Umberto Galimberti, In noi la follia esiste

da REPUBBLICA 18 marzo 2009
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Scrive Basaglia nelle sue Conferenza Brasiliane (Cortina ed.) :’ In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.’ Per spiegare ‘incomprensibili’ tragedie si è soliti individuarne la causa in una follia rimasta fino a questo momento celata. Io penso che questo modo di fare sia solo una scappatoiarassicurante e pericolosa. Rassicurante perchè allontana il problema da ognuno di noi, che, sentendo parlare di folliae, pensando di appartenere alla classe dei normali’, si sente confortato. Pericolosa perchè impedisce di cercare la causa del fallimento del nostro modo di educare,che non solo esclude aprioristivamente un’adeguata analisi dell’aspetto irrazionale, ma addirittura arriva a negare quella parte di noi che a nessuno fa piacere guardare,prefendo invece ipocrite idealizzaioni. Lei condivide quest’analisi?’
Anch’io quando, in presenza di tragedie individuali e familiari, sento parlare di raptus e di follia, mi convinco sempre di più che i media confondono con troppa facilità la psicologia e fantapsicologia, perchè  non si dà che una persona, ritenuta fino a un giorno prima ‘ragionevole’ e ‘normale’, a un certo punto esploda improvvisamenete in gesti spaventosi al limite dell’umano.
E allora le cause vanno cercate altrove, e precisamente in quel luogo che si chiama ‘biografia’, dove la psiche si forma a partire dai primi anni di vita, e poi lungo quel percorso che consente agli impulsi di tradursi in quella forma più evoluta che sono le emozioni.
A differenza del corpo, infatti, la psiche si forma attraverso l’ambiente, come effetto delle cure  che ciascun bambino riceve nel contesto prima familiare e poi scolastico, dove hanno luogo quelle forme di riconoscimento che sono alla base della  costruzione della propria identità.
Le cure,che non sono le concessioni che si fanno ai bambini, ma l’attenzione che si presta loro, l’interesse che mostriamo per le loro domande e le loro scoperte,,creano quel ‘nucleo caldo’ della personalità a cui il bambino farà riferimento negli anni dell’adoloscenza e dell’età adulta.  Lungo questo percorso di formazione dell’identità, che la piscoanalisi ritiene concluso a sei anni e le neurocienze a tre, il bambino impara a tradurre ‘gli impulsi’ a cui corrisponde l’immediatezza del gesto,in ‘emozioni’,che opportunamente controllate e dilazionate nelle loro risposte, evolvono in sentimenti’, i quali, a differenza degli impulsi, e delle emozioni, si esprimono sotto il controllo dell’io, in sufficiente armonia con la nostra parte razionale.
Là dove ,per incuria educativa, questo processo non avviene, il soggetto resta  in balia dell’impulso, non è a completa disposizione dell’io. Tanti fenomeni di bullismo giovanile segnalano quanti, nel loro processo di crescita, si sono fermati all’impulso, così come tanti comportamenti eccessivi e sregolati denotano quanti, per provare un’emozione, senza di cui la vita non accede ai suoi colori, abbiano bisogno di alcool e di droghe.
A determinare le tragedie individuali e collettive, di cui più spesso si dà notizia,non è la ‘follia’ che,come ci ricorda Basaglia ‘è una condizione umana, presente in ciascuno di noi, ma la mancata e inappropriata cura che la nostra follia ha ricevuto nel contesto in cui siamo cresciuti, e dalla scra attenzione che ad essa abbiamo dedicato crescendo,privandoci così della prima matrice della nostra creativita e ideatività.
Definire i gesti tragici  come gesti ‘folli’,in un contesto che considera la follia una ‘malattia’ da affidare alla competenza psichiatrica, rivela solo il nostro bisogno di essere rassicurati circa circa la nostra’ normalità’ e ‘sicurezza’,che si raggiunge includendo anche l’irrazionale nella sfera del razionale.  Ce lo spiega ancora Basaglia:- Quando uno è ‘folle’ ed entra in manicomio,. diventa razionale in quando malato smette di essere folle per diventare ‘malato’.Diventa razionle in quanto malato’
Attraverso questo gioco di prestgio,noi ci sentiamo normali e salvaguardati dalla’ follia’,la società appare più sicura e in grado di arginare la follia, e il ‘folle’ che, per mancata educazione delle emozioni e dei sentimenti esprime quello che nelle sue condizioni esprimeremmo anche noi, viene confinato in quella notte buia che sono gli abissi a cui la nostra follia ci conduce, quando nessuno a suo tempo si è preso davvero cura di noi.
Umberto Galimbert, D. di Repubblica del 18/03/09

Umberto Galimberti, In noi la follia esisteultima modifica: 2009-03-16T14:38:00+01:00da mangano1
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