VALTER VECELLIO La quotidiana shoah, tra l’indifferenza dei più e il silenzio di troppi

da NOTIZIE RADICALI

VALTER VECELLIO
La quotidiana shoah, tra l’indifferenza dei più e il silenzio di troppi

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07-04-2011
Chissà. Forse qualcuno potrà obiettare che la nota di oggi più propriamente la si sarebbe dovuta dedicare alle dimissioni di Cesare Geronzi dalle Generali, anticipata dalla stampa straniera e formalizzata ieri: dimissioni che lasciano chiaramente intravedere un braccio di ferro dove il sistema di potere berlusconiano non è estraneo, che accusa un colpo non indifferente; o alle polemiche sul Ruby-gate, il processo che si apre e si chiude in sette minuti, la barzelletta di un presidente del Consiglio che va in soccorso di una ragazzotta che nessuno ha spiegato come sia stato possibile si sia accreditata come “nipotina di Mubarak”,

e con il contorno di intercettazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Nicole Minetti, pubblicate dal “Corriere della Sera”: intercettazioni che non dovevano essere né messe agli atti né, tantomeno pubblicate; oppure quello che sta accadendo in Parlamento, con il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione sul cosiddetto “processo breve”, che – il forzista Maurizio Paniz può dire quello che vuole, ed è ammirevole che mentre lo dice riesca a non scoppiare a ridere – comporta un indubbio vantaggio per Berlusconi, soprattutto se si tiene conto di quello che contemporaneamente accade al Senato, una vera e propria manovra a tenaglia per salvare l’inquilino di Palazzo Chigi dai processi che lo riguardano.

Ci sono poi i sempre più manifesti e manifestati maldipancia della maggioranza. Berlusconi cerca di decongestionare la situazione dicendo ai suoi che ha “brevettato” il marchio del “bunga-bunga”, quasi ci sia qualcuno che gli contende il titolo. Fatto è che rumoreggia la Lega, al suo interno e dentro la maggioranza; la componente aennina in subbuglio; i “responsabili”, mai sazi…”Non ci ferma più nessuno”, dice Berlusconi. Lo diceva anche il macchinista del treno impazzito. C’è poi la tragedia al largo di Lampedusa, e la questione più generale degli immigrati: la prova provata del fallimento di Palazzo Chigi e del Viminale…Oppure l’anniversario del terremoto in Abruzzo: le tante promesse del presidente del Consiglio, e il poco, pochissimo fatto, e quello che è stato fatto discutibile, discutibilissimo. Ma di questo parlano un po’ tutti, e non mancheranno occasioni per parlarne anche noi.

Valter Vecellio

Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

Oggi, ancora, si preferisce invece richiamare l’attenzione su una questione che sembra interessare solo i radicali: il carcere, la giustizia, quella non “epocale”: i drammi e le tragedie che si consumano tutti i giorni tra il silenzio dei più e l’indifferenza dei tanti; e si capisce: non ci sono voti, non c’è potere da spartire. Solo diritti e diritto da tutelare, da difendere, da garantire.

L’occasione viene data da un’intervista che abbiamo letto su un quotidiano veneto, “Il Giornale di Vicenza”. Sabato scorso, si legge, cinque arrestati, stranieri alcuni dei quali provenienti da Lampedusa, non sono stati rinchiusi: la struttura soffoca, non c’era posto. E il direttore del locale carcere, Fabrizio Cacciabue, sospira: “Non posso fare castelli con tre letti e devo tutelare gli agenti”.

A questo punto conviene lasciare direttamente la parola al dottor Cacciabue: “Da quando sono a Vicenza, e ormai sono più di due anni, non ho mai visto tanti reclusi. Abbiamo avuti altri picchi però non di questa portata. Quando siamo arrivati a quota 383 ho dovuto avvisare il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto che raccoglie le case circondariali di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige e ancora il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria di Roma…Facciamo sempre più fatica anche perché ci sono protocolli precisi da seguire: i detenuti in attesa di giudizio non possono incontrare quelli già condannati magari nella medesima operazione di polizia. E, poi, ci sono tutta una serie di questioni, anche personali, che vanno garantite. Non tutti vanno d’accordo, per cui dobbiamo anche pensare alla tutela delle persone, all’ordine e quindi alla disciplina”.

Se il sistema non crolla rovinosamente, lo si deve al personale, gli agenti di polizia penitenziaria, sempre sotto organico, che operano “con molta professionalità e solidarietà. E questo all’interno di un carcere è un aspetto decisamente fondamentale”.

La situazione però è al collasso: tutto esaurito, “brandine, coperte, lenzuola. Non è possibile sistemare un terzo letto sopra i due a castello che esistono. Non ci possono essere limitazioni così importanti anche nei movimenti dentro una cella perché possiamo incorrere in gravi violazioni dei diritti umani”. E il famoso decreto sfolla carceri che risultati ha portato? “Su 37 detenuti che potevano usufruire degli arresti domiciliari, solamente 15 hanno potuto andarsene. Un decreto che ha avuto un effetto limitato, ma credo sia sotto gli occhi di tutti. Del resto, in pochi possono contare su un sistema di pena alternativo”. Gli stranieri sono la maggioranza dei detenuti: “Le percentuali non cambiano, sono la maggioranza: il 65-70 per cento. Arrivano in maggioranza dal Nord Africa, quindi Marocco, Algeria e Tunisia”.

Ecco, in queste pacate dichiarazioni del dottor Cacciabue c’è tutto, è la fotografia di una situazione generale. Si può cambiare il nome del penitenziario e del suo direttore, la città: l’altro giorno l’inascoltato allarme del garante dei detenuti del Lazio, prima ancora quello del segretario della UIL Penitenziari; e i quotidiani bollettini di “Ristretti Orizzonti”…Da una parte i radicali e pochi altri a dire che la prima riforma “epocale” dovrebbe e potrebbe essere l’abrogazione della Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, perché sono queste leggi criminogene ad aver potentemente contribuito a creare la situazione esistente nelle carceri. Dall’altra parte l’inerte ministro della Giustizia Alfano. Questa la situazione, questi i fatti.

va.vecellio@gmail.com

VALTER VECELLIO La quotidiana shoah, tra l’indifferenza dei più e il silenzio di troppiultima modifica: 2011-04-09T12:54:00+02:00da mangano1
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