culla della civiltà per migliaia di anni.. Questa società civile ha avuto due motori che l’hanno spinta in avanti: l’acculturazione dei giovani ed internet che hanno dato una coscienza più acuta e generale della sofferenza sociale e della mancanza di futuro in un regime corrotto in cui la maggioranza delle risorse è stata  accaparrata e divorata  da Mubarak e dai suoi cortigiani. Questo accaparramento dura da sempre, è stato protetto dalla sospensione dei diritti per il permanente di stato d’assedio con la complicità degli USA e dell’Europa che hanno  difeso fino a ieri Mubarak. La rivoluzione egiziana é  stata il più importante avvenimento del Mediterraneo dopo  la decolonizzazione e l’avvento di Stati sovrani al posto dei protettorati e degli ascari. Il tallone di ferro degli USA   pesa ed è riuscito finora a condizionare le scelte.  Le classi dominanti sono state legate agli USA e continuano ad esserlo. Si tratta di una influenza economica e militare derivante da una ideologia di suprematismo del capitalismo. Tutto il Nord Africa è lardellato da basi militari USA. Gli USA tengono il pianeta in stato d’assedio e con le loro mille basi militari, con le flotte e le portaerei presenti in tutti i mari del mondo sono in grado di intervenire immediatamente dappertutto. Questo dominio  è finalizzato alla soddisfazione di interessi nazionali statunitensi e non solo non garantisce la pace ma tende a provocare squilibri e guerre. 
Obama ha lodato ieri i militari i quali si sono affrettati a tranquillizzare Israele e lo stesso Pentagono con la conferma dei trattati internazionali. Certo la prosecuzione della politica di Mubarak verso la Palestina e di strangolamento degli abitanti  della striscia di Gaza non  porteranno  nulla di buono ed arrecheranno nuove tensioni. La rivoluzione è stata troppo concentrata sulle questioni interne e questo ne è stato il limite: non esistono questioni interne che possono essere separate dalla politica estera dell’Egitto. Non basterà certo tagliare le zone più corrotte del potere e della pubblica amministrazione per assicurare un futuro diverso.
La rivoluzione ha fallito. Ha fallito quando ha accettato di conferire all’esercito tutta la gestione della transizione. Avrebbe dovuto pretendere la costituzione di un Comitato composto dai rappresentanti di Piazza Tahrir ma è stato subìto  il monopolio dello Stato Maggiore  nella guida dei prossimi  mesi. Il prestigio ed il potere dell’Esercito è aumentato a dismisura. La rivoluzione è impotente e dovrà rassegnarsi a subire un nuovo padrone ed una situazione ben diversa dalla libertà e dalla democrazia agognate. l’Esercito non sembra ansioso di cambiare lo stato delle cose che ha condiviso per trenta anni con Mubarak e la sua corte.

Ennio Abate,DAN-NAZIONE INGLESE-INDIANA!ultima modifica: 2011-02-14T16:48:58+01:00da mangano1
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