Guido Ceronetti, Olimpiadi, quel mito sporco e crudele

72b634aa142b7ec8614bcd90c14f47e7.jpgda LA STAMPA Per me, le facciano pure queste loro Olimpiadi, i padroni della Cina. Il mio voto è che siano, nel secolo e oltre, le ultime. Sono un evento logoro, stolto, inutile, crudele e sporco. Sopratutto questo: da molto tempo sporco. Dunque redditizio. Perciò non saranno, purtroppo, le ultime. Io mi limito a formulare un augurio: che lo siano, che diffidenza e stanchezza, legittimi sospetti e paure, le tolgano di mezzo. Sulla pura ragionevolezza non c’è da contarci.Vissero. Quelle di Olimpia ignoravano i professionisti dello sport, imponevano una tregua religiosa alle guerre interelleniche, soltanto per i venditori di limonate erano un affare. Queste sono, come tutti sanno, le nipoti di Pierre de Coubertin, e un frutto dell’Art Déco e della Belle Epoque, caratteristico di quel tempo, in cui si faceva rinascere di tutto, anche il gotico, falsandolo. Contemporaneamente alla strampalata rinascita dei giochi olimpici, i Lumière danno i movimenti alle ombre, e anche i nuovi atleti olimpici sono ombre di Olimpie morte in movimento forzato. E anche queste vissero, così che a partire da una certa data, di cui si può discutere, le Olimpiadi che conosciamo diventano sempre più ombre di Olimpiadi Belle Epoque morte…limpiadi, quel rito sporco e crudeleOlimpiadi, per i regimi a senso unico, tutti di paura, costituiscono una legittimazione, una promozione e un premio. Nel 1936 ne approfittò il regime hitleriano, con l’inarrivabile regìa di Speer e il capolavoro cinematografico di Leni Riefenstahl. C’era genio organizzativo, c’erano grandi atleti, e a capo di tutto un criminale gongolante con un demoniaco ministro della propaganda più gongolante di lui. E i loro delitti già da quattro anni andavano tracciando sull’Europa visibili e occulti percorsi di morte, gli spiriti nobili della Germania erano ormai fuori confini. Dopo quell’impressionante tuffo nel nero pozzo totalitario le Olimpiadi coubertiniane potevano o scomparire, o non evitare più i cedimenti e le complicità col male. Invece, trentasei anni dopo, venne Monaco di Baviera 1972: qui il vaiolo del terrorismo le ha ignobilmente butterate, per sempre. Ricorda, memoria, ricorda! A Monaco, le Olimpiadi precipitano talmente in basso che a pensarle tuttora trionfanti c’è da coprirsi la faccia. Fu un disonore infinito.Tra l’Olympisches Dorf e l’aeroporto militare di Fürstenfeldbruck fu consumato. Sequestrati nel sonno da terroristi protetti dalle delegazioni arabe vicine, nel Blocco 31 di Connollystrasse, vengono assassinati da una banda dell’OLP di Arafat denominata Elùl-al-àssuad («Settembre Nero») undici campioni olimpici della delegazione israeliana: quel che ne resta ripartirà per Tel-Aviv coi loro corpi sfigurati, alcuni carbonizzati, altri crivellati dai Kalašnikov. Ebbene, nei giorni di febbre del sequestro i Giochi CONTINUARONO come se nulla stesse accadendo, tra il compiacimento dei tifosi e dei capi di Stato (tra i più assidui il vecchio Franco e il papa Montini) mentre in Italia passava un temporale di sostanziose recriminazioni: lo spettacolo non era ancora godibile a colori!Da ricordare, nel passato breve di Zeev Friedman, di genitori polacchi con quaranta parenti sterminati, atteso a casa da bottiglia sturata apposta, a Kiriat Chaìm: poco tempo prima, in un ospedale da campo sul Hermon, aveva dato il sangue per salvare una ragazza palestinese di Nablus, autrice di attentati, ferita in uno scontro – un raggio di Sublime, tra le tenebre dell’odio puro… Ventotto anni, sollevatore di pesi. Altro che sporcizie di medaglie d’oro vinte in gare che il Comitato Olimpico non ebbe l’ardire facile, il semplice pudore di immediatamente sospendere!Ce n’era abbastanza per dire basta, finiamola con questa sinistra farsa della Fraternità atletica universale, è stata insozzata per sempre, basta, se c’era ancora un residuo d’ideale adesso è morto, è morto…Sempre più blindate, sorvegliate, spiate – a Mosca, impeccabili come a Berlino nel 1936, duemila lager in funzione in URSS, in Grecia, costate per blindature cifre da sfamare un quarto di Africa… Adesso, dall’otto agosto prossimo, a Pechino, nella perfetta irrespirabilità di un regime pronto a reprimere qualsiasi protesta, terrorizzato dai moti tibetani, che festa, che meravigliosa festa! Quartieri distrutti per far posto a installazioni olimpiche, a migliaia le famiglie fatte sgombrare in silenzio, aria da rendere dubbiosi dei campioni, ai quali servono più polmoni sani che grattacieli e giungle d’asfalto, maltrattamenti, inflitti agli animali, da far spavento, campi di lavoro forzato, uso terapeutico delle esecuzioni capitali… Concedendo le Olimpiadi e partecipandovi è chiaro che qualsiasi deplorazione o tentativo di addolcire il pugno e i metodi di quel regime sono pura vanità e impostura: le Olimpiadi significano sbiancamento di qualsiasi cosa, e non possono far altro che essere implicate e complici in tutto ciò che trovano dove s’impiantano perché la loro neutralità è inesistente, dopo Berlino 1936, e forse anche da prima, e perché il disonore integrale di Monaco 1972 le segue come il fuoco un dannato di affreschi medievali.Sono senza ricarica morale. Sono moralmente finite. Non possono fiatare per dire: «Veniamo da voi a patto che farete i buoni e offrirete un sontuoso tè al Dalai Lama», perché la loro anima è nera come lo smog di Pechino. Cesseranno di esistere, forse, per impossibilità tecnica di sopravvivere, dovuta banalmente ai costi eccessivi di allestimento, protezione, distruzione e modificazione urbanistica. Pechino 2008 potrebbe avere il senso di un finale di partita.

Guido Ceronetti, Olimpiadi, quel mito sporco e crudeleultima modifica: 2008-03-25T15:39:25+01:00da mangano1
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