L’“Opa ostile” di Renzi
Secondo un recentissimo sondaggio, al primo turno delle primarie del Pd (che non sappiamo con che regole si svolgeranno, ma, soprattutto, che non si capisce a cosa serviranno) Renzi dovrebbe risultare in leggero vantaggio su Bersani, pur non raggiungendo il 40% (soglia prevista per vincere al primo turno). Comunque, Bersani, aggiungendo al suo 35% il 17-18 previsto per Vendola, dovrebbe farcela al secondo turno. Sarà ma non ne siamo molto convinti. In primo luogo perché non è affatto detto che Renzi non faccia un allungo, magari favorito da un flusso di voti di destra, e raggiunga il 40% con il quale risulterebbe eletto senza secondo turno (in fondo si tratta di mettere insieme un 1,5%-2,5% in più, vale a dire intorno ai 40.000-50.000 voti: non tanti direi).
In secondo luogo, non saremmo così sicuri che, in seconda battuta, gli elettori di Vendola si riversino così compattamente su Bersani i cui sostenitori dovrebbero reggere anche la botta psicologica del primo turno. Ma, soprattutto, sarebbe una sconfitta politica senza precedenti: un segretario uscente che arriva secondo –anche se si tratta solo del primo turno- è già sconfitto politicamente. Per di più, dovrebbe farcela solo grazie all’aiuto “dello straniero” Vendola, cioè, la maggioranza degli elettori del Pd sarebbe con Renzi e Bersani, segretario del Pd, prevarrebbe solo grazie all’appoggio di un altro partito. Per di più, con il rischio di vincere (se dovesse vincere) sul filo di lana con un 52-53% dei voti, se tutto va bene. Vi sembra un successo politico? Al posto di Bersani mi informerei dei prossimi voli per le isole dei mari del Sud.
Dunque, quelle che arrivano mi sembrano bruttissime notizie per il troncone del vecchio Pci, che rischia di trovarsi in minoranza in un partito capeggiato da un ex (ex?) ciellino.
Peraltro, nel caso, non improbabile, di una vittoria di Renzi gli effetti a catena sarebbero incalcolabili: come fa Vendola ad allearsi con un Pd apertamente neo liberista diretto da Renzi? E come farebbe Renzi ad allearsi con Vendola? Non potrebbe rinascere il progetto di una aggregazione con l’Udc, soprattutto se restasse il Porcellum?
Il punto è che nell’attuale situazione, abbiamo una destra che non sembra in grado di riprendersi dal collasso: Berlusconi evoca solo nausea e, senza di lui, il Pdl non esiste, la Lega, dopo il tracollo della famiglia Bossi, è nell’angolo e, per bene che vada prenderà un miserabile 6-7% ma a condizione di non allearsi con nessuno, l’Udc è pura archeologia democristiana e Fli è un aborto. I nuovi cavalieri dell’Apocalisse (Monti, Passera, Cordero di Montezemolo) sembrano paralizzati e, a parte Monti (che non è tipo da spendersi neanche per l’elezione ad amministratore del suo condominio) nessuno pare in grado di intercettare flussi elettorali consistenti. I sondaggi lasciano intendere che la partita vede:
-la sinistra fra il 32 ed il 38% (mettendo insieme Pd, Sel ed Idv),
-un movimento 5 stelle fra il 12 ed il 16%,
-liste di dispersione intorno ad un 6-8%
-ed un’area di centro e di destra fra il 36 ed il 48% (calcolando anche possibili flussi di ritorno dall’astensione in funzione anti-sinistra)
Dunque, la destra è in vantaggio sulla sinistra, ma è impensabile, in questo momento, rimettere insieme il Pdl (compresi gli ex An, Lega, Udc, Storace, Fli ecc ecc).
Quindi la sinistra sembra matematicamente avviata a conquistare il premio di maggioranza, quale che esso sia. Non è detto che questo basti, né con il nuovo sistema para-proporzionale (che non assicura la maggioranza dei seggi), né con il Porcellum (che non la garantisce al Senato), ma questo è un altro paio di braghe. Di fatto, la coalizione che vincesse le elezioni, pur senza raggiungere la maggioranza dei seggi, avrebbe diritto a formare il governo, magari per andare a nuove elezioni o per raccattare qualche alleato aggiuntivo, ma non sarebbe possibile fare un governo senza di essa. Quindi il governo Bersani-Vendola, almeno sino a qualche settimana fa, era cosa pressoché ineluttabile. Ma la cosa non piace a molti poteri forti: non piace sicuramente ai famosi “mercati” ed alla Bce, che aspirano ad un Monti for ever; non piace ovviamente a Berlusconi; non piace a Santa Madre Chiesa, che considera con angoscia una sinistra al governo e magari con Sel e radicali dentro; non piace neppure ai settori più legati a Washington, che temono bizze di Sel su missioni militari ecc.; e non piace alla Fiat di Marchionne, che teme che, in una maggioranza del genere, anche la Fiom possa avere voce in capitolo.
