MARCO MAMONE CAPRIA,A proposito di Scienza, Politica e Democrazia

A proposito di Scienza,
Politica e Democrazia
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MARCO MAMONE CAPRIA*
06.02.2012

Il dibattito su scienza e democrazia promosso dalla Fondazione Diritti Genetici. Dopo un articolo di Mario Capanna, ogni lunedì un intervento di risposta. Oggi Marco Mamone Capria: chi usa la scienza?

Le opinioni di un cittadino, nelle nostre società, sono libere: se pensa che gli asini volano o che il volo delle streghe su un manico di scopa è impossibile, nessuna istituzione lo perseguiterà per questo. Com’è noto, ciò non è sempre accaduto: in tempi e luoghi non molto lontani se qualcuno era accusato di avere opinioni in contrasto con i dogmi della chiesa cattolica, o – per citare un altro esempio storicamente significativo – con i principî del materialismo dialettico, poteva essere inquisito e punito.
Invece l’uso delle opinioni (inclusa la loro comunicazione) non è affatto libero nemmeno oggi e negli stati “occidentali”: se chi pensa che gli asini volano è un maestro di scuola e intende insegnarlo alla sua classe, glielo si impedirà e, qualora insista, sarà colpito da misure disciplinari.
Si può dire che questo stato di cose è abbastanza ragionevole: gli asini non volano, ed è quindi giusto che a chi nutre la bizzarra opinione contraria si impedisca di insegnarla ai nostri figli. Il problema è che accanto a tesi sulle quali praticamente non c’è mai stato alcun dubbio e altre su cui oggi ci sono relativamente pochi dubbi (per esempio quelle relative alla forma della Terra), ce ne sono molte altre che godono di due proprietà:
1) sono controverse;
2) il loro riconoscimento ufficiale (o quello della loro negazione) ha importanti conseguenze socio-politiche.
Che cosa intendiamo quando diciamo che una certa tesi è “controversa”? La forma impersonale di questa espressione nasconde una seria difficoltà concettuale: come si identificano i soggetti qualificati a partecipare a una controversia in un certo campo del sapere? In effetti una tesi non è considerata come “controversa” per il solo fatto che c’è qualcuno che ne dubita. È necessario che i dubbi siano avanzati da una persona di riconosciuta competenza. In questa locuzione entrambe le parole sono problematiche.
Vedremo che gli sviluppi di questo tema ci porteranno a comprendere la natura di quella forma di idolatria della scienza (lo scientismo) che è oggi una delle principali ideologie con cui si puntella il rapporto squilibrato tra governati e governanti, visti, questi ultimi, in quanto affetti da una insuperabile minorità intellettuale e trattati come tali.
Le nostre società hanno elaborato procedure di certificazione (di solito collegate a esami e concorsi pubblici) per mezzo delle quali un cittadino può ricevere un titolo che lo inserisce stabilmente in una comunità di persone riconosciutamente (o ufficialmente) competenti in qualche materia. Con poche eccezioni, tali persone fanno un uso professionale della loro riconosciuta competenza, e appartengono a una corporazione (che spesso ha anche una veste istituzionale come “ordine”, “federazione”, “unione” ecc.) la quale è in competizione con altre per tenere alto il proprio prestigio sociale. In campo scientifico sono questi professionisti ad essere definiti, comunemente, scienziati.
Un non scienziato — un laico, come diremo — può essere di fatto altrettanto o anche più competente di uno scienziato su qualche tematica, ma nel dibattito pubblico la sua opinione conterà di meno, e di solito molto meno. Sono solo le opinioni degli scienziati che possono far dichiarare aperta o chiusa una controversia scientifica: le opinioni degli altri – favorevoli o contrarie che siano – non godono di tale privilegio.
 
*Dipartimento di Matematica e Informatica
Università degli Studi di Perugia

MARCO MAMONE CAPRIA,A proposito di Scienza, Politica e Democraziaultima modifica: 2012-02-08T15:24:51+01:00da mangano1
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