Franco Romanò, Riflessioni inattuali

RIFLESSIONI INATTUALI
Franco Romanò

La dichiarazione congiunta di Merkel e Sarkozy di questa mattina ci aiuta a comprendere meglio cosa sta accadendo in Europa e in Italia.
Francia e Germania stanno studiando un modo di uscire dalla struttura euro come è stata pensata per varare un’Europa cosiddetta a due velocità. Ora si comprende meglio per quale ragione la Germania accettò l’idea di Draghi di tagliare il costo del denaro una settimana fa: misura sempre osteggiata dal governo tedesco, ossessionato dalle spinte inflazionistiche e non solo di crescita che tale misura comporta. L’accettò persino l’arcigno ministro delle finanze Schaubl, un cerbero con le orecchie foderate d’acciaio! Lo fece perché la cosa, in prospettiva, non riguarderà più la Germania, ma i paesi dell’area mediterranea. La Francia pensa di poter restare nell’area tedesca, ma quando i francesi vedranno cosa questo comporta in termini sociali e anche di rinuncia al loro mai sopito nazionalismo, non è detto che accettino supinamente.
Questo chiarisce meglio anche ciò che sta accadendo in Italia e, mutatis mutandi, ricorda assai eventi del passato recente e lontano. La pressione sull’Italia, del tutto illogica se si considera che siamo pur sempre la settima potenza industriale e che il 60% del nostro debito pubblico è nelle mani di investitori interni (a differenza della Francia, in cui le percentuali sono invertite), serviva ad altro e Berlusconi era un ottimo e ovvio pretesto, viste le caratteristiche del soggetto, su cui scaricano tutte le colpe; ma al tempo stesso, per trasformare insieme a lui l’intero paese nel capro espiatorio delle dissennate politiche di Maastricht: questa la prima fase. Facendolo cadere al momento massimo della pressione finanziaria sui titoli per mettere definitivamente fuori gioco la politica italiana, si inaugura la seconda fase, realizzando anche da noi il governo dei banchieri e della finanza, ancora imperfetto nel nostro paese, per via di peculiarità storiche che tutti conosciamo.
Infatti, puntualmente, dopo che Napolitano ha portato a termine l’opera con l’accelerazione imposta ieri e Berlusconi non serve davvero più, ecco che arrivano due dichiarazioni decisive: la prima è quella da cui sono partito, ma quella di ieri sera del Governo tedesco, ufficiale, è ancora più importante per capire il caso italiano. La dichiarazione è questa: “Lo spread fra i Cct italiani e i Bund tedeschi non è allarmante perché è lo stesso che esisteva prima del varo dell’Euro”. Capita l’antifona? Che problema c’è?: tornate a essere quello che eravate prima dell’euro.
In sostanza dopo avere distrutto e saccheggiato la Grecia, senza che vergognosamente nessuno alzasse un dito in tutta Europa (allineata e coperta dietro la foglia di fico dei conti truccati), all’Italia che non può fallire viene indicata la strada del doppio binario e del contemporaneo passaggio del governo dalle mani della politica a quella dei funzionari del capitale. Era prevedibile che la difesa dell’euro nell’area mediterranea avrebbe portato a lasciarsi imporre la sua fine dall’iniziativa franco-tedesca.

Un’altra strada c’era eccome ma nessuno l’ha voluta imboccare e ora è troppo tardi anche per chi l’aveva pensata (Alternativa, alcuni economisti e politici ecc.), almeno in questa fase, dove il pallino è saldamente nelle mani di chi ha condotto il gioco.
Per ora si può solo sperare che il disegno non vada in porto per una qualche ragione imprevedibile o per altre variabili che riguardano gli scenari geopolitici più ampi, ma è del tutto al di fuori della nostra portata. Tuttavia, poiché il cosiddetto governo mondiale sovranazionale è pur sempre una vecchia aspirazione utopica del capitale e non si è mai realizzato, sarà probabilmente così anche questo volta: ma per opporsi bisogna prima di tutto capire dove si va.
In Italia il “tintinnar di sciabole” di cui parlava Nenni nel 1964, ripetutosi in forme più cruente con la strategia della tensione e poi con le stragi di mafia del 1992, non è mai servito a effettuare il ‘golpe’, ma a condizionare sempre pesantemente soluzioni che tagliassero fuori dal governo le masse popolari. Oggi le sciabole che tintinnano non sono quelle dei generali dei carabinieri, ma quelle ben più sottili e affilate della finanza internazionale e delle sue pedine nazionali: il duo Napolitano-Monti è l’incarnazione perfetta di questo passaggio davvero epocale che lascerà sul terreno le spoglie di quel che rimane della sinistra italiana e dei suoi recenti riti americani: il culto delle primarie, il culto del leader senza nessuno dietro (che si chiami Vendola o Veltroni non cambia nulla). Rimarranno le macchiette alla Renzi e l’opposizione sarà rappresentata dal formidabile duo Bossi-Di Pietro, con codazzo di grillini, violini e ultra sinistri litigiosi e divisi.

Un’ultima riflessione sui movimenti. Il silenzio successivo alle manifestazioni del 15 ottobre ne riflette il parziale fallimento: non mi riferisco a quella di Roma ’sporcata’ dai cattivi italiani mentre nel resto del mondo sfilavano solo i bravi ragazzi (il che non deve essere inteso come una giustificazione degli imbecilli da stadio che hanno devastato Roma e messo a repentaglio l’incolumità fisica degli altri manifestanti), ma proprio al resto dell’Europa e del mondo. Le manifestazioni shopping del sabato pomeriggio, peraltro, sono proprio l’indice di una non capacità di incidere. Scisse dal momento del lavoro (precario o stabile che sia), le manifestazioni del sabato pomeriggio festivo, sono al massimo l’espressione di un sentimento o di un’opinione, non di una lotta, non di una politica che per essere seria deve essere fatta dal lunedì al venerdì.
Rimangono però delle isole importanti in tutto il mondo: No Tav, Okland, gli scioperi operai, gruppi solidali di mutuo soccorso, le riflessioni di genere che si collocano in un fronte anti liberista; gruppi ristretti e che continuano a pensare al di fuori degli schemi delle politiche imposte dalla finanza: tutti si sono dati appuntamento a dicembre, in Europa.
Occorre riprendere tutte le riflessioni maturate in questi due ultimi anni ma anche cercare forme di coordinamento, lasciandosi alle spalle la fiducia del tutto astratta nei movimenti, che di per sé non portano a nulla. Il problema è sempre quello di dar vita a soggetti politici lontani da quelli esistenti, ma soggetti, non aggregazioni casuali nate sulla spinta del momento. Tutto questo oggi avviene in condizioni peggiori di quelle di un anno o due fa, ma non vedo altre strade, a parte quella sempre possibile di un chiamarsi fuori del tutto, del ritiro consapevole e del silenzio.

Franco Romanò, Riflessioni inattualiultima modifica: 2011-11-13T15:34:48+01:00da mangano1
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