Aldo Giannuli,Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?

Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?

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Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?

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Il mio precedente intervento sul Movimento 5 Stelle ha scatenato subito un dibattito molto nutrito ed acceso nel blog. Nell’impossibilità di rispondere a ciascuno, farò delle considerazioni generali, per parlare poi del possibile futuro del movimento. Gli interventi sono stati di tono molto diverso, alcuni più intransigenti altri più pacati, ma nel complesso mi sembra che abbiano riflesso da un lato le speranze e gli entusiasmi di chi segue Grillo ed i suoi e, dall’altro quella antipatia di quasi tutta la sinistra. E le recriminazioni reciproche non sono mancate: da un lato c’è chi rimprovera ai grillini  il “culto della personalità” del “capo”, l’intolleranza verso chi avanza critiche (sottolineando tutti gli interventi più intemperanti; e ce ne sono stati anche in questa sede), i rapporti con la “Casalecchio” come sintomo quantomeno di una ambiguità e ne ricava la diagnosi della gestazione di un nuovo movimento di destra. Dall’altra sponda si sbandiera il successo per decretare superate ed anzi morte tutte le altre opzioni politiche, per definire il conflitto fra il “popolo” e la “casta” come l’unica linea di divisione importante e reagisce accusando gli altri di non comprendere la novità di questo movimento che (al solito) non è né di destra né di sinistra, ma una cosa che si colloca al di fuori delle tradizionali categorie politiche tradizionali. Poi qualcuno mi ha anche invitato a “scrivere qualcosa di più sensato la prossima volta”. Obrigado!Nel merito, ai primi faccio notare una cosa: qualsiasi movimento allo “statu nascenti”  –e quelli raccolti ad un leader carismatico più degli altri- solleva anche comportamenti fanatici, attirando persone intolleranti e persino psicolabili. Questo è inevitabile come il fatto che le tempeste fanno affiorare i sedimenti poggiati sul fondo del mare. Se poi si tratta di movimenti da “punto di confusione”, dove la protesta prevale sul progetto, questi aspetti del fenomeno si accentuano. Ma non si può ridurre tutto a questo e non è molto utile puntare i riflettori sui punti deboli, mettendo fra parentesi quelli di forza. D’altra parte, cari amici, piaccia o no, il M5s ha ottenuto un successo molto rilevante raccogliendo quasi da solo la protesta che sta montando, mentre Sel, Fds e Idv non hanno intercettato un voto ed anzi si sono indeboliti. E’ colpa di Grillo o degli altri?

Insomma, io aspetto l’autocritica di chi non ha saputo fare il proprio mestiere. E trovo indecente l’uscita di Napolitano che ha perso un’altra splendida occasione per tacere. Non so se ricorderemo Napolitano come il peggior Presidente della nostra storia, sicuramente come il più fazioso.

All’opposto, vorrei far presente ai “grillini” che, anche se hanno avuto un innegabile successo, la guerra è lunga e qui si è vinta solo una battaglia. Le dimensioni della vittoria non sono trascurabili, ma non sono neppure travolgenti. I numeri dicono che il movimento ha ottenuto intorno al 6,8% dei voti sul totale dei voti validi espressi, che è un risultato da forza politica medio piccola. Certo: le liste grilline non erano presenti nella maggioranza dei centri minori, inoltre hanno avuto a disposizione un limitato accesso al “palcoscenico” e pochi soldi per la campagna elettorale, per cui è ragionevole che del 6.8% sottostimi fortemente il loro reale seguito elettorale. Così come è presumibile un “effetto valanga” per cui il successo attiri altre simpatie. Peraltro, va detto che i risultati segnalano che il movimento è forte nelle città settentrionali, ma stenta in quelle meridionali e nella provincia profonda anche del Nord. Ho scritto su questo blog -e confermo- che non sarei stupito di un risultato intorno al 12% in caso di elezioni politiche del prossimo anno, che sarebbe un risultato eccezionale per una lista al suo esordio nazionale, però, alla fine si tratterebbe di una forza politica di medio peso.

