L’italia In Sospeso
giovedì 29 settembre 2011, posted by khayyamsblog@gmail.com at 09:46
Questa estate l’Italia si è trovata in una fase di grande incertezza politica che ha avuto ripercussioni anche oltre confine, che ha contribuito a indebolirla nei mercati finanziari e quindi a mettere in subbuglio il resto della zona euro.
Il capo del governo, Silvio Berlusconi, sta bevendo fino in fondo l’amaro calice. Lui che nel 2008 aveva vinto facilmente le elezioni, che godeva di una maggioranza parlamentare assoluta e che poteva approfittare di un’opposizione lacerata, si è presto disilluso. La crisi finanziaria ha aggravato notevolmente gli scadenti risultati economici di cui soffre la Penisola da più di un decennio. Le rivelazioni sulla sua vita privata a partire dal 2009 l’hanno indebolito e hanno allentato il forte legame che si era creato tra lui, la Chiesa e i cattolici praticanti. Il conflitto con il suo ex-alleato, l’attuale Presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, che ha lasciato il partito fondato da entrambi nel 2010, l’ha danneggiato.
La popolarità del Cavaliere è in caduta libera, come testimoniano i sondaggi e le sconfitte elettorali subite nelle primarie nella primavera scorsa, in particolare la clamorosa perdita della “sua” città, Milano, e il suo fallimento nei referendum che hanno abrogato le leggi appoggiate dal suo governo e per le quali aveva invitato gli italiani ad astenersi. Nel suo stesso partito da tempo si fanno sentire alcune voci un po’ discordanti, ed è di dominio pubblico il conflitto tra Silvio Berlusconi e il suo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, uomo che gode di grande fama negli ambienti economici italiani e mondiali, e di cui [il premier N.d.T.] attualmente non può fare a meno.
Il suo alleato, la Lega Nord, ottenuti anch’essa deludenti risultati elettorali, alza i toni e gli invia chiari avvertimenti – per esempio votando in favore della sospensione dell’immunità parlamentare di Alfonso Papa, uomo del partito del capo di governo accusato di corruzione anche se il Presidente del Consiglio si era opposto a questa richiesta – oppure contestando certe misure di austerità che mirano a penalizzare una parte del suo elettorato popolare.
La maggioranza, guidata da due leader anziani dall’autorità barcollante, dà l’impressione di navigare a vista. Inoltre è continuamente divisa sulle questioni economiche: nel giro di alcune settimane il governo ha presentato almeno 5 piani anti crisi, spesso in contraddizione tra di loro, cosa che ha contribuito a sminuire ancor di più la sua credibilità, già molto debole, in Italia e nell’Unione Europea, sia sui mercati che nelle agenzie di rating. Quindi la questione della successione di Silvio Berlusconi diventa veramente impellente, tanto più che questi ha annunciato di non volersi ricandidare a fine legislatura nel 2013.
Nell’attesa, il premier è sempre al timone, ma fa sempre più fatica ad indicare una rotta che non sia quella di salvaguardare i propri interessi e sfuggire alle varie inchieste giudiziarie che lo riguardano e che lo minacciano. E questo proprio mentre la situazione economica e finanziaria è disastrosa. Il suo partito, il Popolo delle Libertà, guidato da Angelino Alfano nominato d’urgenza da Berlusconi che lo ha designato quale suo delfino, si sforza di organizzarsi per rendersi autonomo dal suo creatore.
Il secondo vecchio leader, Umberto Bossi, non riesce più a governare con il pugno di ferro la sua Lega Nord, ormai divisa nelle scelte strategiche tra una parte di seguaci che vorrebbero far crollare velocemente il governo per paura di perdere ancora voti e quelli che prima vorrebbero ottenere ciò che reclamano da tre anni, da quando sono entrati a far parte del governo, ossia il decreto per ottenere il federalismo fiscale.
Per il momento, la maggioranza parlamentare resta in piedi, anche se il cattivo umore di alcuni suoi rappresentanti si esprime con voti contrari a certi progetti di legge presentati in parlamento e attraverso grandi manovre per preparare il dopo-Berlusconi. Ma si rivela incapace di proporre riforme importanti che, tuttavia, la situazione molto preoccupante del paese esigerebbe, in particolare per rilanciare la crescita. Soprattutto, il fascino berlusconiano, già fortemente intaccato, si affievolisce sempre più. L’egemonia dei valori che il Presidente del Consiglio aveva instaurato si screpola senza che altri peraltro si facciano avanti; i suoi appoggi in seno alla società si sgretolano; sono sempre più numerosi, per esempio, gli imprenditori e i manager delusi dal berlusconismo.
