Patrizia Gioia , Lezione 21 di A.Baricco

atrizia Gioia…a modo mio / 16 ottobre 2008
Lezione ventuno
Regia/Soggetto/Sceneggiatura Alessandro Baricco
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Lezione ventuno è un film che si può andare a vedere solo se ci si dà la possibilità di rischiare di perderci e di non sapere come se ne uscirà.
Qui le dicotomiche separazioni che quotidianamente mettiamo in atto, devono essere uccise da noi stessi in noi stessi, qui nessun dualismo e dialettica possono sopravvivere, qui immagine e parola e musica o si fondono armonicamente – come fanno – o non E’.
Qui si vive nel movimento trinitario, qui non si rischia la pazzia, ma si è pazzi, qui l’armonia vive nella continua sua perdita e dunque anche la bellezza non è mai perduta, anche se ogni volta va presa per la collottola come si fa col gatto, soprattutto invecchiando, almeno così dice il professore Mondrian Kilroy.
Qualcuno ha contato i passi, qualcun altro ha tentato di dare un senso all’orologio che è un topo, qualcuno insomma chiedeva subito risposte, non tanto a Baricco, simpatico alla conferenza stampa, ma a sé stesso, per non saper sostare nel conturbante, nel vuoto dove invece Beethoven sosta e come e quanto ci tira fuori!
Vogliamo sempre sapere quello che non è da sapere, ma da essere.La disperazione, scrive Kierkegaard è la malattia veramente “mortale” e la disperazione è voler essere ostinatamente essere quel che non si è, per non essere quel che si è. 329753573.jpg
Qui si è. Tutto. Musica e immagine e parola e pazzia e topo e ghiaccio e gioia.
Ma perché sempre chiederci perché?
Perché invece non lasciarci prendere e baciare sulla bocca e morire.
Invece di voler far smettere anche il canto degli uccelli quando necessitiamo di silenzio?
Paura ancora che sia il bacio di Giuda?
Ma non abbiamo ancora compreso che il traditore è dentro noi?
Mio Dio che meraviglia quel violinista che si lascia morire sul bianco della neve e nel nero del suo cappotto e del suo violino perché arrivato dove voleva arrivare.
Punto e basta. Siamo noi a decidere quando è arrivata l’ora. Quando tutto è stato trasceso e la resurrezione non necessita più nemmeno del corpo.
Entrare nell’armonia per essere musica.
Davvero fantastici tutti i personaggi, con i loro strani vestiti e strani tavoli e strani nomi che, svela Baricco, sono i veri nomi dei critici di Beethoven!
Il film lo si può attraversare in latitudine e in longitudine, Baricco, da buon scrittore non ha tradito la scrittura, ma l’ ha tradotta col movimento della quaternaria dimensione dell’immaginazione, dove la somma delle parti non è mai l’intero.
La bellezza invecchia?
No, siamo noi che, invecchiando, non la vediamo più.
Nemmeno se ce l’abbiamo davanti, come la giovane allieva dell’erotico professore, perché vorremmo sempre spogliare ciò che non è spogliabile, perchè è da sempre
già nudo. E questo fa paura.
Si preferisce sostare nel peggio, invece che guardare in faccia l’invisibile e l’indicibile.
Vedersi e toccarsi e amarsi senza difese e senza offese e solo per ora e solo per qui.
Cosa successe la sera che per la prima volta Beethoven presentò la Nona sinfonia al pubblico viennese?
Francamente mia cara me ne infischio! Rispondo alla Rett Butler.
Quello che mi interessa è cosa succede a me quando la sento questa musica!
Quello che mi importa è, sì cosa Beethoven sia riuscito ad estrarre dal vuoto, suo e nostro, per camminare, sordo e cieco e muto, dalla disperazione alla grazia; ma soprattutto quello che mi importa e come ci riuscirò ogni volta io.
Lui rischiando, ce lo ha raccontato e ce lo racconta ogni volta e ogni volta per ognuno sarà diverso, come la mela, che se non entra a contatto con la mia bocca rimarrà per sempre una non mela, una sconosciuta cosa senza sapore e odore e colore.
E’ in questa “non relazione” che radica la disperazione, malattia umana, ma non divina e dato che non c’è separazione alcuna in noi, comportiamoci di conseguenza.
Ogni nuovo amore farà scoprire un nuovo amore anche per noi stessi.
E alla Nona di Beethoven, ogni volta che sprofonderò nella mia voragine, mi aggrapperò per tentare di non essere più sorda cieca muta, proprio come lui.

Patrizia Gioia , Lezione 21 di A.Bariccoultima modifica: 2008-10-17T22:22:00+02:00da mangano1
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