Aldo Giannuli, Come convivere fra immigrati e nativi?

da www.aldogiannuli.it

Come convivere fra immigrati e nativi?

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Torniamo sulla questione del crocefisso.
La questione va ben al di là del suo merito apparente ed investe una serie di nodi non sciolti: cosa significa laicità dello Stato? E’ davvero possibile la parità delle varie confessioni? Come convivere in una società multireligiosa?

E, infatti, nello stesso tempo: la Francia proibisce l’uso anche personale di simboli religiosi come il velo per le donne islamiche o la kippà per gli ebrei, l’Inghilterra ammette l’istituzione di corti islamiche che giudichino secondo le relative norme consuetudinarie, una corte tedesca decide che è normale che il genitore islamico decida chi debba spostare la figlia, perchè questo è imposto dal rispetto della loro cultura. Il meglio succede in Italia dove si propone contemporaneamente di istituire l’insegnamento scolastico della religione islamica e di proibire l’uso del velo. Insomma –per parafrasare Mao- “grande è il disordine sotto il cielo: la situazione fa schifo”.
Il punto è che l’immigrazione, per la consistenza e l’eterogeneità geografica e culturale dei suoi flussi, rappresenta un fenomeno storico senza precedenti, rispetto al quale la “valigetta degli attrezzi” ideologici con la quale abbiamo affrontato i problemi sociali dal XIX secolo in poi, non è più sufficiente ed occorre riverificare tutto. La parità confessionale, ad esempio, aveva ben altro senso in relazione ad un mondo nel quale occorreva far convivere confessioni cristiane (ed un piccolissima minoranza di ebrei) e in cui vigeva il principio westfalico della sovranità dello stato nazionale. Ma oggi?
Risolviamo tutto in termini di tolleranza ed accoglienza? Magari fosse possibile! Essendo un convinto sostenitore della triade “Libertè, Egalitè, Fraternitè” non desidero di meglio. Ma il realismo politico mi insegna che la diversità può essere fonte di cooperazione e di arricchimento reciproco, ma può esserlo anche di incompatibilità e conflitti. Non tutto può coesistere e la tolleranza non è mai illimitata. La questione non è nuova ed è stata risolta nei primi del XIX secolo con il prevalere dello storicismo romantico sulla ragione astratta dell’illuminismo: l’affermazione di determinati diritti implica l’aggressione contro le culture precedenti che li negavano. Nessun modello di società può ospitare al suo interno principi di legittimazione diversi e conflittuali, per cui, inevitabilmente, ce n’è uno che si afferma sconfiggendo gli altri e, in molti casi, questo avviene in attraverso una pacata discussione, ma con guerre civili che costano sangue e sofferenze. Certo: non è auspicabile che questo accada, ma non è con gli esorcismi del politicamente corretto che si evitano i disastri.
Certo imporre  agli immigrati  di adeguarsi passivamente alla cultura dei nativi che li accolgono, rimuovendo la propria, non è nè giusto, nè saggio, nè conveniente. Ma nemmeno è possibile fare uno strampalato  minestrone che assembla gli ingredienti più diversi e meno compatibili. In termini politici, il problema che abbiamo davanti è definire i limiti attuali della tolleranza: decidere cosa possa essere accettato ed integrato e cosa no. Mi rendo conto che questo implica decisioni coercitive ed anche sofferenze che non vorremmo imporre, ma non c’è altra strada e il rimuovere il problema avrebbe solo effetti peggiorativi. Occorre lottare perchè tutto questo non diventi l’alibi per ogni razzismo ed autoritarismo, allargare il più possibile i limiti dell’accoglienza. Ma il più possibile non è l’infinito.
La storia è dramma.

Aldo Giannuli, 26 luglio ‘10

Aldo Giannuli, Come convivere fra immigrati e nativi?ultima modifica: 2010-07-28T11:04:02+02:00da mangano1
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