Dunque, oggi abbiamo un soggetto politico in formazione che si colloca intorno al 7% e che ha la possibilità di arrivare al 12-13%: congratulazioni, ma insomma non esageriamo con il trionfalismo come se fossimo alle soglie della presa del Palazzo di inverno.

D’altra parte, prendere voti è importante, d’accordo, ma non è tutto in politica. Di Partiti, Leghe e Movimenti che hanno avuto una fiammata di consensi, e che poi si sono sgonfiati nel giro di cinque anni, ne abbiamo avuti sempre, a cominciare dall’Uomo Qualunque (1946), passando per i monarchici (1953), i liberali (1963), il Psiup (1968), il Msi (1972), i radicali (1979), i verdi (1987), ecc. Il problema non è solo quello di avere consensi ma anche quello di durare, conservandoli ed accrescendoli nel tempo, quello che si può fare solo “portando a casa” dei risultati concreti.

Ma questo si può fare solo passando dalla protesta al programma, sviluppando una politica di alleanza, scegliendo forme di lotta efficaci, sviluppando una strategia ecc. Cose vecchie? E voi fateci vedere come riuscite senza. Sinora la protesta che è rimasta tale si è spenta entro qualche anno. Facciamo un caso diverso: la Lega. Il successo iniziale (il 6% del 1992) venne rafforzato nel 1994 quando si presentò in coalizione con Forza Italia ed An. Poi ruppe e si presentò da sola (1996) ottenendo un lusinghiero 11%, ma l’isolamento e la mancanza di risultati concreti, che andassero al di là di meri gesti propagandistici, dispersero il successo conseguito ed, alle europee del 1999 scese al 4%. Poi, tornato in coalizione con la destra berlusconiana, Bossi risalì al 6% alle politiche del 2001 e da allora le cose migliorarono (sia nel 2006 che nel 2008) anche perché, giocando con molta abilità fra l’alleanza con la destra e i corteggiamenti della sinistra che sperava in un bis del 1994, la Lega è riuscita ad iscrivere il federalismo nell’agenda politica convertendo tutte le forze politiche a questa prospettiva ed ottenendo una serie di risultati parziali utili per la sua base elettorale. E sino al 2010 il trend è stato in ascesa, poi il tracollo berlusconiano ha trascinato con sé Bossi, ma questa è cronaca dei nostri giorni.

Dunque, a differenza dell’ Uomo qualunque o del Psiup che sono state meteore sparite in breve, e dei radicali, verdi e  liberali che sono sopravvissuti grazie ad una stabilizzazione minoritaria ben al di sotto del successo iniziale, la Lega è durata circa 20 anni e con ripetuti successi oltre la soglia del 10%. Il “segreto” di questo successo (anche se oggi sembrano un po’ alla frutta) sta in un accorto mix fra propaganda, alleanze tattiche, idea forza, conquiste parziali e capacità organizzativa.

Pertanto, le prove sono appena iniziate per il M5s. Non è il caso di cantare premature vittorie, senza per questo sminuire affatto il successo odierno.

E veniamo al merito di alcune questioni che già vengono a galla, a cominciare dalla cultura politica che il movimento dovrà pur darsi. Diversi intervenuti hanno orgogliosamente ripetuto che il M5s “non è né di destra né di sinistra” ma è altro. Non è un ritornello freschissimo in verità: lo suonarono i radicali che talvolta si dicevano di sinistra ma solo per rimarcare il loro esserlo in modo totalmente diverso da tutti gli altri, poi misero la sordina sul tema al tempo delle coalizioni con Forza Italia (forse è il caso che ce ne ricordiamo). Lo stesso motivo lo hanno suonato di volta in volta i verdi (che ci siamo trovati a sinistra), la Lega (che ci siamo trovati a destra). La stessa cosa ho sentito talvolta in ambienti anarchici (e gli anarchici, pur con la testa fra le nuvole, sono normalmente a sinistra) da alcune femministe (poi equamente divise fra destra e sinistra) ecce ecc.