I vari emendamenti finanziari adottati durante l’estate, che dovrebbero generare più di 54 miliardi di euro di risparmi, provocano l’aumento delle tasse e lo slittamento in avanti dell’età pensionabile, suscitano una vasta incertezza e numerose proteste. Il momento è quello dell’austerità, del rigore, e l’opinione pubblica è sul piede di guerra soprattutto quando scopre che la classe politica si è tenuta a debita distanza dai sacrifici, cosa che non fa che alimentare la sfiducia nei suoi confronti.
L’opposizione non approfitta automaticamente del malessere della maggioranza e dell’impopolarità del Cavaliere. Il Partito Democratico certo gode di una situazione interna migliore, dato che avanza dal punto di vista elettorale e nelle intenzioni di voto, senza ostentare peraltro un certificato di sana e robusta costituzione. In effetti, il vincitore delle elezioni amministrative di Milano, Giuliano Pisapia, non era il candidato prescelto dalla direzione del partito per le primarie, ma un outsider; a Napoli, il nuovo sindaco ed ex magistrato Luigi De Magistris, fa parte dell’Italia dei Valori, partito dell’ex giudice Di Pietro. Il Partito Democratico non è stato neanche il promotore dei referendum abrogativi di giugno. In uno sprazzo di responsabilità nazionale invocata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che è sceso in prima linea sui temi economici ed ha contribuito ad orientare la politica di governo, la formazione del centro-sinistra non è ricorsa alle abituali procedure parlamentari per rallentare l’adozione in luglio di una prima serie di misure drastiche di risparmio, denunciando apertamente il loro contenuto – in particolare le forti disparità sociali che esse creano – e votando contro.
Anche se reclama le dimissioni del governo e le elezioni anticipate, il PD resta diviso sulle alleanze e non sempre ha adottato un progetto innovatore e convincente. Pierluigi Bersani ha imposto in parte la sua autorità, anche se Walter Veltroni – leader del partito dal 2007 al 2009 – non ha rinunciato a riproporsi in campo, prospettiva che tuttavia non entusiasma. La formazione è messa a confronto con l’avanzata di Italia dei Valori, partito dell’ex giudice Antonio Di Pietro, che tenta di occupare più spazio possibile presentandosi a volte come formazione intransigente verso il governo o viceversa come interlocutore responsabile. La sinistra radicale tenta di riorganizzarsi attorno al Governatore della Puglia, Nichi Vendola. Riuscire ad offrire uno sbocco politico alla straordinaria dinamica di un parte delle forze vive del Paese – soprattutto i giovani e le donne, che possiedono un livello di istruzione elevato, che usano i social network e le grandi manifestazioni di piazza per organizzare mobilitazioni cittadine – costituisce una delle scommesse prioritarie delle tre grandi forze dell’opposizione. Tanto più che alcuni degli elementi di questa galassia si sono già lanciati in politica formando delle liste civiche che ottengono talora risultati sostanziali.
Infine, il terzo polo dello scacchiere politico, quello dei centristi, che riunisce numerosi leader politici – Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo – si sforza di influire nelle ricomposizioni politiche che si stanno creando e che nei prossimi mesi aumenteranno certamente.
Questi incerti giochi politici sono in contrasto con una società italiana sempre più preoccupata, non solo per la sua situazione materiale in rapido degrado, ma anche per il destino comune [della Nazione, N.d.T.]. E’ attraversata da movimenti in contraddizione, alcuni che spingono decisamente verso la divisione e la frammentazione, altri che cercano di reinventare nuove forme di solidarietà e di rivitalizzare la democrazia. Senza dubbio non è un caso che il Presidente della Repubblica emerga come figura della moderazione, della serietà, dell’unità e di un’italianità aperta all’Europa e al mondo e goda di una popolarità eccezionale. Mentre l’Italia celebra, con una certa enfasi, il 150° anniversario della sua unità, la questione della ricostruzione dei fondamenti del vivere comune è più che mai attuale.[original version]