Lorenza Rossi, CASABLANCA di Marc Augè

Casablanca
Marc Augé
Bollati Boringhieri, p.96, 2008
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pubblicato il 02/10/08
Casablanca è uno dei film hollywoodiani più celebri di tutti i tempi, quello che in gergo viene definito cult movie. E’ stato detto di tutto su questa pellicola, critici e cinefili lo hanno analizzato sotto ogni profilo. Umberto Eco si è chiesto come mai un film esteticamente modesto fosse entrato nella storia del cinema, la risposta l’ha trovata nel fatto che il film contiene un insieme di archetipi eterni – l’amore, il gioco mortale, il dono – mischiati a una serie di figure del desiderio, come l’altrove esotico o la bella fuggitiva e a vari dispositivi esistenziali; insomma come confessa lo stesso Eco: “un cliché fa sorridere, cento commuovono”. Non stupisce che un film del genere possa divenire un frammento di storia collettiva e della vita personale di ciascuno. Un mito o un contenitore di miti ha la capacità di narrare grandi temi esistenziali, sentimenti universali, finisce per appartenere a quelli che vi si riconoscono e ha il potere di riportare a galla vissuti per certi versi analoghi.
Recentemente ha provato a cimentarsi con Casablanca anche Marc Augé. L’etno antropologo francese, dopo aver studiato le culture 1885511201.jpgetnologiche e i rituali della modernità, ha posato il suo sguardo lucido su questa pellicola. In realtà il suo non è un saggio su un vecchio film, o non solo. Augé si serve di Casablanca come strumento per raccontare se stesso. Il film diventa un oggetto che evoca ricordi. E’ stato detto che l’autore si è servito di Casablanca come Proust della madeleine. Attraverso le mitiche immagini del film, infatti, l’antropologo rievoca la sua infanzia, la sua famiglia, gli anni della guerra e analizza i misteriosi meccanismi della memoria.
Come lo stesso autore avverte fin dalle prime pagine: “questo libro non è un’autobiografia, ma piuttosto il montaggio di alcuni ricordi. Avrei potuto scegliere altri ricordi o un altro montaggio”. Le dinamiche della memori, dunque, entrano prepotentemente nella genesi stessa dell’opera. Il rapporto tra il meccanismo del ricordo e quello cinematografico sono alla base del testo di Augé, così come la potenza del mito sulla personalità di ciascuno.
Nel testo si intrecciano e corrono paralleli un pezzo di storia francese, le immagini del film di Curtiz e eventi della vita di Augé. Leggiamo di un vecchio zio, ufficiale di marina che durante il regime di Petain, prima spara contro gli americani sbarcati in Marocco e poi diventa un eroe della Resistenza. Gli anni di Casablanca sono gli anni della guerra, che ha trasformato tutto. I ricordi di ciò che è venuto prima riemergono lontani: le passeggiate lungo la Marna, una vacanza a Chatelaillon.
Godard ha detto:”il cinema fabbrica ricordi la televisione soltanto oblio”, Augé lo condivide.
C’è un’affinità elettiva tra il cinema e il funzionamento del ricordo. La memoria, poi, in Casablanca è un tema importante. Nel caso di Augé il film si annoda a precisi trascorsi personali. Nella famiglia dell’autore, fatta eccezione per il padre, tutti erano militari, molti si trovavano nelle colonie. “Quando vidi il film per la prima volta, sarà stato il ’47 o il ’48. Avrò avuto 12-13 anni. Quella storia collocava in una dimensione mitica un mio recente passato biografico”. “Non rammento esattamente le circostanze in cui vidi Casablanca per la prima volta. Né come lo percepivo all’epoca. Però continua a rievocare in me sensazioni e ricordi che, nel loro nucleo, so essere veri. La memoria deforma, trasfigura, riscrive ma restando fedele a un’emozione originaria”.
Al di là del racconto appassionato e originale che traccia Augé, il testo si rivela interessante proprio per l’evocazione dei meccanismi della memoria, che ognuno di noi ha sperimentato nella propria vita. Il testo è un inno nostalgico alla memoria e al cinema, l’arte che secondo Auge ha saputo meglio rappresentare la solitudine.
L’autore spiega che il “vecchio spettatore” era un individuo isolato nel buio che per un’ora e mezza, si tuffava nella vicenda e nelle emozioni di un personaggio. Oggi il film è un’esperienza più contaminata, condivisa, il cinema come lo abbiamo sempre conosciuto è morto, eppure, osserva ancora Augé, nel cinema si combinano tre sguardi: quello del regista, quello del protagonista e quello dello spettatore,”sono sguardi che non si sommano, che non si incontrano, ma si elidono o al più si sovrappongono. Essi danno vita a qualcosa che chiamiamo storia. Ce ne impadroniamo, nel momento in cui si irrompe nella sua trama. Ma qu

Lorenza Rossi, CASABLANCA di Marc Augèultima modifica: 2008-10-17T22:36:00+02:00da mangano1
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