Da BILL GATES al MICROCREDITO

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Bill Gates commosso lascia Microsoft: si dedicherà a beneficenza

Reuters – Ven 27 Giu – 20.56

REDMOND, Washington (Reuters) – Un commosso Bill Gates ha detto oggi
addio a Microsoft, l’azienda produttrice di software che ha trasformato nella
più importante compagnia al mondo nel settore tecnologico, nata con
l’obiettivo di portare un computer in ogni casa e su ogni scrivania.

Gates ha lasciato Microsoft – di cui è stato co-fondatore assieme all’amico
d’infanzia Paul Allen nel 1975 – per dedicarsi alla sua fondazione benefica
Bill & Melinda Gates, la più importante organizzazione di beneficenza al
mondo finanziata in parte dallo stesso Gates.
In un incontro riservato ai dipendenti nel quartier generale di Microsoft, Gates
è salito sul palco assieme all’amministratore delegato Steve Ballmer per un
breve discorso e per rispondere alle domande dei dipendenti.
“Non ci sarà un giorno della mia vita in cui io non penserò a Microsoft”, ha
detto Gates, con le lacrime agli occhi mentre i dipendenti si alzavano in piedi
per tributargli una standing ovation.
Ballmer, studente all’università di Harvard ha detto: “Non c’è modo per dire
grazie a Bill. Bill è il fondatore, Bill è il leader”. “Questa è una creatura di Bill”.
Gates si lascia alle spalle una vita di lavoro dedicata allo sviluppo dei
programmi per computer, per occuparsi di trovare nuovi vaccini e per
finanziare con il microcredito progetti nei paesi in via di sviluppo. Resterà il
presidente di Microsoft e seguirà alcuni progetti tecnologici particolari.
Ballmer oggi ha raccontato di quando – un mese dopo essere entrato a
Microsoft – voleva lasciare l’azienda per tornare alla business school
dell’università di Stanford. Bill allora lo pregò di restare e gli spiegò il modo in
cui vedeva l’azienda.
“Ecco cosa mi disse Bill: ‘Non puoi farlo. Non puoi farlo. Porteremo un
computer in ogni scrivania e in ogni casa’”, ha raccontato Ballmer.
Attualmente nel mondo ci sono oltre un miliardo di computer, secondo i dati
dell’azienda Idc.
Gates, fino a poco fa l’uomo più ricco del mondo, ha un patrimonio stimato
attorno a 58 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes. Gates è passato al
terzo posto nella classifica degli uomini più ricchi del pianeta alle spalle
dell’investitore e amico, Warren Buffett, e del magnate messicano delle
telecomunicazioni Carlos Slim.

CHE COS’ E’ IL MICROCREDITO?

Sono passati 30 anni da quando il professore di economia Mohammed
Yunus, il bengalese pioniere delle banche etiche, fondò la Grameen Bank
«inventando» il microcredito a beneficio di comunità di donne nei villaggi
rurali tra le paludi del Bangladesh, e ormai i piccoli prestiti per avviare o
espandere microattività sono diventati il nuovo paradigma per realizzare
l’utopia del “make poverty history”: consegnare la povertà alla storia.
Oggi il miliardo di persone che costituisce il quinto più povero della
popolazione della Terra, produce solo l’1 per cento del risparmio mondiale e
riceve appena lo 0,2 per cento del credito. E’ come dire che il 20 per cento
dei risparmi dei poveri sono prestati ai ricchi: chi non puo’ offrire garanzie
economiche non riceve credito e quindi non puo’ avviare attività che lo
aiutino ad uscire dall’indigenza. Il microcredito interrompe il circolo vizioso
della povertà perchè non richiede solo le garanzie economiche, ma si basa
su garanzie sociali: per esempio valutando come più affidabile una donna
con figli ed inserita nel tessuto del suo villaggio, od un disabile che cerca di
avviare un’attivita per creare una fonte di reddito per la famiglia. E i tassi di
ritorno dei prestiti sono spesso superiori a quelli delle banche “profit”.
I crediti in media non superano i 100 dollari, ma spesso è quanto basta per
aprire un negozio alla periferia di una cittadina del Mali, un’attivita’ di pilatura
del riso nel sud est asiatico, un servizio di taxi con risciò a pedali, o la vendita
di contratti per telefoni cellulari in zone rurali. Dall’Africa subsahariana alla
Lapponia, l’84 per cento di coloro che ricevono microcrediti sono donne,
spesso abbandonate dai mariti, vedove o con sulle spalle famiglie numerose.
Altre categorie che beneficiano di microprestiti sono per esempio i disabili
vittime di mine antiuomo, gli ex combattenti, e i contadini il cui raccolto è stato
distrutto dalle cavallette e che senza un prestito dovrebbero abbandonare la
terra che coltivano da generazioni per andare ad ingrossare le fila dei
disperati che cercano nelle discariche delle periferie della grandi città.
A concedere microprestiti sono in genere banche etiche, ONG, agenzie di
sviluppo della cooperazione e organismi intergovernativi: dalla banca
mondiale, all’ONU ed alle sue agenzie specializzate come l’Ifad, il fondo
internazionale per lo sviluppo agricolo con sede a Roma. La riduzione della
povertà estrema è il primo degli «obiettivi di sviluppo del millennio»
sottoscritti da oltre 180 capi di stato, ed il microcredito è ormai il simbolo della
cooperazione allo sviluppo che funziona: locale, mirata, a favore delle
categorie più svantaggiate e non di elite corrotte. Il “microbenessere” che
deriva da piccole attività spesso si traduce in migliore accesso ai servizi
sanitari e scolastici per le donne e i bambini, promuovendo anche lo
«sviluppo umano» e non solo quello economico.
I dati del «Rapporto sullo stato della campagna del vertice sul microcredito
2005» sono stati raccolti da più di tremila istituzioni in tutto il mondo e la loro
diffusione coincide con la conclusione dell’anno internazionale del
microcredito indetto dall’assemblea generale dell’ONU. Sono stati raggiunti
complessivamente più di 92 milioni di «clienti», 66,6 milioni dei quali tra i più
indigenti che vivono con meno di un dollaro al giorno; 66,6 milioni di famiglie
povere significano circa 333 milioni di persone, cifra quasi equivalente alla
popolazione della vecchia Europa dei 15.
L’obiettivo della campagna sul microcredito, un progetto delle Nazioni Unite
basato sul Fondo Educativo della ONG Results, è di raggiungere 175 milioni
di famiglie tra le più povere del mondo entro la fine del 2015. “Dai risultati
emersi in questi studi e a solo 10 anni dalla scadenza degli Obiettivi di
sviluppo del millennio – ha dichiarato Sam Daley Harris, direttore della
campagna- sarebbe irresponsabile che i principali donatori, come la Banca
Mondiale, continuassero a spendere meno dell’1 per cento all’anno nella
microfinanza”.

Da BILL GATES al MICROCREDITOultima modifica: 2008-06-28T10:17:17+02:00da mangano1
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