Diciamocelo: questa storia del “non siamo né di destra né di sinistra” è una cosa a metà fra la pura scemenza ed il furbesco  espediente elettorale per pescare un po’ di qua ed un po’ di là.

Non sono un fanatico delle parole e se non vi piace destra e sinistra, usate i termini come sopra e sotto o come  avanti e indietro ma, insomma, la necessità di descrivere lo spazio politico e di dichiarare la propria posizione in esso esiste e non lo si aggira con qualche gioco di parole. Magari la classificazione su una sola dimensione dello spazio politico non è più soddisfacente, e proprio per questo motivo mi inventai quella specie di cubo con il mio amico Franco, ma ammetterete che diventa complicato dire in un comizio: “Noi che ci collochiamo nel quadrante 5, in alto, a sinistra ma nella parte posteriore….”. Farebbe un po’ ridere vero? Certe cose possono essere utili in sede di analisi politologica, ma non nello scontro politico.

D’altro canto quei termini, destra e sinistra, sono ormai delle convenzioni che la gente ha interiorizzato e, tutto sommato, rispondono anche ad una certa logica: piaccia o no, il valore di libertà si colloca a sinistra e quello dell’autoritarismo a destra, se sei per l’eguaglianza dei diritti sei a sinistra e se sei per i privilegi e le diseguaglianze sei a destra e così via. Ed allora, amici grillini, mettiamo da parte il nominalismo, ma ci volete dire come vi collocate su temi come libertà ed eguaglianza? E che traduzione ha tutto questo in sede politica? Cioè: cosa pensiamo del liberismo e delle sue istituzioni? Siamo per le liberalizzazioni proposte dal “Sole 24 ore “ e da Monti o contro? Cosa pensiamo delle norme antiterrorismo? Siamo per un sistema politico presidenzialista o parlamentare? E che legge elettorale vogliamo? E così via.

Non dico che un movimento giovane debba avere bella pronta una risposta a ciascuno di questi quesiti (sarebbe fuor di luogo) ma vogliamo iniziare a discuterne?

Qualcuno mi ha scritto salomonicamente che “il bene comune non è né di destra né di sinistra”: bella scoperta! Se è bene comune, per definizione non può essere di parte, ma deve riguardare tutti. Solo che non esiste una sola soluzione oggettiva ed indiscutibile che assicuri il bene comune (chi lo pensa è un elemento latentemente totalitario) esistono varie soluzioni concrete che non possono che essere di destra o di sinistra in base al codice valoriale cui si ispirano.

In questo senso baloccarsi con questi espedienti retorici (né di destra né di sinistra, siamo sulla Luna!) ha solo la funzione di trattenere il M5s nello spazio del punto di confusione, cercando di raccogliere tutto ed il contrario di tutto, ma questo è molto rischioso.

A differenza di diversi intervenuti, io penso che il M5s stia contribuendo a mettere in crisi questo impresentabile sistema politico e sia portatore di una genuina, anche se confusa, aspirazione ad una maggiore partecipazione democratica dei cittadini;  trovo ingeneroso etichettare Grillo come il portatore di un disegno di destra, nonostante alcune sue uscite  e frequentazioni inaccettabili (e non si tratta solo della Casalecchio che, alla fine, può risolversi in un rapporto professionale, per quanto discutibile). Dunque dò un giudizio complessivamente positivo sulla funzione attuale di questo movimento, ma questo non significa che avrà necessariamente la stessa funzione positiva anche in futuro; il rischio di un esito di destra (e senza se e senza ma) è molto concreto e non va sottovalutato.

Molto dipenderà dalle scelte che saranno fatte nei prossimi mesi. Ma dipenderà anche dalla nostra capacità di dialogare senza preconcetti con questo movimento.

Aldo Giannuli

Aldo Giannuli,Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?ultima modifica: 2012-05-12T13:19:52+02:00da mangano1
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