Molte di queste paure sono esagerate, perché né Bersani né Vendola sono dei giacobini arrabbiati e, se è per questo, non sono neppure dei girondini sedati, ma l’immagine che ne hanno i poteri forti è quella di praticoni intempestivi, che non fanno quello che il capitale si aspetta da loro più per pasticcioneria e lentocrazia che per spirito antagonista (e non sempre l’ipercapitalismo finanziario ha torto). E anche Santa Madre Chiesa ha preso troppo sul serio le sparate di Nichi sul matrimonio gay. Comunque sia, la formula Bersani-Vendola (e peggio ancora con Di Pietro) non piace.
E così nascono le varie manovre. La prima. Balenata più volte è quella di una lista Monti che metta sotto il gonfalone di Mario il Grigio Casini, Fini, pezzi di Pdl come Pisanu, forse qualche Pd ecc. Ma monti ha il coraggio di un’ameba, peraltro l’abboffata di tasse che proseguirà ancora nei prossimi messi ha spento molti entusiasmi, poi Lui sta studiando da inquilino del Quirinale e non gli va di rischiare.
A quel punto si profilò (e si profila tutt’ora) la “manovra Napolitano”: una riforma elettorale che, evitando che uno schieramento possa vincere da solo, punta alla perpetuazione dell’alleanza di unità nazionale con governo tecnico di emanazione Bce. Marchionne parla di Monti “premier a vita”: un’idea mica tanto originale, la realizzò un tal Buonaparte facendosi designare “console a vita“ e poi perfezionò il tutto autoincoronandosi Imperatore. Ci si può pensare.
Tuttavia, per ora la cosa appare difficile perché le speranze di fare una nuova legge elettorale sono appese ad un filo. Si parla di un messaggio alle Camere del Presidente e di un decreto di Monti, ma non credo risolverebbe (lo abbiamo già detto) e sarebbe un colpo di Stato (non che la cosa sia così strana… abbiamo già visto cose di questo tipo).
La terza manovra è quella di Berlusconi che ormai ha capito che “non c’è trippa per gatti”: lui non ha la più lontana ipotesi di vincere e se ce la fa la sinistra, la magistratura potrebbe sentirsi imbaldanzita e lo spettro della galera si farebbe assai concreto. E, allora, il Cavaliere scioglie il Pdl e manda al macello i suoi (che senza di lui non valgono una cicca riciclata), mette in libertà il suo elettorato, offre appoggio televisivo e finanziario in cambio della garanzia di fermare i magistrati e salvargli le televisioni. Ipotesi già più fattibile che, però, presenta difficoltà: Casini resiste (ma ad ammorbidirlo ci starebbe pensando Santa Romana Chiesa), bisogna trovare un candidato leader presentabile (Cordero? Passera?) e poi non è facile capire quali garanzie potrebbero essere offerte e come. In fondo da noi non esiste il “perdono presidenziale” che vige in Usa, al massimo può esserci la grazia presidenziale, ma dopo la condanna. E se Monti rifiutasse o il Pd gli chiedesse di non concederla in cambio dei voti per mandarlo al Quirinale? Una amnistia? Forse ma come formularla?
Farla molto ampia andrebbe incontro a proteste di vario genere, dunque occorrerebbe mirarla: “Tutti quelli che hanno avuto mercimonio sessuale con minorenni marocchine e che non superino il metro e settanta e abbiano subito trapianto di capelli…”
Ma non sarebbe un gioco troppo scoperto?
Staremo a vedere.
L’ultima è la manovra Renzi: ma che bisogno c’è di impedire al Pd di vincere se ci mettiamo un uomo nostro al posto di quel salumiere confusionario di Bersani? Tanto più che con un candidato del genere, Vendola e Di Pietro o si eclissano o politicamente non esistono più. Dunque, la candidatura Renzi è una sorta di “Opa” ostile sul Pd che, peraltro, potrebbe trovare punti di incontro anche con le altre manovre. In fondo, Berlusconi non ha già detto che, se il candidato fosse Renzi…
Certo è che, con una classe politica così, Grillo può anche risparmiarsi certe nuotate: i voti li prende lo stesso.
Aldo Giannuli